“Croce Rossa o Croce d’Oro?”. La prima copertina di VITA era giusta – .

“Croce Rossa o Croce d’Oro?”. La prima copertina di VITA era giusta – .
“Croce Rossa o Croce d’Oro?”. La prima copertina di VITA era giusta – .

“Croce Rossa o Croce d’Oro?”, questo titolo fu scelto da Riccardo Bonacina, fondatore e poi direttore di VITA per il primo numero dell’allora settimanale del 27 ottobre 1994. Così la sintesi: «Ogni anno riceve mille miliardi dal pubblico enti, ma fa pagare i servizi ai cittadini. Può contare su 40mila splendidi volontari, ma è criticata da tutte le associazioni di volontariato. Sui fronti caldi del mondo brilla per il suo ritardo”. L’inchiesta-verità sulla Croce Rossa Italiana occupava le pagine 4,5,6 e 7. Era firmata da Mirella Pennisi.

In quegli anni, ricordiamolo, la CRI era un ente pubblico. Lo è stato fino al 2012. Quando finalmente il decreto legislativo 28 settembre 2012, n. 178 “Riordino dell’Associazione Italiana della Croce Rossa ai sensi dell’articolo 2 della legge 4 novembre 2010, n. 183 ha cambiato radicalmente l’Associazione Italiana della Croce Rossa, trasformandola da ente pubblico in ente di diritto privato senza scopo di lucro, modificandone così non solo la personalità giuridica ma anche il funzionamento in alcuni settori.

Ma torniamo all’indagine di VITA. L’esordio di Pennisi non mancava di chiarezza fin dal titolo: “Croce Rossa della vergogna? Lo sei perché stai cercando una risposta. E così via, le sei domande chiave:

  1. È vero che prende mille miliardi all’anno dagli enti pubblici? SÌ…
  2. È vero che i viaggi in ambulanza sono a pagamento? SÌ…
  3. È vero che è fuorilegge e gode di privilegi? SÌ…
  4. E’ vero che è sotto inchiesta, ma tutti lo vogliono pubblico? SÌ…
  5. È vero che i 40mila splendidi volontari sono poco impiegati? SÌ…
  6. È vero che la Croce Rossa Italiana è unica al mondo? SÌ…

Ogni domanda introduceva una risposta affermativa argomentata con l’indagine dell’autore. Pennisi ha intervistato anche un dipendente, Paolo Lapponi, che con coraggio ha dichiarato che al Cro “si va avanti a mano” e “il problema sono i vecchi dirigenti”. Le quattro pagine si chiudevano con un documentato focus sulle “bollette nelle tasche delle ambulanze”.

Oggi sappiamo come è andata: la Croce Rossa Italiana è a tutti gli effetti un ente del terzo settore, come la Pubblica Assistenza dell’Anpas e le Misericordie. E costituisce una preziosa riserva di volontariato, impegno civile e scuola di formazione sociale per tanti ragazzi e ragazze. Non si sente più parlare di polemiche e scandali. Insomma: il primo numero di VITA aveva ragione.

 
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