«Resto un artista controcorrente» – .

GALLIPOLI – La carriera artistica ultraquarantennale del cantautore e compositore milanese Enrico Ruggeri è varia e ricca di numeri importanti. Dai suoi esordi nei primi anni ’70 legato a gruppi come Josafat, Champagne Molotov e il gruppo punk rock Decibel, ha continuato una straordinaria carriera come cantautore con una quarantina di album al suo attivo. Undici, invece, sono le sue partecipazioni al Festival di Sanremo, che lo hanno visto vincitore due volte: «Si può dare di più» (1987, con Umberto Tozzi e Gianni Morandi) e «Mistero» (1993). A tutto ciò si aggiunge la sua attività di autore ispirato per altri artisti. Non ultimo, nel 2021 ha vinto anche il Premio Tenco. Ma la curiosità artistica di Ruggeri andava ben oltre la musica. In campo letterario ha pubblicato 5 romanzi e 4 volumi di poesie, così come non ha mancato di sperimentarsi come attore cinematografico (anche doppiatore) e conduttore televisivo di successo. Il suo ultimo album La rivoluzione, pubblicato nel 2022, composto da undici brani inediti, vede come ospiti Francesco Bianconi (Baustelle) e Silvio Capeccia e la collaborazione di Massimo Bigi e Andrea Mirò. I brani del suo ultimo album saranno la base del suo nuovo tour teatrale la cui data zero, giovedì 18 alle 21, si terrà al Teatro Italia di Gallipoli.

Ruggeri, da dove nasce questa poliedrica curiosità artistica?

«Credo dalla voglia di comunicare. In definitiva tutte le cose che faccio sono foglie di uno stesso pensiero, cioè la voglia di raccontare storie agli altri. Ho iniziato naturalmente con le canzoni, ma poi ho capito che ci sono molti modi per raccontare storie: scrivere libri, fare programmi radiofonici e televisivi. Tutto questo, ovviamente, rende la mia vita più piacevole e quando mi annoio di fare qualcosa vado avanti. ad un altro.”

E la “noia” ti ha portato a creare questo nuovo tour che parte dalla Puglia?

«Sì, partiamo con data zero da Gallipoli, una località e una regione bella come la Puglia, sperando che non ci siano troppe distrazioni».

Come stai preparando lo spettacolo e quale sarà il repertorio?

«La scaletta è sempre difficile da fare anche perché ho una quarantina di album al mio attivo. Ci sono però una quindicina di brani che considero obbligatori da eseguire dal vivo, penso a “Peter pan”, “Quello che le donne non dicono” (successo di Fiorella Mannoia), “Il mare d’interno” (eseguita di Loredana Bertè ) e poi sera dopo serata si va a braccio.”

Parlando del titolo del tuo ultimo album, «The revolution», lo hai praticato fin dall’inizio con il punk-rock dei Decibel. Cosa è rimasto di quella rivoluzione?

«In quegli anni in Italia non esisteva il punk e non esisteva nemmeno internet, si andava a Londra per scoprire le nuove tendenze e vedere i concerti. Poi ho scoperto i grandi cantautori, nonché le potenzialità della lingua italiana. Ho sempre avuto la voglia di andare controcorrente, ho sempre cercato di fare cose diverse da quello che viene definito mainstream, quindi ho sempre seguito la mia strada e le persone che mi seguono lo sanno e hanno sempre apprezzato il mio talento intellettuale onestà.”

Cosa pensi della musica attuale?

«Oggi il criterio perché una canzone abbia successo dipende dall’ascolto di 10 secondi su TiKTok: non conosciamo la strofa, ma solo il tormentone. Non credo che siano pezzi che verranno ricordati a lungo. Per quanto riguarda il futuro, nel mondo dell’arte quando di solito si tocca il fondo si risale, quindi spero che questo sia il fondo. Poi c’è anche la battuta che quando tocchi il fondo comincia a scavare, ma noi lo facciamo già da molto tempo.”

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