Immaginare un mondo con Trump e Le Pen al governo – .

Immaginare un mondo con Trump e Le Pen al governo – .
Immaginare un mondo con Trump e Le Pen al governo – .

Che mondo sarà quello in cui Donald Trump martella la Casa Bianca e la destra francese di Marine Le Pen assedia l’Eliseo dopo aver conquistato il Parlamento? Sarà certamente un mondo in cui lo Stato dovrà ripensare se stesso.

Paradossalmente, l’avvento delle forze più rigidamente autoritarie rischia di produrre il disordine più grande sulla scena mondiale.

Il delicato equilibrio del federalismo statunitense verrà definitivamente sconvolto dall’arrivo degli eserciti di Trump sul Mall di Washington. Lo Stato è il problema, non la soluzione, lo slogan dell’anarco-conservatorismo diventerà la bandiera degli stati del sud che chiederanno al loro campione diventato presidente di praticare la nuova strategia delle privatizzazioni galoppanti. Ma questo innescherà uno scontro frontale su temi chiave, come l’ambiente, l’energia, l’immigrazione e soprattutto sulle relazioni internazionali, con lo sganciamento della superpotenza statunitense dalla piattaforma atlantica e un nuovo gentlemen’s agreement con Mosca.

I legami tra le diverse aree del Paese potrebbero andare in crisi, con il potere centrale che troverebbe una convergenza senza precedenti con le forze più autonomiste, come i leader di stati come il Texas o l’Alabama. La strategia americana si dividerebbe in una politica autonomista delle classi medio-basse degli stati di Trump, e invece la bussola del cosiddetto stato profondo che manterrebbe l’armonia con le forze finanziarie del Nord. Una nuova guerra di secessione che questa volta vedrebbe all’attacco le componenti più reazionarie, con l’obiettivo di liberare le componenti più simili in tutto l’Occidente per dare un colpo irreversibile alle conquiste sociali del secolo scorso.

La Francia sarebbe un interlocutore naturale, insieme all’Italia di Giorgia Meloni, in attesa della svolta a destra del gigante tedesco. Uno scenario da brivido che ci farebbe ricordare con tenera nostalgia le proteste contro l’imperialismo a stelle e strisce di qualche decennio fa. La sinistra si troverebbe completamente slegata da questa dinamica. La base popolare di queste svolte reazionarie, dove sono proprio le classi più legate alla produzione materiale a chiedere protezioni anti-globalizzazione ma anche lontananze da uno Stato ingombrante, spiazza completamente il fronte dei partiti eredi del movimento operaio.

L’imbarazzo con cui è stata seguita la campagna elettorale americana, in cui l’opposizione a un potere americano visto come unitario e omogeneo risuonava ancora nella cultura radicale, in cui Donald Trump era solo il poliziotto cattivo rispetto a quello buono incarnato da Joe Biden, mostra l’incapacità di cogliere i cambiamenti nelle dinamiche politiche.

La mancanza di massa critica a sinistra, nella transizione tra la vecchia area di consenso – il mondo del lavoro e l’intellettualità letteraria, spostata a destra – completamente dispersa e l’incapacità di trovare nuovi riferimenti nelle componenti professionali della sfera digitale, lascia la sinistra completamente impotente. La difficoltà di creare alleanze e dare forma a piattaforme di governo, come vediamo in Italia, e in Francia, ma anche in Germania e nella stessa Spagna, dove si sta logorando la ridotta maggioranza di Pedro Sanchez, annuncia un secolo in cui lo schieramento progressista sarà completamente silenzioso di fronte allo scontro tra due partiti di destra, il radicale e il liberale.

Un quadro in cui il centro moderato, che la vecchia scuola elettorale vedeva con il pendolo conquistare, sembra completamente prosciugato. La geografia delle consultazioni di queste ultime tornate in tutto l’Occidente vede una mappa praticamente omogenea: le grandi città, con i centri storici gonfi di pensionati e percettori di redditi pubblici, a sinistra, mentre le campagne e le periferie, dove si gioca la partita tra dinamiche globalizzanti e forze tecnologiche che protestano gettandosi a destra. Il buco nero che sbilancia la partita è l’assenza di un protagonismo politico ed elettorale di una vasta area di attività e professioni digitali assenti dalla scena elettorale. In quella scacchiera di nuove forze c’è l’unica risorsa che potrebbe dare spazio a una sinistra del XXI secolo, dove la forma partito è sensibile alle ambizioni di partecipazione deliberativa cui i millennials sono oggi abituati.

In sostanza ci ritroviamo con un’ala destra al governo e un cantiere aperto su Stato e partiti da riprogettare. Senza una sinistra che possa incidere. La situazione è davvero confusa e, a differenza di quanto affermato dal presidente Mao, le prospettive non appaiono affatto positive.

 
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