Bardella favorito al primo turno. E la Francia “chiama” la piazza – .

Bardella favorito al primo turno. E la Francia “chiama” la piazza – .
Bardella favorito al primo turno. E la Francia “chiama” la piazza – .


Parola alle critiche, giocando sui contrasti, prendendosi in giro sui giudizi duri. Così Giordano Bardella chiude la campagna lampo, con un’ondata lunga di giornali e settimanali dai toni allarmati per la possibile vittoria dei lepenisti nelle “politiche” che possono innescare la “coabitazione” (il presidente di un partito, il capo del governo di un altro) che manca in Francia dal 1997-2002, dai tempi di Jospin-Chirac. Prima del silenzio elettorale, il primo ministro in pectore prende di mira la stampa con una serie di video: da L’Express che lo definisce un “mistificatore” a Nouvel Obs che titola “La République sotto assedio”. «I giornalisti cominciano a preoccuparsi e secondo me è un buon segno», dice scrollandosi di dosso l’etichetta di uomo di colore alle porte del potere. La scena è sui social. “Mai stato così vicino alla vittoria”. Affondo finale, in un clima che anche gli 007 considerano allarmante.

L’ultimo messaggio del 28enne bambino prodigio di una destra che sempre meno persone ormai considerano “estrema” è alla pari con le chiacchiere dei militanti di sinistra che prevedono mobilitazioni di massa in caso di trionfo. La stessa Marine Le Pen si aspetta proteste di piazza se il National Rassemblement vincesse il primo turno di oggi: “Non ci sarebbe una manifestazione se accadesse il contrario”, afferma, evidenziando le differenze con l’estrema sinistra di Mélenchon che domina il campo avversario. L’antipasto è stato a Parigi la sera delle elezioni europee, il 9 giugno, quando Macron ha poi sciolto l’Assemblea, innescando quegli sconvolgimenti politici che hanno portato al tripolarismo di fatto. Campagna molto breve, 20 giorni, lepenisti impegnati a mostrare il volto istituzionale della normalizzazione, e infine accreditati in quell’arco repubblicano dal presidente dei neo-gollisti, con cui hanno stretto un’alleanza. Insieme potrebbero avere la maggioranza assoluta al secondo turno del 7 luglio.

Anche con Macron all’Eliseo, che non vuole sentir parlare di dimissioni, e senza abbandonare i suoi propositi su immigrazione e stranieri, e confermando addirittura le limitazioni all’accesso a posizioni strategiche alla Difesa per i “binazionali”, il RN chiama a raccolta “i francesi” per evitare di parlare di una vittoria dimezzata. I sondaggi danno il Rn in testa. Tuttavia, il blocco di sinistra ha guadagnato mezzo punto in una settimana. Mentre la guerra “agli estremi” della maggioranza macroniana è in tale difficoltà che alcuni candidati ipotizzano già un aiuto bianco alla sinistra in possibili ballottaggi.

Il primo ministro uscente Attal spera in una scintilla, invitando su Instagram a votare “con il cuore aperto per la République e contro gli estremismi” e “per coloro che si rifiutano di mettere i francesi gli uni contro gli altri, per unire piuttosto che dividere”. La sua coalizione e quella di Macron sono state rinominate Ensemble: un centro liberale incollato a un programma irrisolto. A cercare un seggio è anche l’ex presidente socialista Hollande, candidato a sorpresa nel nuovo puzzle della gauche ribattezzato Fronte Popolare. Sarebbe la prima volta che un ex inquilino dell’Eliseo torna alla Camera come deputato.

Nella sua storica circoscrizione elettorale della Corréze, Macron ha scelto di sostenere un candidato dei Républicains che non ha abbracciato l’alleanza con i lepenisti. Hollande gli ha restituito le spalle, criticando la scommessa: “Avrebbe dovuto prendersi il suo tempo, consultarsi, stabilire una rappresentanza proporzionale per consentire la ricomposizione e solo allora sciogliere l’Assemblea”.

 
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