“Anni di terrore, abbiamo ottenuto giustizia” – .

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«Siamo soddisfatti, perché i giudici hanno creduto in noi. Come famiglia abbiamo vissuto anni di terrore, punizioni per le cose più banali e persino violenza intima”. Ieri hanno ottenuto giustizia, seppure in primo grado, quelle due sorelle adolescenti che si sono abbandonate in un abbraccio liberatorio uscendo dall’aula. Fianco a fianco hanno sentito condannare la madre e il suo compagno. Il tribunale presieduto dal giudice Elisabetta Chinaglia ha comminato all’uomo, un commerciante ambulante di 42 anni, 15 anni di reclusione per violenza sessuale e maltrattamenti. La donna, 43 anni, lavoratrice domestica, è stata condannata a 8 anni di carcere. Disposto un risarcimento di 300mila euro, anche se gli imputati sono senza un soldo. La coppia resta libera in attesa del ricorso che sarà presentato tra 45 giorni, quando saranno depositate le motivazioni della sentenza. Le pene sono più dure di quelle richieste nell’atto di accusa del pm Donatella Masia.

In tale iter procedurale i due giovani sono stati assistiti dall’avvocato Maura Lanfranco. Uscendo dalla corte, una delle due ragazze ricorda una notte cruciale, nel gennaio 2021, che ha segnato la svolta di questa storia familiare. «Convivevo già con una affidataria, perché c’erano stati i primi problemi in famiglia ed era stato deciso così. Quella sera mia sorella mi ha mandato un messaggio, mi ha fatto capire che la situazione era peggiorata ed era terrorizzata. Era successo di tutto, c’erano state anche di nuovo richieste sessuali. Il mio affidatario ha chiamato gli assistenti sociali e la polizia è stata informata. Il commissario Lorenzo Avataneo, della Procura, è andato a prendere mia sorella da casa. Quando ho saputo che era salva ho tirato il primo sospiro di sollievo, ma la nostra paura era ancora quella di essere considerati bugiardi”.

Nel corso del processo furono ricordate le angherie subite: cibo scadente, docce gelide d’inverno, rinchiuso in un armadio o legato al termosifone per il minimo errore nei lavori domestici. Quel piccolo appartamento di corso Casale era diventato una casa degli orrori, dove erano avvenuti anche gli abusi sessuali ipotizzati nei confronti dell’uomo. «Quando sono stati sentiti i testimoni della difesa, siamo impalliditi – raccontano – Un educatore, conoscente del mio patrigno, è arrivato a dire che la nostra famiglia era in ordine e che non si era mai accorto di nulla di strano. Devo aver visto quell’uomo solo due volte, come ha affermato questo? «In questi anni da parte di mia madre nei nostri confronti c’è stata solo indifferenza. Abbiamo interrotto i rapporti, ma qualche mese fa ero per strada con l’affidataria e l’ho vista da lontano. Ci siamo avvicinati a lei per salutarla, ma è pur sempre mia madre. Lei si voltò, fingendo di non conoscerci. La mia vita, purtroppo, dovrà procedere senza di lei”.

La donna e il suo patrigno hanno lasciato il tribunale senza guardare negli occhi le ragazze. Provati dalla gravità della sentenza, hanno ribadito alla loro difensore, Claudia Malabaila, di essere innocenti e vittime di un complotto ordito dalle figlie di lei. Poi se ne sono andati con un amico.

Tag: Asti torturatore genitori condannati figlie Anni terrore ottenuto giustizia

 
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