una giornata storica, un sogno coltivato da 25 anni – .

Gli aggettivi non sono stati lesinati. Si parlava di una giornata storica. Un sogno straordinario diventato realtà. È stato invocato l’orgoglio. Abbiamo parlato di orgoglio. Il tutto per un nuovo museo che “arricchisca il patrimonio museale di Ravenna e la sua vocazione europea e internazionale” (nelle parole di Antonio Patuelli). Il che non è poco, in effetti.

Il Museo Byron e del Risorgimento di Ravenna ha aperto per la prima volta le porte ai visitatori oggi 19 aprile a Palazzo Guiccioli in via Cavour – le prime sessioni di visita del 19 e 20 aprile sono andate esaurite in pochi minuti – e così è stato in occasione del bicentenario della morte del poeta George Gordon Byron, avvenuta nel 1824 in Grecia, a Missolunghi. Per questa giornata la Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna ha promosso una celebrazione speciale.

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Galleria fotograficaravennate. Secondo centenario della morte di Byron e inaugurazione di Palazzo Guiccioli, futuro Museo Byron e del Risorgimento

In serata, alle ore 21.00, nella Basilica di San Francesco, Byron e la sua attività poetica saranno affidati a Franco Nero, che darà voce all’affascinante racconto byroniano, delineando la sua permanenza a Palazzo Guiccioli al fianco della bella Teresa Gamba, poi la fuga verso il Granducato di Toscana, la Liguria e infine la Grecia, dove trovò la morte. Ma anche gli infiniti caroselli amorosi, le passioni, gli ideali di un uomo che con il suo mito sedusse intere generazioni. E con l’uomo, il poeta, di cui Franco Nero leggerà pagine intense. Persona colta, curiosa, aperta, Franco Nero è perfetto per il ruolo di Byron. La serata, promossa dalla Fondazione, è gratuita, salvo disponibilità.

La giornata si è aperta con il convegno presso i Chiostri Francescani (o Danteschi) della Cassa di Risparmio durante la quale hanno parlato Ernesto Giuseppe AlfieriPresidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, Antonio PatuelliIl Presidente del Gruppo Bancario La Cassa di Ravenna, il Sindaco di Ravenna Michele de Pasqualeil direttore del Museo Alberta Fabbri e il coordinatore dei Comitati Scientifici della nuova istituzione museale Donatino Domini.

Il Presidente della Fondazione Alfieri ha annunciato che “il Museo sarà inaugurato il 26 ottobre 2024, per celebrare un altro storico anniversario: è la data dell’incontro a Teano tra Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele, accompagnati dal ministro Luigi Carlo Farini, momento fondativo dell’imminente Unità d’Italia”. Farini, come ricorderà poi Antonio Patuelli, abitante a Palazzo Guiccioli, si trovava a Teano per “aiutare il Re” per conto di Cavour.

Alfieri ha ricordato le tappe fondamentali del Museo, anticipando, cioè, le tappe future verso l’inaugurazione “il 25 maggio la firma per la costituzione della sede italiana della Società Byron a Ravennaun evento specifico il 4 luglio al Museo del Risorgimento in occasione dell’anniversario della nascita di Garibaldi e una serie di incontri ed eventi non solo ravennati”.

Il presidente della Cassa Patuelli ha ricostruito – con una lezione sapiente – la storia di Byron e di Palazzo Guiccioli a partire dall’occasione dell’incontro che cambiò la vita del dissoluto e donnaiolo Byron (una reincarnazione di Casanova), quello con Teresa Gamba Guiccioli a Venezia. Perché Venezia? Perché nei primi decenni dell’Ottocento – spiega Patuelli – l’aristocrazia ravennate si annoiava in città d’inverno e così chi poteva si recava per un po’ a Venezia (via mare e non via terra, per evitare le paludi già fatali a Dante ) e nella città lagunare trovò musica, teatro, feste, carnevale e divertimenti. Patuelli ha ricordato che “non è un caso che abbiamo il teatro Alighieri che è stato realizzato dagli architetti Meduna che hanno ristrutturato la Fenice dopo il primo incendio”.

Qui il conte Guiccioli, “sposato in matrimonio piuttosto combinato con Teresa, conobbe Byron che a quel tempo aveva costumi culturali complessi ed era fuggito da Londra per motivi politici. L’amore lo ha portato a trasformarsi e, senza diventare santo, ha cambiato vita”. Innamoratosi quindi della giovane Teresa, Byron arrivò a Ravenna a bordo di un grande carro con animali che dovettero apparire molto strani a molti ravennati dell’epoca (scimmie e struzzi), almeno come il loro proprietario.

