TARANTO – I segretari generali di Fim, Fiom e Uilm hanno inviato alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al sottosegretario Mantovano e ai ministri Urso, Giorgetti, Fitto e Calderone una richiesta di incontro urgente «per il peggioramento delle condizioni sociali e industriali in assenza di una prospettiva di rilancio duratura» sull’Ex Ilva.
Lo rendono noto le sigle sindacali.
“Ribadiamo con chiarezza che per Usb il punto di partenza per ogni confronto sui numeri, parte dal piano industriale e dalle massime tutele per i lavoratori”. Lo affermano Francesco Rizzo e Sasha Colautti dell’Esecutivo confederale Usb a poche ore dalla riunione convocata al Ministero del Lavoro per l’esame congiunto della richiesta di cassa integrazione per i 5.200 lavoratori di Acciaierie d’Italia in quanto presentata dall’azienda il 20 giugno.
«Siamo alla vigilia di un dibattito – ha sottolineato – in cui dovremmo davvero affrontare, attraverso un dialogo franco, il tema del numero insostenibile di lavoratori per i quali viene chiesta la cassa integrazione. Vale la pena ricordare che, a Taranto come nel capoluogo ligure, la forza lavoro supera il 50%. Il timore è che invece le organizzazioni sindacali, anch’esse chiamate al tavolo, vengano semplicemente invitate a ricevere comunicazioni relative a decisioni già prese”.
Per Rizzo e Colautti «se così fosse, l’incontro di domani dimostrerebbe che si fanno delle scelte senza un vero confronto con chi rappresenta i lavoratori, e questo significa che il costo di quello che, a questo punto, è uno pseudo-rilancio, ricadrebbe sui lavoratori”.
Se, concludono, “pensiamo di rilanciare la compagnia lasciando a casa 5.000 persone, significa che il governo non ha idea del peso sociale ed economico di questa scelta, che genererebbe sicuramente un disastro peggiore di quello di Alitalia”.
