Il coraggio di Pina contro il gregge, ma ha ricevuto la vera sentenza – .

Il coraggio di Pina contro il gregge, ma ha ricevuto la vera sentenza – .
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Pina Siracusa aveva 21 anni quando venne selvaggiamente violentata dai 15 ragazzi di Mazzarino, era il lunedì di Pasquetta del 1988. All’epoca non esisteva Internet e nemmeno PornoHub. I giovani non si sono persi nelle storie su Instagram. Su di lei, però, è stato compiuto un rito gregge, identico a quello delle violenze sessuali di gruppo che ha invaso le cronache degli ultimi giorni.

Quel giorno Pina era stata invitata a fare un picnic da due sue ex compagne di scuola, le avevano detto che ci sarebbero state anche le loro figlie. Si fidava, solo quando finirono in una cascina tutto fu chiaro.

Iniziò la macelleria, si unirono altri ragazzi, tutti la violentarono più volte, ne arrivarono altri ancora. Alla fine sembrava una ressa, tanto che hanno deciso di cambiare location e il gruppo si è trasferito in un altro cottage, portandola con sé ormai priva di sensi. In paese cominciò a spargersi la voce, cominciò un viavai di motorini. Quelli che avevano già partecipato corsero a chiamare altri amici e vennero come si va ad una festa. Alla fine della giornata, 15 di loro hanno violentato Pina, di cui 11 minorenni. La sera gli anziani la riportarono nella tuguria dove viveva con i suoi genitori e la sorella. La sua pina era così malconcia e insanguinata che hanno raccontato ai suoi familiari di averla trovata per strada così malconcia che forse era stata investita da qualcuno che poi era fuggito.

Quando Pina ha ripreso conoscenza ha raccontato la verità ai genitori, poi è andata dai Carabinieri e ha denunciato tutti, facendo nomi e cognomi. Mazzarino era diviso: molti dicevano che era lei la cattiva e i ragazzi, che provenivano tutti da famiglie rispettabili, si erano divertiti solo con una donna adulta e consapevole di sé. Il sindaco Rocco Anzaldi del PC ha invece preso le difese di Pina e ha richiamato l’attenzione nazionale sul caso.

Sono andato a Mazzarino a cercare Pina, mi hanno indicato la casa che era abbastanza fuori del paese. Più che una casa era una grotta sulla quale era stato sommariamente costruito un muro. La porta era l’unica presa d’aria e dentro viveva tutta la famiglia, insieme all’asino che giaceva su un letto di paglia. La ragazza era bella, forse la più bella del paese ma era anche la più povera. Due circostanze che la resero la vittima perfetta di un cerimoniale barbarico, forse propiziatorio all’educazione virile dei maschi più giovani.

Abbiamo parlato un po’, lei pensava ancora come un’adolescente, in quella casa il tempo si era fermato. Mi disse che le signore che erano venute l’avrebbero portata con loro a Roma, lontano da quel paese. Mi ha confessato che le piacerebbe lavorare nella moda.

Non c’erano telecamere, vite in diretta, l’attenzione mediatica rispetto ad oggi era inesistente. Si seminava il panico tra gli abitanti del villaggio Elvira Banotti, storica attivista femminista, vestita con un lungo abito di pizzo nero e con un cappello da uomo in testa. Ha osato entrare nel sancta sanctorum del barbiere, tra maschi pietrificati e riviste sporche si è seduta e si è fatta lavare. A parte il sindaco e le donne dell’UDI, che erano venute a portare Pina a Palermo, la voce costante che mi veniva detta era: “La verità è che è stata lei a violentarle!”. Questa, tra l’altro, era la tesi dell’imputato; i 15 non fecero altro che soddisfare le richieste della donna.

Tutta Mazzarino parlava di “Pina la babba”, la chiamavano cretina solo perché era una donna semplice e spaventata, o forse anche per delegittimare la sua denuncia. La sezione locale del PSI si era espressa con un manifesto contro il sindaco: «indignazione nei confronti della stampa, dei politici e dei mass media, che hanno contribuito a criminalizzare Mazzarino e i suoi giovani. Comprensione e solidarietà verso quelle famiglie che involontariamente si ritrovano coinvolte in questa incresciosa vicenda”.

I bravi giovani, però, furono tutti arrestati e processati. Il giorno della sentenza Pina era in aula, qualcuno riuscì a farle dichiarare di voler perdonare tutti. Gli stupratori hanno accolto la condanna a cinque anni di prigione con isteria, piangendo e urlando. Le pene sono state poi ridotte dalla Corte d’Appello di Caltanissetta. Ricordiamo che all’epoca dello stupro di Pina, lo stupro era ancora un reato contro la morale e non contro la sua persona, fino all’arrivo della legge 66 nel 1996, dopo quasi vent’anni di tentennamenti.

Di Pina si parlò ancora nel 1991, quando parteciperà a Miss Italia per essere nominata “Miss Coraggio”. La sua terribile storia è stata vista come punto di attrazione per l’evento. Per questo venne ripudiata da tutti, familiari compresi. Prova a giustificarsi: «Mi avevano assicurato lavoro e assistenza, ma non avevo niente e sono stata dimenticata da tutti, tranne che dal mio Paese dove nessuno mi perdona per “aver condannato ingiustamente 15 ragazzi”. Adesso sono io che voglio farmi notare nella speranza di lasciare Mazzarino».

L’unica foto di Pina Siracusa che si trova in rete la ritrae un po’ triste, con indosso la fascia e il costume da bagno con lo sponsor.

 
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