Catanzaro si unisce alla lotta nazionale contro i suicidi in carcere – .

Catanzaro si unisce alla lotta nazionale contro i suicidi in carcere – .
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18 aprile 2024 19:43

di ALESSIA DE SANTO

E’ avvenuto questa mattina alle Camera Penale “Alfredo Cantafora” di Catanzaro il convegno per ribadire la battaglia contro i suicidi in carcere, morti che nascondono storie che non vanno dimenticate.

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L’evento si è aperto con i saluti istituzionali del Nicola Fiorita, Sindaco di Catanzaro, of Francesco Lacopino, Presidente della Carnera Penale di Catanzaro “Alfredo Candifora” e del Vittorio Ranieri, Presidente della sezione di Catanzaro del Movimento Forense. Mettere in relazione Orlando Sapla, Segretario della Camera Penale di Catanzaro “Alfredo Cancafora”, e con l’intervento dell’avv Luciano Giacobbe, Cintti di persone detenute o private della libertà personale, Valerio Murgano, Membro del Consiglio Nazionale dell’UCPI, Alberto Scerbo, “Magna Graccia” di Catanzaro, Enzo GaleotaAmmansabile Catanzaro e Pietro Mancuso, Responsabile dell’Osservatorio del Carcere Penale di Camra di Catanzaro. L’evento di questa mattina, insieme a tutte le Camere Penali d’Italia, ha voluto portare avanti questa battaglia, e lo fa con un evento di sensibilizzazione.

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In Italia si contano già 31 suicidi in cella dall’inizio di quest’anno, un numero aberrante considerando che non siamo nemmeno arrivati ​​alla metà dell’anno. Gli avvocati infatti definiscono questo numero “un massacro”: 1.761 in totale negli ultimi trent’anni, senza dimenticare gli ulteriori 2.910 decessi per altre cause, tra malattie, omicidi e cause ancora da accertare.

Tuttavia i mezzi per combattere questo fenomeno esistono – ha spiegato l’avvocato Sapere – una soluzione sarebbe quella di aumentare il periodo di liberazione anticipata da 45 a 60 giorni con una trattenuta di pena ogni sei mesi per buona condotta, proposto dall’Onorevole Giachetti, che porterebbe a una significativa riduzione del sovraffollamento, che è una delle principali cause della cattiva detenzione. Parliamo di vere e proprie violazioni dei diritti umani se consideriamo le condizioni disumane in cui si trovano i detenuti a scontare la pena. Un altro aspetto sarebbero le disposizioni di clemenza collettiva già previste dalla Costituzione.

“Una quota intollerabile se mai ce n’è stata una” cita l’avvocato Francesco Iacopino. Il ruolo della professione legale vede quindi la difesa dei diritti umani come la prima linea di cui farsi carico. non è più accettabile che il carcere sia un luogo di tortura visto che già nel 2013 l’Italia era stata condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per i livelli di sovraffollamento che rendevano le carceri luoghi disumani. Questi dati vengono raggiunti dopo dieci anni e allo stesso livello di trattamento del degrado. Un grido di dolore si lancia oggi, in contemporanea con Roma vengono letti i nomi di tutte le vittime morte in carcere, un elenco così ampio da disorientare anche la sua lettura. Nella stanza questa mattina era presente anche la madre di uno dei giovani che si è tolto la vita in carcere nel 2019 dopo essere stato detenuto senza prove apparenti di reato, un ragazzo che, come tanti, non poteva tollerare mentalmente la condizione in cui era rimasto. Ma come lui tanti altri, che per vari motivi, spesso portati sotto giudizio anche dalla stessa polizia come casi ben noti che hanno purtroppo messo l’Italia nel mirino della disumanità con cui viene trattato un detenuto. Questa nomina fa sperare che l’attenzione venga spostata da parte dello Stato italiano, che non dovrebbe fare altro che mettere la politica a livello umano su questo tema.

 
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