“Siamo discriminati” – .

“Siamo discriminati” – .
“Siamo discriminati” – .

Sono oltre mezzo milione gli italiani residenti nel Regno Unito che non potranno votare alle elezioni europee di giugno. O meglio, che potranno farlo solo recandosi a proprie spese nel loro ultimo comune di residenza in Italia. Una novità dovuta alla Brexit, visto che alle ultime elezioni del 2019, quando il Regno Unito si trovava ancora nella fase transitoria di interruzione della permanenza nell’UE, il problema non si era ancora posto. Eppure sono passati cinque anni da allora, otto dal voto che ha sancito l’uscita del Paese dall’Unione, e l’Italia è tra i pochi Paesi europei a non consentire il voto fuori dai Paesi Ue, lasciando milioni di cittadini senza alternative. , compresa la numerosa comunità di coloro che vivono negli USA. Con 527mila presenze registrate all’Aire, il Paese d’Oltremanica è il terzo per numero di cittadini italiani residenti all’estero – dopo Svizzera e Germania – ma l’Italia non è tra i 21 Stati Ue che consentono il voto fuori dall’Unione.

Come fanno gli altri paesi

Per posta, in consolato, per delega, per via elettronica. Oltre all’Italia, gli unici che non offrono nessuna di queste opzioni sono Slovacchia, Malta, Repubblica Ceca, Bulgaria e Irlanda. Gli ultimi due – sottolinea sopra Antonello Guerrera Repubblica – perché vietano il voto a chi non vive nell’Ue. La motivazione specifica è spiegata sul sito del consolato italiano: «Ai sensi del decreto legislativo 24 giugno 1994, n. 408, solo i cittadini italiani residenti in uno Stato membro dell’Unione Europea possono votare all’estero per l’elezione dei rappresentanti al Parlamento Europeo. […] Potranno votare i cittadini italiani residenti nel Regno Unito […] esclusivamente recandosi nel comune di registrazione elettorale in Italia, come previsto per tutti i cittadini italiani residenti in un Paese extracomunitario”. Chi decide di rientrare potrà usufruire di alcuni sconti sul solo trasporto a domicilio.

Ci sentiamo discriminati

Così, da settimane, il giornale fondato da Eugenio Scalfari riceve messaggi di connazionali scoraggiati, confusi, arrabbiati e in alcuni casi decisi a non mollare. «Vivo a Londra da 14 anni e ho sempre potuto votare ad ogni elezione. Non questa volta. Mio marito tedesco, invece, potrà votare tranquillamente per posta alle elezioni europee. Mi sembra davvero inaccettabile perdere questo diritto in un’elezione così importante”, scrive Giulia Gentile, docente all’Università dell’Essex, a Londra dal 2015. E aggiunge: “Ho scritto alla Commissione europea per denunciare questa situazione e evidenziano che si tratta di fatto di una violazione del diritto fondamentale di voto alle elezioni europee tutelato dall’articolo 39 della Carta europea dei diritti fondamentali. Si può rintracciare anche una violazione del diritto a non essere discriminati”.

Crisanti: «La maggioranza è contraria perché perderebbe»

Gentile aggiunge: «Chi non può viaggiare per ragioni economiche o fisiche è di fatto escluso dall’elettorato. Tuttavia, la Commissione non ha dato seguito alla mia richiesta.” Commenta la situazione anche il microbiologo e senatore del Pd per la circoscrizione Europa Estera Andrea Crisanti: «È un’ingiustizia e un pregiudizio nei confronti degli italiani all’estero da parte di questo cosiddetto “governo patriotta”». Crisanti ricorda che nei mesi scorsi ho presentato alla Camera un disegno di legge e due emendamenti. Ma non c’è stato verso di convincere l’esecutivo, nonostante l’imbarazzo degli stessi esponenti di Fratelli d’Italia. Una rigidità che può essere giustificata solo dal fatto che molti elettori all’estero sono immuni alla propaganda governativa. Infatti, nella circoscrizione Europa al Senato nel 2022, il 42% degli elettori ha votato per il Partito Democratico”.

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