il prossimo consiglio di amministrazione rischia di essere composto da soli uomini. Salvini cerca presidente “garanzia” – .

il prossimo consiglio di amministrazione rischia di essere composto da soli uomini. Salvini cerca presidente “garanzia” – .
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Una battaglia di sinistra, questa: il prossimo consiglio d’amministrazione della Rai assomiglia allo spogliatoio del rugby di Paolo Corsini, il direttore di Rai Insight, il capo pacificatore della Meloni. I candidati in competizione sono uomini, la Lega vuole uomini, il M5s uomini, i dipendenti Rai uomini, e il Pd cosa fa? Il Pd ha anche candidati uomini, della zona. A dirla tutta, il Pd intende praticare l’Aventino, non indicarne nessuno. Chi prenderà il posto che lascia il Pd? Un uomo. Salvini ci ha già messo il naso e chiede un “presidente di garanzia”. Anche l’amministratore delegato Sergio e l’amministratore delegato Rossi sono uomini che si parlano tramite collegamenti video. Va bene che il pareggio della Meloni non vada a “quota”, ma Elly Schlein ci rinuncia? La Rai non si oppone al vento? Profumi di patriarcato, il Pd impreparato.

A FdI, gli specialisti che si occupano della Rai spiegano: «È vero che la legge prevede il rispetto delle quote di genere per il consiglio di amministrazione Rai, 40 per cento donne, ma è indicativo, il meccanismo non tutela le quote rosa ”. Pubblicate le liste degli ammessi alla corsa al consiglio di amministrazione della Rai. Il voto si discute a fine maggio, l’ultima settimana, e nemmeno i parlamentari sono sicuri di farcela. Ci sono pochissimi giorni per provare. Ci sono le elezioni europee e il Parlamento interrompe i suoi lavori. Bisognerà scegliere dall’elenco pubblicato da Camera e Senato e il cda Rai non ha intenzione di diventare “rosa”. Il ruolo “congelato” è quello di Simona Agnes, indicata da Forza Italia, con la citazione di Gianni Letta, come futuro presidente della Rai. Solo che la Lega è la Lega. Il “ciuccio due” del caso Scurati, Giovanni Alibrandi, deputato di Corsini, è leghista. Salvini, in Rai, flirta più con Conte (al posto di Serena Bortone sogna già Peter Gomez) che con Tajani, e Salvini, a Tajani, vuole togliere la presidenza con il pretesto della “garanzia”. Tre nomi di garanzia sono: Giovanni Minoli, Antonio Di Bella. Nino Rizzo Nervo. La Lega, furba: “È chiaro che serve un presidente di garanzia”. E come garanzia non pensano ad Agnese anche perché, al momento, l’unica garanzia è che tra l’amministratore delegato Sergio, l’esorcista delegato, e l’amministratore delegato Rossi, l’infermiere generale, c’è lo stesso feeling che corre tra Conte e Schlein. Il consiglio di amministrazione Rai di ieri era lo stesso dei testi teatrali di Yasmina Reza: sciocchezze, incomunicabilità. Ancora una volta i duellanti erano “a distanza” e la connessione era instabile, nemmeno se fosse l’Italia a chiamare dal Tukmenistan. Sergio, che ha in mano l’“indagine” su Corsini (dovrebbe concluderla la prossima settimana) ha risposto alla consigliera Pd, Francesca Bria, dicendo “che in Rai tutti possono parlare, nessuna censura”. L’altro Rossi, che era in ufficio, lo ascoltava, taceva, ma avrebbe voluto dargli fuoco alla pipa. In videoconferenza era presente anche la presidente della Rai, Marinella Soldi. Chi continuerà le loro battaglie? Uguaglianza, quote? Ecco, ecco, sarebbe il momento del Pd. FdI può scegliere Federica Frangi o Ida Nicotra nel consiglio di amministrazione. La Lega può sempre votare per Federica Zanella (lei siede nel consiglio di amministrazione di Trenitalia) anche se ha promesso quello posto al direttore della Tgr, Casarin. Tra i candidati della Lega c’è anche Antonio Marano. I candidati per i dipendenti Rai sono due uomini e una donna (Alessandra Clementini, che è un’infiltrata di FdI, visto che è segretaria del Pd di Monterotondo) ma uno degli uomini, quello uscente, resta il favorito. Non comparirà più la consigliera Pd Bria, ma niente sulle donne dell’area Pd. Sono tutti uomini di sinistra che da almeno trent’anni vivono di politica, Rai, sindacati, giornali come Stefano Menichini, ex capo ufficio stampa della Camera (era Boldrini) Roberto Natale (ex portavoce della Boldrini) Rizzo Nervo, ex direttore del Tg3, Di Bella, altro ex direttore del Tg3. Il Pd è troppo impegnato a rispondere all’offensiva del M5s. Stefano Graziano, capogruppo di vigilanza, ha chiesto di audire Corsini e Serena Bortone, ma Dario Carotenuto, capogruppo M5s, dice che «se partiamo da Bortone dovremmo audire tutti i conduttori». Sa molto di aiutare il pacificatore Corsini perché il M5s punta a cacciare dalla Rai ciò che resta del Pd. Il Pd vuole cacciare la destra Rai ma come pensa di farlo? Non votando per nessuno nel consiglio di amministrazione, anzi, no. Magari, di nascosto, alla fine, si potrà votare Rizzo Nervo (nel partito: “Elly fa pace con Gentiloni perché Rizzo Nervo è Gentiloni”) ma Di Bella è anche un nome (il Pd, gli hanno detto i deputati: “Candidati”, ma il clan Celentano di Schlein non sapeva nulla della candidatura). Poi resta Natale, che però è più quotato dall’Avs che dal Pd. È uguale ad una squadra di calcio, perché, si sa, il rugby è una giusta passione. Il Pd ha ascoltato Vespa, che ha invitato solo uomini a parlare di aborto, ma i candidati Rai di sinistra sono tutti uomini. La soluzione del Pd per rispondere allo strapotere della Meloni in Rai è “non indichiamo nessuno”, ma qualcuno di sinistra andrà comunque, e sarà un uomo, nel partito che si batte per i diritti e le quote di genere. È patriarcato o ci sono dei ciucci anche a sinistra?

Tag: Rai patriarcato cda amministratori rischi uomini Salvini cerca garanzie presidente

 
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