dalla Resistenza all’impegno politico e sociale. Il documentario sull’avvocato partigiano – .

dalla Resistenza all’impegno politico e sociale. Il documentario sull’avvocato partigiano – .
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Bruno E Daniele Segre avevano lo stesso cognome, ma non erano imparentati. Bruno era partigianogiornalista, avvocato E politico. Daniele era uno dei maestri del vero cinema italiano. Oggi entrambi non ci sono più. Sono morti a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro all’inizio di quest’anno. Ma dalle conversazioni filmate tra i due è nata una nuova storia documentario che sarà presentato in anteprima nazionale al cinema Massimo di Torino il 25 aprile: “Bruno Segre – l’uomo che non si arrende”. Un’opera che ripercorre i 105 anni di vita dell’avvocato Segre, la cui storia personale si intreccia con le tappe più importanti del Novecento italiano. Dalla Resistenza alle battaglie per l’obiezione di coscienza e per il divorzio.

Bruno Segre non si è mai arreso. Fin da giovane, quando gli fu vietato di esercitare la professione di avvocato a causa di leggi razziali. A quei tempi, come amava dire, quando vide la scritta “Viva il Re” aggiunse una O per comporre la scritta “Viva il Reo” in segno di protesta. Era arrestato dai fascisti ma è scappato e si è unito al Resistenza sulle montagne piemontesi. Nome di battaglia: Elio. Dopo la Liberazione poté finalmente esercitare la professione di avvocato. Una delle sue prime prove lo vide al suo fianco Pietro Pinna, il primo obiettore di coscienza italiano. E poi la battaglia per il divorzio negli anni Settanta quando noleggiò un piccolo aereo per lanciare dall’alto cinquantamila volantini con la scritta: “Il divorzio non viene dal cielo, ma dalla legge dell’On. Fortuna”.

Battaglie diverse ma accomunate dal “fresco profumo di libertà” come l’avvocato seguito dalla macchina da presa del regista fino al gennaio 2024, quando nel giro di pochi giorni entrambi scomparvero. E così il film è stato completato da suo figlio Emanuele Segre e da Alessandro Bernardo, della società torinese I Cammelli, con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte – Piemonte Doc Film Fund. Un’opera postuma che fa parte di quel cinema della realtà che Daniele Segre ha creato nel corso della sua vita. “Incontrare e parlare di Bruno Segre è stato per me un grande onore – ha scritto il regista nelle note del film – una decisione nata dopo aver assistito al suo intervento in piazza Castello a Torino in occasione della celebrazione del 25 aprile 2022”. Un vero choc. Come era già successo con molti dei soggetti dei suoi film. Dagli ultras italiani raccontati in “Ragazzi di Stadio” (1980), il primo documentario sui tifosi italiani, ai minatori del Sulcis, da Operai di Mirafiori ai tempi del referendum di Marchionne fino all’avvocato Bruno Segre.

“Perché non ti arrendi?” chiese il direttore all’avvocato. “Non mi arrendo perché mi sembra giusto lottare finché le forze della natura me lo permettono – spiega nel documentario – Voglio restare saldo di fronte ai nemici, agli oppositori delle idee, a chi tradisce, a chi specula sulle disgrazie. C’è una realtà di persone serie e coerenti che non si trasformano e non cedono alle prepotenze, io non ho mai ceduto”.

 
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