“Ne mancano 300mila. Il lavoro nero è tornato” – .

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“Ne mancano 300mila. Il lavoro nero è tornato” – .

Solo nel Lazio sono 400.000 gli anziani soli. Tanti, tantissimi, hanno bisogno di assistenza. Che, spesso, faticano a trovare o ad avere. E basta fare calcoli e proiezioni, come ha fatto Nuova Collaborazione, l’associazione nazionale dei lavoratori domestici, per capire che se colf e badanti sono 117.500, ammesso che queste due professioni siano utili anche ad altre famiglie della Regione (e non solo, appunto, agli anziani soli), di fatto ne mancherebbero almeno 300.000. E tra queste, il sommerso è altissimo: persone che vanno a lavorare a casa ma non percepiscono i contributi a cui hanno diritto.

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La situazione – sottolinea Nuova Collaborazione – è peggiorata nel periodo post-pandemia perché durante il lockdown si è assistito ad una grande emersione del lavoro irregolare proprio per consentire a colf e badanti di avere i permessi per andare a prestare i loro servizi. Oggi però siamo andati indietro. I numeri provengono da un’elaborazione fatta sui dati Inps sul lavoro a domicilio, suddivisi su base regionale. Nel 2023 nel Lazio i collaboratori domestici erano, come detto, 117.500, in calo del 4,5% rispetto al 2022. Una brusca virata che secondo gli esperti sarebbe dovuta proprio al ritorno alle vecchie abitudini del rapporto di lavoro con “stretta di mano”, anche perché la popolazione invecchia sempre di più e le famiglie hanno sempre più bisogno di persone in grado di aiutare. Il calo si è verificato anche a livello nazionale. Basti pensare che lo scorso anno (sempre secondo l’Osservatorio Inps sul lavoro domestico in Italia) i collaboratori familiari contribuenti erano 833.874, con un calo rispetto al 2022 pari al -7,6%. Un fenomeno che stride però con gli incrementi che si sono visti nel biennio tra il 2020 e il 2021.

«Il lavoratore domestico è diventato centrale nell’organizzazione del lavoro di cura, della casa e della famiglia, lasciato solo nella gestione dei propri cari non autosufficienti, senza politiche di welfare strutturali e durature a sostenerlo, spiega Alfredo Savia, presidente di Nuova Collaborazione – è necessario elaborare programmi specifici e garantire un aiuto fiscale duraturo che, da un lato, metta in luce il lavoro sommerso e, dall’altro, permetta alle famiglie di non essere le uniche responsabili della gestione della casa, della cura per i bambini, i genitori anziani e le persone non autosufficienti”. Per sostenere l’emergere del sommerso, Nuova Collaborazione chiede di includere il mondo dei colf e delle badanti nelle misure del Governo a sostegno delle nuove assunzioni. «Accogliamo con favore la maxi detrazione fiscale, prevista dalla riforma Irpef, approvata dal Governo, il cui decreto attuativo è stato pubblicato sul sito del Dipartimento delle Finanze, che riguarda le assunzioni a tempo indeterminato. Un beneficio importante che rappresenta un passo significativo a sostegno dell’occupazione – commenta Filippo Breccia Fratadocchi, vicepresidente dell’associazione – Non possiamo però non esprimere il nostro rammarico nel vedere, ancora una volta, il settore del lavoro domestico escluso da questo tipo di interventi , nonostante il ruolo fondamentale svolto nella gestione del lavoro di cura della famiglia e nonostante la famiglia stessa rappresenti una piccola impresa. Le famiglie che assumono personale domestico sono a tutti gli effetti datori di lavoro e dovrebbero quindi usufruire delle agevolazioni previste per gli altri settori, almeno quando necessitano di assistenza a persone non autosufficienti”.

© TUTTI I DIRITTI RISERVATI

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Il Messaggero

 
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