una stanza nascosta (con sorpresa) che è un piccolo paradiso – .

Cosa rende una città, una città? La domanda è troppo difficile per un gastronomo, ma azzarderei una risposta: la complessità. Un paese è semplice, una città è un labirinto. Quindi difficile saperlo. Il siciliano Roberto Alajmo ha scritto un libricino molto gustoso dal titolo «Palermo è una cipolla» per parlare della stratificazione della sua casa (sulle cipolle leggi la bellissima poesia di Wisława Szymborska); e cos’è Torino? Un gianduiotto? Direi, meglio, cri-cri, perché nasconde il suo mistero (come le nocciole come i confetti) e perché racchiude innumerevoli sorprese colorate tutt’intorno. Martedì mi sono imbattuta in una di queste e dall’incontro è nata una storia d’amore.

Se fosse stato un appuntamento romantico, sarei arrivato piuttosto tardi: il Il Bar Franco è lì dall’inizio del XX secoloquando era una piola, e la famiglia Franco (sì, è il cognome) la gestisce da sessant’anni; poi c’era il padre della signora che lavora dietro il bancone. Beh, meglio tardi che mai. Il Bar Franco è un gioiello torinese, uno di quelli nascosti lontano dalla folla impazzita del centro. Proprio dietro il Ristorante Ponte Barra, a due passi dalla Trattoria della Posta, si varca una porticina ed si entra in un paradiso segreto. La sala bar è vecchio stile ma curata, con le conserve alle pareti, gli scaffali con le bottiglie, soprattutto le vetrine che offrono una teoria di sandwiches, tramezzini, tarts, brioches che potrebbe vincere la sfida con i bar di via Roma. Ma niente di eccezionale, eh: tutto raffinato ma vero, solo amore per le cose fatte bene.

Ci sono i classici – tonno e carciofi, pomodori verdi e tonno, salame crudo, bresaola e robiola – ma con il nostro amico Andrea scegliamo quello che amiamo di più: panini con frittata verde, con burro e acciughe, con peperoni e acciughe. A questi si aggiunge una lavagna che propone piatti del giorno semplici ma intriganti, tra i quali scegliamo un pastrami di salmone (ovvero filetto marinato nel succo d’acero, speziato e affumicato). Ma il bello deve venire: dopo aver superato le due salette in cui i clienti chiacchierano placidamente, si raggiunge a piccola terrazza in mezzo al verde, con vista – non sembra vero – su un ruscello e sul bosco delle colline. Seduti ai tavoli si sente lo scorrere dell’acqua, il fruscio dei rami, il cinguettio degli uccelli. È così bello che si festeggia con un buon crème-caramel. E ci si gode un posto diverso da tutti gli altri, una specie di dimensione parallela. Anche questa è la bellezza della città: che può farti credere di essere in campagna.

Bar Franco
Strada comunale di Mongreno 4 011 898 0061
Votazione: ***

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