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la destra unita vince – .

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Il Primo Ministro: Tentativi di demonizzare e mettere all’angolo le persone che non votano per la sinistra

La destra unita può vincere, anche in Francia. Anche se persistono i tentativi di “demonizzare e mettere all’angolo chi non vota per la sinistra”, che si vedono oltralpe come in Italia. Pur avendo più volte ripetuto di non amare “chi entra a forza nelle elezioni dei Paesi alleati”, e affermando di “trattare sempre con rispetto le dinamiche politiche ed elettorali delle altre nazioni”, Giorgia Meloni non nasconde la sua soddisfazione per l’esito del primo turno delle legislative francesi.

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Un passo che potrebbe portare la destra al governo anche a Parigi, indebolendo inevitabilmente, come non mancano di sottolineare i suoi sostenitori, il mai amato Emmanuel Macron. Il premier, con una dichiarazione estemporanea, si congratula con il Rassemblement National (avrebbe potuto farlo di persona anche con la sua leader, Marine Le Pen) e con “i suoi alleati” per la “chiara affermazione” al primo turno delle elezioni legislative francesi.

Forza Italia and Lega

E se il suo vicepremier, Antonio Tajani, più cauto, guarda alla “stabilità” di cui l’Europa ha bisogno e si dice pronto “a collaborare con qualsiasi governo scelto dai cittadini francesi”, l’altro deputato, Matteo Salvini, tifa per l’alleato di Bruxelles e bolla come “folle” l’allarme “estremismo” di fronte a un movimento che non è altro che “alternativa alla sinistra”. Le parole del leghista sono per una volta molto simili a quelle del leader di Fdi, che guida anche un’altra famiglia europea, quella dei conservatori. Che potrebbe subire delle perdite se si formasse il nuovo gruppo di “patrioti” benedetto da Salvini.

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La destra nell’Unione Europea

Anche per il riassetto dell’eurodestra bisognerà attendere il ballottaggio francese – ID ha rinviato a lunedì prossimo la formazione del gruppo – che inciderà, è convinzione dei meloniani, anche sulla partita che il leader sta giocando a Bruxelles, per la formazione della nuova commissione. Nel mirino c’è sempre Macron, che insieme a Olaf Scholz ha chiuso l’accordo sul bis di von der Leyen senza coinvolgere l’Italia e il suo leader: “L’aumento dei voti a destra, anche rispetto alle recenti elezioni europee, va letto anche come una sonora bocciatura delle scelte che, con arroganza, si stanno facendo in Europa”, sottolinea il capogruppo alla Camera Tommaso Foti senza citare esplicitamente l’inquilino dell’Eliseo.

“Un altro colpo a Macron da parte dei francesi”, dice invece senza mezzi termini il capodelegazione Fdi al Pe, Carlo Fidanza, mentre il copresidente del gruppo Ecr Nicola Procaccini non nasconde “speranza e ottimismo” dopo la “grande affermazione dell’Unione tra Le Pen, Marechal e Ciotti”. Un concetto che riecheggia l’analisi che Meloni farà di lì a poco, sottolineando che “per la prima volta il partito di Le Pen ha avuto alleati già dal primo turno e per la prima volta mi sembra che anche i Républicain siano orientati a non partecipare al cosiddetto fronte repubblicano”.

Resta da capire quale impatto potrebbe avere un’eventuale vittoria – con relativa coabitazione – della destra in Francia sulla trattativa per le posizioni di commissario a Bruxelles. Strettamente legata anche al voto del Parlamento europeo, che il 18 luglio sarà chiamato a confermare (o meno) la scelta di un secondo mandato per il presidente uscente. Non è passato inosservato a Roma il primo incontro di von der Leyen con i Verdi, che hanno subito ribadito il loro “mai con Ecr”, mentre Forza Italia – ospitata nel Ppe – insiste invece, con Tajani, sulla necessità di un’apertura ai conservatori. E ribadisce che c’è “totale incompatibilità politica e programmatica” con i Verdi.

 
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