Un posto tranquillo – Giorno 1 – .

Un posto tranquillo – Giorno 1 – .
Un posto tranquillo – Giorno 1 – .

La scansione temporale in numero di giorni, a partire dal giorno dell’invasione aliena, definisce la progressione narrativa della saga. Un tranquillo Ppizzo dal primo film del 2018, iniziato dal giorno 89, in cui la famiglia Abbott ha perso in modo orribile il figlio più piccolo. Siamo poi saltati direttamente al giorno 472, a partire dal quale abbiamo assistito agli eventi culminati in un bellissimo finale al cardiopalma, lasciato volutamente in sospeso, nonostante la consapevolezza di aver finalmente trovato il punto debole delle letali creature cieche, ma con iper- sensibile. In realtà, se parliamo del Giorno 1, lo avevamo già visto nell’incipit di Q.APosto tranquillo 2in cui avevamo assistito all’inizio dell’invasione, proprio nella cittadina della provincia americana dove si era svolta la prima. Risalire all’inizio dell’invasione, quindi, non è affatto una novità per la saga di cui ha diretto i primi due capitoli John Krasinski (anche sceneggiatore insieme ai creatori della storia originale Bryan Woods e Scott Beck), come avevamo avuto un ottimo assaggio nei primi 12 frenetici minuti di AQuiet Place 2. Ciò che cambia in questo terzo capitolo è solo l’ambientazione: dalla campagna si passa alla metropoli per eccellenza, ovvero New York, con i suoi perenni 90 decibel di inquinamento acustico, come rivela la didascalia iniziale. Il problema di questo terzo capitolo prequel è tutto qui: rispetto ai primi due, il meccanismo narrativo non cambia affatto, ma aumenta solo il numero delle vittime, così come la quantità di creature aliene. Non ne avevamo mai viste così tante nei primi due film. Verrebbe da pensare che Cameron abbia aumentato anche il numero di xenomorfi nel sequel di Alien, ma qualsiasi paragone di Domanda di qualitàLuogo tranquillo: primo giorno con uno dei migliori seguiti della storia del cinema farebbe ridere chiunque, compreso lo scrittore.

Ciò che manca in questo nuovo capitolo, dato che tutto si ripete uguale, con i personaggi costretti a restare nel silenzio più assoluto ma, puntualmente, la minima disattenzione provoca il disastro, è un ampliamento della mitologia delle creature aliene, che ancora conosciamo beh poco. In Alieni Cameron si era chiesto da dove provenissero tutte quelle uova intraviste nell’astronave aliena del film cult. Ridley Scott e la sua risposta, brillante nella sua semplicità, fu la Regina Madre, da contrapporre tra l’altro al personaggio di Ripley, che divenne anche madre (almeno indirettamente) in Aliens. In Giorno uno Invece John Krasinski (qui coinvolto solo come autore del soggetto) e Michael Sarnoski (autore della valida icona del Maiale in Gabbia), regista e sceneggiatore, non si sono preoccupati di inventare qualcosa di nuovo e magari di scavare più a fondo nel background delle creature dotate di superudito che, nel loro aspetto, rimandano molto al demo-gorgoni di Stranger Things (ricordiamo che il primo capitolo è uscito nel 2018, quando la Stranger Things-mania era al culmine). Si sono invece limitati a riprodurre pedissequamente il meccanismo narrativo ormai ben oliato dei primi due film, di cui abbiamo parlato prima, senza apportare alcuna modifica: silenzio, tensione, salvezza apparente, rumore inevitabile, fuga e poi, se qualcuno resta vivo, ricominciamo. Ormai la metafora della civiltà assordante, in cui c’è bisogno di silenzio interiore, è stata ampiamente logorata e masticata dai primi due capitoli.

Ciò che in parte salva e tiene a galla Un posto tranquillo: primo giorno sono le interpretazioni, frutto di un casting riuscito, di Lupita Nyong’oe Giuseppe Quinn (guarda caso proveniente dalla quarta stagione del già citato Stranger Things). La vincitrice dell’Oscar per 12 anni schiava si getta anima e corpo nel ruolo di Sam, una malata terminale di cancro che non ha nulla da perdere e vuole mangiare un’ultima pizza in una famosa pizzeria del quartiere di Harlem dove è cresciuta. Impossibile non empatizzare con lei, così come con Eric, il giovane studente di giurisprudenza inglese, a cui il talento di Quinn dona una fragilità e uno spessore umano reali e palpabili. L’empatia che via via si crea tra i due personaggi costituisce l’architettura emotiva su cui si basa tutto Day One. Non dimentichiamoci dello strategico gatto Frodo, vera terza stella del film, la cui interpretazione silenziosa e credibile supera quella di tanti felini cinematografici (Jones di Alien ne sarebbe orgoglioso). Ma purtroppo questo trio di interpreti non basta a riscattare A Quiet Place: Day one, che non aggiunge assolutamente nulla di nuovo, dove avrebbe potuto espandere la mitologia aliena, oltre ad aggiornare il meccanismo narrativo stanco in così tanti modi. Peccato.

 
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