Dalla gestione allegra alla triste gestione dei soldi del Comune di Reggio Calabria – .

di Claudio Cordova – Negli anni dell’Amministrazione Comunale retta da Giuseppe Falcomatà a Reggio Calabria abbiamo assistito a rappresentazioni di giubilo per la riparazione di una buca, di una fontana e perfino per l’installazione dei bidoni della spazzatura. Insomma, non devono scandalizzare i toni trionfalistici con cui, nelle ultime ore, lo stesso sindaco e la sua sempre più imbarazzante maggioranza hanno accolto l’approvazione del bilancio di previsione 2024-2026.

Perché le cose sono peggiorate nel corso degli anni.

Falcomatà elogia il risultato (?) rivendicando la scelta di non chiedere il fallimento. Sì, perché negli ultimi anni siamo passati dalla polemica – quando ancora si parlava di politica – per l’eccessiva spesa degli anni del “Modello Reggio” alla quasi totale incapacità di spendere da parte di un’Amministrazione e di un’Istituzione che vengono falsamente rappresentati come senza soldi.

Quando, in realtà, sono quasi sempre semplicemente privi di idee.

Se, infatti, un tempo si spendeva troppo nel tentativo (non senza deviazioni) di far “superare la città”, oggi l’ultima polemica sulle tariffe per il costo dei parcheggi in centro ne è l’ennesima dimostrazione, come oltre che di un bassissimo livello di dibattito cittadino, anche di passaggio ad una gestione infelice, da parte degli esattori, delle casse comunali che, invece, dovrebbero servire per pianificare, per creare sviluppo, per avere un’idea di città .

Della città, o meglio, della Città Metropolitana. Non un piccolo paese dove anche solo asfaltare le strade diventa un evento.

E, invece, con la stagione estiva che si profila in modo inquietante (basti pensare alle ultime, malinconiche e squallide estati reggine) le condizioni igienico-sanitarie della città sono a dir poco preoccupanti, con cadaveri di ratti schiacciati che costellano le carreggiate. Tutto questo è il frutto di una raccolta rifiuti (soprattutto in periferia) a dir poco carente, dopo l’ennesima brutta pagina scritta sull’affidamento del servizio di igiene urbana.

Sono ormai lontani i tempi di Reggio come città turistica, con Rtl sul lungomare. Ovviamente molti soldi spesi. Troppi, anche alla luce delle emergenze giudiziarie. Ma in quegli anni – e questo è un dato innegabile – la città era viva. Le ultime estati sulle sponde dello Stretto, però, sono state tra le più buie. In tutti i sensi, se ricordiamo la scelta di chiudere tratti di corso Matteotti, lasciandoli nel buio e nell’inutilità.

L’arrivo dell’estate a Reggio Calabria è preoccupante. Quando, però, dovrebbe essere la stagione capace di trainare l’economia cittadina per i restanti mesi, soprattutto oggi, alla luce dei nuovi voli nazionali e internazionali proposti dalla Regione con l’arrivo di Ryanair. Dio non voglia che i turisti provenienti da Marsiglia, Manchester o Barcellona si imbattino nei soliti ridicoli manifesti estivi, con esponenti di spicco della tarantella (quando sarà bandita per indegnità sarà sempre troppo tardi) rispetto a località vicine come la Sicilia o Roccella Jonica, che offrono la presenza di artisti di livello nazionale ed internazionale.

A volte, infatti, Falcomatà sembra essere ostinato nei confronti della sua città. Perché, tra le tante cose, ad esempio, è difficile comprendere i meccanismi mentali che potrebbero portare a non progettare una rinascita del Lido Comunale, la cui gestione è stata (giustamente!) tolta a chi non ne aveva diritto. Ma non può rimanere così, come un rudere – all’ingresso della città – che sembra uscito da uno dei tanti drammatici teatri di guerra che vive il mondo. E proseguendo pochi metri, si accede allo splendido lungomare, privo di qualsiasi tipo di visione, sia per quanto riguarda l’installazione di spiaggette che di chioschi. Quando in ogni città turistica sul mare e con un clima così favorevole come quello di Reggio, la stagione è praticamente già agli albori.

E che dire del paradosso del tapis roulant, l’opera che dovrebbe decongestionare il traffico, che dovrebbe collegare il centro e il lungomare, la zona della movida, con la parte alta della città e che chiude i battenti alle 20. In realtà, sembra che Falcomatà non sia mai uscito dai confini della città per non sapere che ovunque opere simili, anche architettonicamente più brutte, restano sostanzialmente attive 24 ore su 24. Una città su tutte: Perugia. Il tapis roulant di Reggio Calabria n. Fa anche una pausa pranzo. La pausa pranzo più lunga d’Europa, isole comprese: dalle 13 alle 16 circa. Proprio nella fascia oraria di chiusura delle scuole e, quindi, con il maggior afflusso in termini di traffico. E, ma diranno: “sai quanto costa tenere attivo il tapis roulant?”. È costoso, come tutto al giorno d’oggi. Ma tutto può essere ammortizzato, con un po’ di ingegno, ad esempio, con una banale campagna pubblicitaria.

Posso fornire il contatto di chi se ne occupa per Il Dispaccio, persone con idee e competenze molto elevate.

E torniamo al punto iniziale: l’assenza di idee e competenze, più che di soldi. La gestione della cosa pubblica, negli ultimi anni, è stata letteralmente ridicola e improvvisata, come testimonia, da ultimo, l’incidente relativo alla chiusura degli uffici della Procura Generale.

Ma purtroppo quando il dilettantismo prende il sopravvento nei centri decisionali c’è ben poco da ridere e a pagarne gli effetti sono i cittadini. E, in effetti, ci sono intere zone della città, anche in centro, che sono totalmente abbandonate e che, “col favore delle tenebre” (cit.) diventano anche ricettacolo di degrado. Pensiamo alla Villa Comunale. Quanto sarebbe intelligente rilanciarne l’utilizzo, magari riservandolo appositamente ai più giovani.

Idee, più che soldi. Questo è ciò che serve.

Perché in un contesto in cui ci sono tanti imprenditori collusi, ancor più ciarlatani che dicono di avere a cuore la città, quando in realtà badano solo al proprio orticello (o alla propria marina), deve essere un’Amministrazione Comunale con idee che cerca di risollevare un tessuto economico a dir poco depresso. E basta fare una passeggiata lungo Corso Garibaldi, dove un tempo c’erano negozi di qualità e non in franchising, spesso di scarsa qualità.

Scarsa qualità, come gli anni che Falcomatà sta vivendo, con un sadismo insospettabile. Perché siamo passati dalla gestione allegra delle casse comunali a quella triste. Il che rattrista tutti i cittadini e l’intero territorio.

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