“Turni massacranti per carenza di personale” – .

Si è svolto ieri, sotto la sede del Dipartimento della Sanità dell’ Provincia Autonoma di Trentouna manifestazione organizzata dal sindacato Fenalt per protestare contro i problemi quotidiani degli operatori in servizio nel case di riposo: il loro lavoro è molto pesante e mal pagato.

“Sto facendo una serie di visite nelle Rsa per incontrare lavoratori e dirigenti e capire quali sono le loro esigenze. A giugno farò il punto con i miei esperti e con la mia struttura, e a quel punto potrò convocare anche un tavolo con le forze sindacali. Questo è l’impegno che voglio assumermi e che voglio portare avanti con serietà nel rispetto di chi opera al servizio degli anziani”, ha dichiarato l’assessore Mario Toninache è sceso per salutare i manifestanti.

Ma ha anche aggiunto: “Ma di fronte al problema del calo della natalità e dell’invecchiamento della popolazione, sono convinto che le case di riposo non siano l’unica via da seguire. Abbiamo bisogno di prevenzione fin dalla scuola se vogliamo affrontare il problema in una prospettiva a lungo termine”.

Maurizio Valentinotti, segretario generale della Fenalt, ha ricordato che la prevenzione va fatta anche sui luoghi di lavoro, perché a causa dei turni massacranti, per la carenza di personale, sono in aumento gli infortuni e le malattie professionali. Le richieste riguardano buoni pasto, indennità tre turni e investimenti nel settore per renderlo più attrattivo anche per i giovani.

“Oggi, tra osa, OSS e ausiliari, sono poco più di 2.000 gli operatori in servizio a tempo pieno, che arrivano a 3.500 se consideriamo anche i lavoratori part-time, a fronte di oltre 4.500 assistiti, la maggioranza dei quali non autosufficienti o soffrono di gravi patologie psichiatriche”, ha commentato Roberto Moservicesegretario generale della Fenalt.

Ancora Moser: “Il settore delle case di riposo in Trentino incassa 225 milioni di euro l’anno, tra contributi pubblici e quote private. Ci chiediamo se non sia possibile realizzare economie di scala e risparmi gestionali centralizzando alcuni servizi e riducendo gli organi di rappresentanza per investire parte di questi soldi nel miglioramento delle condizioni di lavoro”.

Moser ha concluso: “Le liste d’attesa sono troppo lunghe e ci sono ritardi nell’erogazione del premio Covid. È necessario adeguare il contratto a quello dell’Apss per arginare l’emorragia di infermieri e il fenomeno dei lavoratori in fuga in cerca di condizioni migliori”.

Redazione di Nurse Times

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