TRENTO. L’edificio storico era chiuso e abbandonato da quasi vent’anni Osteria Ai Frati Della Cervaraproprio accanto a Chiesa dei Cappuccini. Fino a quando non ne ha preso il controllo lo chef Valter (Rensi), insieme a Sabina Marchetto. Una riapertura andata in scena più volte, e che oggi vede una novità assoluta: visto che in zona Cappuccini non c’è parcheggio per morire, l’Osteria mette a disposizione dei clienti taxi gratuiti.
«Diciamo che è successo che alcuni clienti che avevano prenotato, quando sono arrivati qui e hanno visto che non c’era parcheggio, hanno rinunciato. E allora abbiamo pensato a questo servizio: abbiamo stretto una convenzione con la cooperativa Taxi Trento”.
Come funziona? «Consigliamo al cliente di parcheggiare in Piazza Fiera, e di fare una breve passeggiata fino a Port’Aquila. Da lì – ci spiega Valter – ci chiama e noi gli forniamo il codice, valido mezz’ora, con il quale può chiamare un taxi e farsi portare da noi. E se necessario, a fine pasto, ritorno a valle.”
Un modo per rilanciare il locale, che ha avuto un inizio travagliato: «Lo abbiamo rilevato subito prima del lockdown, e ci siamo ritrovati chiusi dopo pochi giorni. Ma diciamo che è stato un trampolino di lancio, perché abbiamo potuto conoscerci attraverso il cibo da asporto, è andata bene”.
Valter Rensi, invece, ha un passato di tutto rispetto: una carriera in Val Badia, poi presso il frequentato Café Nol di Vattaro, e poi titolare del ristorante Rebuffo al Parco delle Coste di Cognola. Oggi Ai Frati, dove intende proporre una cucina semplice ma “su misura” e “fatta a mano”.
«All’ingresso della cucina ho scritto molto grande “Qui non si cucina, si cucina”. Ciò significa che facciamo tutto da soli, a partire dalle materie prime”. Nell’era del precotto e riscaldato, questo non è banale. «Abbiamo grandi progetti per l’estate, quando potremo aprire il nostro giardino esterno: vista sulla città, vista sul Bondone e sulla Paganella, al fresco…»
E l’idea del taxi funziona? «C’è chi pensa che offrendo i taxi siamo un ristorante di lusso. Non è così: siamo un’Osteria, questo è lo spirito. Però abbiamo provato un paio di volte a fare la salita a piedi da Port’Aquila, devo dire che se non sei allenato ci arrivi un po’ faticato…”