la nostra pietà è morta – AlessioPorcu.it – .

La morte dell’operaio indiano a cui è stato strappato il braccio da una macchina. Con lui è morta la nostra umanità

Le parole hanno un peso. Contengono significato e ispirano conseguenze. È morto Satnam Singh il ragazzo indiano che a Latina”aveva perso un braccio” durante il lavoro nei campi. No. Perché le parole hanno un peso, Satnam non era sbadato, non era uno che perde distrattamente un braccio. Lo ha “mangiato”. una macchina agricola.

Gli è stato portato via e non è stato salvato. Anche quelli per cui lavorava lo consideravano una macchina. Le macchine si sostituiscono a vicenda: cosa fare se si rompono?

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Senza umanità

Costretto a dire “Noi” e tutto il resto è “altriabbiamo perso ciò che ci univa: l’umanità. Il ragazzo, che aveva poco più di 30 anni, morì, cancellato anche dal rispetto per il male e per la fine. Tutto ciò che gli interessa è portare a termine il lavoro rapidamente al minor costo possibile, anche se quel costo minimo è la vita, la vita umana.

Vengo da un mondo in cui il dolore e la tragedia erano al centro della vita e tutti avevamo il dovere di aiutare e mai il diritto di abusare.

Satnam Singh era un ragazzo indiano, venuto qui almeno a vivere. Andato da un posto dove vivere ha meno speranza: è morto senza che ci fermassimo.

Vogliamo pagare meno zucchine e mozzarelle e non ci interessa più se quella in meno è una vita umana. Noi e gli altri, per restare nell’illusione di essere diversi e migliori: stiamo negando la nostra civiltà che è il diritto di tutti ad essere umani.

Forse il ragazzo si sarebbe potuto salvare se… Se ci fossero state persone umane e non “noi” verso gli “altri”.

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