Dopo essersi definitivamente stabilito nella casa del conte Guiccioli ed aver avuto modo di coltivare la storia d’amore con Teresa, il poeta “andò a cavalcare nella pineta di Ravenna e qui incontrò i carbonari che lo salutarono in dialetto ma dissero che erano americani. Ovviamente non lo erano ma lui, incuriosito da questa stranezza, approfondì le sue conoscenze al punto da aiutare quel movimento che fu la prima semina risorgimentale dopo il Congresso di Vienna per quella messe che poi si sarebbe realizzata con Mazzini, Garibaldi e Cavour. . Byron fu costretto a fuggire nel 1821 e si rifugiò nella più tollerante Toscana, poi meta anche del sogno salvifico di Luigi Carlo Farini e di Garibaldi.

Dopo la Toscana Byron raggiunge la Grecia, per combattere per l’indipendenza dei Greci dai Turchi insieme all’amico Pietro Gamba, fratello di Teresa. Molti parlano di un’amicizia particolare tra Byron e Pietro Gamba, perché tutti si innamoravano del poeta e lui amava tutti. Ma stamattina non se ne parlava. Emerse solo il lato eterosessuale e ortodosso del libertino. Ma torniamo alla lotta per la libertà che caratterizzò Byron e che dopo l’Italia lo portò in Grecia dove trovò la morte, 200 anni fa. Ed è stato l’amico Pietro Gamba a raccontare la sua morte.

ravennate. Secondo centenario della morte di Byron e inaugurazione di Palazzo Guiccioli, futuro Museo Byron e del Risorgimento

Patuelli ha poi ricordato che Byron ebbe a Ravenna un’intensa produzione letteraria (dedicando un breve poema a Dante) e ha ripercorso le tappe della genesi del Museo, lunghissima, perché la prima idea nacque “un quarto di secolo fa” . “L’idea venne un pomeriggio a tre persone: io, Lanfranco Gualtieri, allora presidente della Fondazione, ed Ernesto Giuseppe Alfieri che gli sarebbe succeduto. Fino agli anni ’60 il Palazzo era una struttura militare in totale degrado, tanto che, abitando nelle vicinanze, chiesi all’allora Sindaco Mercatali il permesso di effettuare un sopralluogo come vicino di casa. Lì è nata un’idea. E di lì a poco un’esigenza e un sogno si fusero: l’esigenza era quella del Comune, che aveva ereditato il Palazzo, di destinarlo ad un uso consono; il nostro sogno era vederlo dedicato al suo abitante più illustre. Patuelli ha poi sottolineato con orgoglio che ‘questa giornata e questo restauro non sarebbero possibili se a Ravenna non ci fosse una banca, di proprietà della Fondazione, che consente interventi sociali e culturali di altissimo profilo, oltre a tanti altri per il territorio. Un intervento per una città che non è città metropolitana: ma è città internazionale per vocazione, capitale imperiale romana, poi del Regno di Teodorico, poi di Bisanzio in Italia e infine dell’Esarcato. Una città naturalmente aperta al mondo come lo sono oggi la sua cultura, la sua storia e la sua vita di cui Byron è parte a pieno titolo”.

Il sindaco Michele de Pascale ha ricordato come “non è affatto scontato avere in una città una banca autonoma e indipendente che permetta alla Fondazione di realizzare interventi sociali e culturali di questa importanza. Abbiamo questa fortuna e siamo felici che possa essere spesa così bene per rafforzare il profilo internazionale di Ravenna”.

Al convegno hanno partecipato anche il direttore del Museo Alberta Fabbri e il coordinatore dei Comitati scientifici Donatino Domini. Alla giornata hanno preso parte anche le autorità cittadine guidate dal Prefetto Castrese De Rosa, dalla Presidente del Tribunale Maria Pia Parisi, dal Comandante provinciale dei Carabinieri Andrea Lachi, dal Comandante del Gruppo Guardia di Finanza Leonardo Brandano e dal Comandante dell’Arma della Polizia Locale Andrea Giacomini. Erano presenti la Soprintendente ai Beni Ambientali e Architettonici Federica Gonzato, il Presidente della Camera di Commercio Giorgio Guberti, numerose importanti personalità della cultura nazionale guidate da Cristina Muti, il Presidente del Gabinetto Vieusseux di Firenze Riccardo Nencini, i dirigenti della Cassa di Ravenna e della Banca di Imola, il Vice Presidente della Fondazione Alberto Domenicali e i consiglieri.

Alle visite guidate al Palazzo hanno partecipato anche numerosi cittadini provenienti da tutta Italia. La giornata è stata allietata dalla musica di Schumann ispirata a Byron, con al pianoforte il giovane ravennate Domenico Bevilacqua. Le visite a Palazzo Guiccioli proseguiranno domani sabato 20 aprile per altri cittadini, poi il Il cantiere affronterà l’ultimo tratto del suo percorso di rifinitura e allestimento fino all’inaugurazione del Museo Byron e del Risorgimento il 26 ottobre 2024.

ravennate. Secondo centenario della morte di Byron e inaugurazione di Palazzo Guiccioli, futuro Museo Byron e del Risorgimento

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