“Due imbecilli ci hanno creduto. Oggi non parlo più con Rota»- Corriere.it – .

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Di Renato Franco

Il musicista gestisce ora un’etichetta discografica: «Tre anni fantastici poi il buio. Eravamo migliori amici. Il risveglio mi ha salvato”.

Stefano Righi e Stefano Rota. Quindi due sconosciuti, ma famosissimi come Johnson e Michael Righeira, la coppia che con due canzoni è rimasta scolpita nell’età del bronzo della musica pop. Da “Vamos a la playa” a “L’estate sta finendo”, un’eterna parabola durata solo due stagioni. Al liceo a Torino, Stefano più Stefano sono in classe insieme, diventano amici da una vita, ma oggi non si parlano più. «Ex punk, ora venduto» è la scritta denigratoria che campeggiava su un muro e che ha fatto diventare una raccolta musicale: Johnson Righeira62 anni, oggi ha una sua etichetta, la Kottolengo Incisioni & Vini. Musica e vino, un’altra coppia evergreen.

Eravate al liceo insieme…

“Sono finito in classe con lui al mio primo fallimento e ci siamo legati all’istante, ci siamo legati all’istante. La musica era il collante”.

“Tutti e due. Abbiamo anche fallito insieme. O meglio, Michael ha abbandonato la quarta elementare due volte. Cambiò e andò alla magistrale nel tentativo di essere ammesso direttamente all’ultimo anno ma accadde l’imponderabile e in pratica fu retrocesso al terzo anno di liceo: credo sia l’unico al mondo a cui qualcosa del genere questo è successo».

Come si va da Righi a Righeira?

“Ero in prima elementare, non conoscevo ancora Michael. Avevamo un insegnante di 68 anni che ci faceva giocare solo a calcio e per gioco cambiavamo cognome alla brasiliana. Come nome invece avevo cercato qualcosa di assonante con Hamilton Bohannon, una delle figure chiave della disco music, un mio idolo. Nella mia mente Johnson Righeira doveva essere originario dell’Italia, le prime biografie affermavano che ero stato rapito dagli alieni per poi riapparire misteriosamente anni dopo; Sognavo le palme, avevo in testa un immaginario tropicale ma anche tecnologico».

Le immagini di «Vamos a la playa», anno 1983…

«Quella canzone è a tutti gli effetti l’evoluzione delle prime cose che ho scritto, ispirato agli anni ’60, da autarchico e futurista come mi sentivo. Vamos a la playa era sì una canzone da spiaggia ma post-atomica, immaginava uno scenario apocalittico fatto di bombe, radiazioni, mare contaminato. I fratelli La Bionda sono diventati i nostri produttori, ci hanno preso sotto la loro ala e hanno intuito le potenzialità della canzone. Ma la mia versione era molto più cupa, new wave, molto cupa, l’idea era il contrasto tra l’andare al mare e lo scoppio delle bombe; lo resero molto più luminoso, tanto che del testo non se ne parlò per molti anni, nessuno ci fece caso, fu oscurato dalla melodia».

Un successo travolgente, ma intanto stavi facendo il servizio militare.

«In effetti è un successo che non ci è piaciuto. Effettivamente è stato psicologicamente devastante perché eravamo primi in classifica ma dovevamo restare in caserma. Ho usato le licenze per andare a ospitare anteprime in TV. A metà estate, con il pezzo in testa alla hit, sono scattato e sono stato mandato in neuro per prendersi la classica convalescenza da una crisi depressiva. Li identifico come una porta scorrevole nella mia vita perché all’inizio mi hanno rimandato in caserma; in corridoio, però, ho fermato lo psicologo civile: gli ho chiesto se conosceva Vamos a la playa e gli ho detto che mi servivano 20 giorni per prepararmi alla finale del Festivalbar. Arrivò un capitano e mi fece un gran pippone sul fatto che il militare era una cosa seria. Ma mi ha dato i 20 giorni. E ho capito che qualcosa era cambiato».

«L’estate sta finendo» (1985) è stato pubblicato prima dell’estate, un controsenso…

«In effetti la casa discografica era preoccupata, temeva che la gente prendesse male questa incoerenza, ma a settembre non poteva uscire un pezzo estivo! È andata bene perché poi abbiamo vinto il Festivalbar».

Come hai vissuto questo improvviso schiaffo di popolarità?

«Con estrema sconsideratezza: sono passato dal non avere una lira al poter prendere aerei e taxi senza pensarci, potevo scegliere gli alberghi più belli, abitavo in residence. Ho sprecato un sacco di soldi”.

“Non ne ho la minima idea, anche perché non so nemmeno quanto ho guadagnato”

Tre anni fantastici e poi?

«Sanremo 1986 è stato brutalmente il nostro canto del cigno, siamo arrivati ​​tra gli ultimi. Lì ci siamo trovati spiazzati, non eravamo abituati. Avevamo creato la fama di chi sfornava tormentoni, da noi se lo aspettavano, ma noi eravamo interpreti e situazionisti più che musicisti. Avevamo idee deliranti e pressioni non facili da gestire. Siamo entrati in un vortice negativo che gradualmente ci ha fatto lasciare andare».

Dal boom alla normalità, come l’hai vissuta?

«Con la stessa incoscienza e serenità. Non sono mai stato con le mani in mano, poi è arrivato il revival anni ’80 e con esso la consapevolezza di aver segnato un periodo storico della musica pop italiana».

«All’inizio eravamo snobbati, considerati due imbecilli sia come caratteri che musicalmente. I critici musicali ci hanno colpito e io ho sofferto molto, questa cosa mi ha dato molto fastidio. Non voglio sembrare presuntuoso ma eravamo avanti».

Nel 1993 sei stato arrestato, insieme ad altre 37 persone, per spaccio di droga. Sei rimasto in carcere per 5 mesi, per poi essere completamente assolto.

«Sono stato messo in mezzo perché la solita notizia locale che avevano arrestato qualche pusher, con il mio nome è diventata di rilevanza nazionale. Mi è crollato il mondo addosso, ho passato cinque mesi di merda in cui ho temuto che potessero condannarmi. Ho visto tutto nero.

Gli anni Novanta sono segnati da separazioni e ricongiungimenti. La chiusura definitiva del Righeiras è nel 2016.

«Con Stefano c’è stato un progressivo allontanamento culminato in un litigio che ha sancito la separazione. Ho continuato a fare serate da solo e da tempo non ci sentiamo».

«Uno scazzo dovuto a un progressivo aumento delle incompatibilità, niente di specifico, ma non ci sopportavamo più».

14 gennaio 2023 (modifica il 14 gennaio 2023 | 07:27)

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