La minaccia glaciale, recensione del film – .

La minaccia glaciale, recensione del film – .
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la nostalgia di un’epoca è la vera cifra stilistica del cinema contemporaneo, almeno nel settore commerciale statunitense. O si parla del presente in modo autobiografico (accade nelle librerie con l’autofiction e al cinema con la diffusione delle “storie vere”) oppure si guarda al passato con sguardo acritico, quando non si indossano gli occhiali dalle lenti rosa di nostalgia.

L’ossessione per i franchise degli anni ’80 e ’90 in particolare, come nel caso di quest’ultimo titolo che si aggiunge alle fila della saga di Ghostbusters, suggerisce almeno un paio di cose sui sentimenti che oggi animano chi fa film e chi va a vederli nelle sale. Da parte di chi scrive, produce e dirige sembra esserci un’incapacità o almeno una refrattarietà ad affrontare il presente. L’oggi, il qui e ora, viene opportunamente commentato attraverso la lente del passato (vedi gli italianissimi film C’è Ancora Domani di Paola Cortellesi e Zamora di Neri Marcoré). Questa predisposizione sembra riflettere anche i gusti di un pubblico che sancisce sempre con il portafoglio la vittoria del passato sul presente, del già visto sull’originale.

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Quindi, poiché le opere di finzione e le idee originali diventano sempre più rare nella nostra vita cinematografica (almeno per quanto riguarda l’intrattenimento commerciale), ci troviamo di fronte a film come Ghostbusters: Ice Menace di Gil Kenan. Tre anni dopo Ghostbusters: Legacy (un film uscito e subito dimenticato) ecco che arriva il quinto titolo mai prodotto sotto l’egida di questo franchise, sequel di una sorta di sequel in cui ritroviamo i personaggi dei film originali invecchiati, che passano il testimone a una nuova generazione di protagonisti, alcuni dei quali imparentati con il leggendario quartetto originale dei Ghostbusters.

Ritorno a New York, con nostalgia

Dopo l’inizio in Oklahoma, la saga ritorna nella sua casa naturale: New York. La famiglia Spengler si trasferisce nell’ex caserma dei pompieri divenne la casa degli Acchiappafantasmi negli anni ’80, iniziando a lavorare per le strade della Grande Mela, con risultati altalenanti.

Phoebe (Mckenna Grace) è in panchina a causa della sua giovane età, mentre il sindaco della metropoli cerca di spegnere gli acchiappafantasmi adducendo come scusa i numerosi danni agli edifici e alle persone che i loro interventi provocano. Quando però la solita entità spirituale cercherà di forzare le millenarie sbarre della prigione sciamanica in cui è rinchiusa, rievocando la glaciazione del titolo sul mondo, ovviamente saranno gli Spengler e i loro amici ad affrontarla. .

Un cast promettente, ma con niente da fare

Ciò che rende la visione di Ghostbusters: Ice Menace davvero scoraggiante non è il film in sé. Il film avrebbe delle frecce serie nella sua faretra, a cominciare da quartetto di nuovi protagonisti.

Paul Radd funziona alla grande come outsider e ha il volto e il carisma giusti per essere credibile come uno dei nomi che verrebbero scelti oggi per girare un film come Ghostbusters, se, come già spiegato, qualcuno si prendesse ancora rischi di questo tipo. Carrie Coon si conferma una delle attrici più sottovalutate da Hollywood, perfetto sia in contesti drammatici che comici, come nel caso di questo ruolo. Callie Spengler è un’ex madre single che, anche in coppia, non perde la sua vena di sarcasmo. I giovanissimi Mckenna Grazia e Finn Wolfhard sul set si muovono come veterani, sono bravissimi e riescono a non rendere insopportabili due personaggi alle prese con disturbi e manie adolescenziali che da adulti risultano sempre un po’ stucchevoli.

Tuttavia a nessuno di loro viene dato nulla di veramente interessante da fare, perché il film non ha idee originali o davvero forti da presentare al suo pubblico. L’entità malvagia contro cui combatteranno è genericamente sconfortante, la trama preferisce ripescare contrasti e situazioni dei due film precedenti, purtroppo, piuttosto che creare propri tormentoni e colpi di scena memorabili. Inoltre, Ghostbusters: Ice Age Menace è in vantaggio una lista molto lunga di cameo – umani e fantasmi – da spuntare e non esita a interrompere brutalmente lo sviluppo della storia per adempiere a questo compito.

Quindi ci ritroviamo i sopravvissuti e gli interpreti rianimati dei primi Acchiappafantasmi un po’ invecchiati, mostri sacri del pantheon degli anni ’80 che scherzano su come non sono più giovani come una volta, ma sono comunque fantastici, eh! La sceneggiatura decide di lasciarli in disparte perché non è molto credibile che siano loro a correre per le strade di New York inseguendo demoni e spiriti. Anche perché dopo il minuto necessario a far riconoscere al pubblico chi è chi e fargli pensare “ah, guarda, quanto è invecchiato! Ma è comunque intelligente!” nemmeno il film sa davvero cosa fare con loro.

A Ghostbusters: Glacial Menace non mancano i mezzi né un cast di qualità: mancano le idee, l’entusiasmo, lo stimolo a fare qualcosa oltre il minimo indispensabile per sopravvivere. Sono disposto a scommettere che lo dimenticheremo altrettanto velocemente del suo predecessore.

 
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