Marsala, nuove attività di ricerca e scavo al Parco Archeologico del Lilibeo – .

Marsala – L’inizio della primavera ha portato nuove colture nel parco archeologico di Lilibeo-Marsala, insieme ai fiori di campo. Molti reperti significativi e nuovi dati sono, infatti, venuti alla luce a seguito di due campagne di scavo, che segnano la ripresa delle ricerche nei siti urbani, in cui la città di Marsala si sovrappone all’antica Lilibeo.

Nelle aree del fossato punico (piazza Marconi/via Amendola) e di Vico Infermeria, nell’ambito di un progetto di valorizzazione finanziato dall’Assessorato Regionale ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana – diretto dall’Assessore Francesco Paolo Scarpinato – che ha consentito la preliminare bonifica di rifiuti accumulati nel tempo e vegetazione infestante – le indagini sono in corso dal 22 febbraio – condotte da Marco Correra archeologo della Cooperativa ArcheOfficina, con la direzione scientifica di Maria Grazia Griffo, archeologa del Parco Lilibeo.

Obiettivo delle stesse indagini è quello di comprendere e ricostruire le fasi storico-archeologiche di questo tratto del potente sistema difensivo della città antica.

Un primo saggio (SAS A) è stato effettuato nell’area adiacente al cosiddetto ‘Ponte di Roccia’, costituito da uno sperone rettangolare già risparmiato in età punica (IV secolo a.C.) e aggettante dalla parete nord-est della il fossato. Questo ponte, che probabilmente veniva completato con una struttura muraria (forse in legno), attraversava il fossato conducendo al punto più alto della città. Le ricerche in corso potranno fornire informazioni utili per comprendere la struttura originaria del ponte e, soprattutto, mirano a raggiungere il fondo del fossato che, secondo le fonti storiografiche, dovrebbe raggiungere una profondità di circa 12 metri.

Allo stato attuale delle indagini sono state intercettate le stratigrafie relative alla fase romana e tardo romana (I-IV secolo d.C.). Lo scavo proseguirà con l’obiettivo di raggiungere gli strati relativi alla fase punica (IV secolo a.C.) e il fondo del fossato. L’indagine archeologica ha restituito abbondante ceramica di epoca romana e tardo romana: anfore, anfore, boccali, coppe e lucerne, sia di produzione locale che di importazione (terraseagliata africana). Un secondo test (SAS B) è in corso nella zona del fossato sottostante il castello normanno-svevo, con l’obiettivo di raggiungere le fondazioni del muro di cinta compreso tra la torre circolare e la torre sud-est. L’obiettivo è quello di raggiungere il fossato di fondazione del castello, cercando così una conferma scientifica della sua datazione, e al tempo stesso verificare l’eventuale presenza di preesistenze relative a fortificazioni precedenti l’età medievale. Allo stato attuale dello scavo sono stati raggiunti gli strati relativi alla fase cinquecentesca, periodo in cui venne edificato l’adiacente bastione di San Giacomo. I reperti restituiti sono, infatti, relativi a ciotole, ciotole e brocche smaltate tardo e post-medievali.

“Allo stesso tempo – dice la direttrice del parco, l’architetto Anna Occhipinti – è in corso la pulizia archeologica nell’area insediativa di Vico Infermeria, una piccola porzione di insediamento romano e medievale situata tra il fossato e le fortificazioni puniche. L’area era in parte coperta da moderni lavori di sterro che non consentivano un’agevole lettura delle strutture murarie. Scopo della pulitura è quello di riportare alla luce le stratigrafie, le sezioni e le strutture murarie, indagate dalla Soprintendenza di Trapani nel 1987, e di redigere un rilievo dettagliato delle strutture architettoniche. L’Open Day di domenica 28 aprile, dalle 10.00 alle 13.00, sarà l’occasione per mostrare alla città in anteprima i nuovi interessanti dati emersi dalla ricerca archeologica”.

Parallelamente, in via delle Ninfe/via Pomilia, nell’area denominata dagli studiosi ‘Cooperativa Il Progresso’, in collaborazione con l’Università di Palermo, nell’ambito del progetto di ricerca SAMOTHRACE, sta nascendo un laboratorio di archeologia nel sul campo, diretto da Giovanni Polizzi (Ricercatore in Metodologie della Ricerca Archeologica, Dipartimento Cultura e Società dell’UNIPA), sotto la direzione scientifica dello staff tecnico del Parco. L’area demaniale costituisce un settore dell’antica città di Lilibeo in cui è possibile riconoscere diverse fasi di vita, che vanno dall’età ellenistica all’epoca tardo romana. Scoperto nel 1982, a seguito di indagini esplorative che hanno permesso di riconoscere un ricchissimo giacimento archeologico, è stato oggetto negli anni successivi di ricerche sistematiche (1984, 1986 e 1990) che hanno portato alla luce un lembo dell’abitato costituito in parte da due isolati, attraversati da un asse stradale nord-sud. Se le testimonianze del blocco orientale non hanno consentito una chiara interpretazione dei resti, che sembrerebbero riferirsi ad attività sistematiche di saccheggio degli edifici vicini (sono numerosi i blocchi accatastati uno accanto all’altro), quelli del blocco occidentale hanno invece consentito di riconoscere una ricca domus con atrio colonnato databile tra il I ed il II secolo. dC che si sovrappone ad una precedente abitazione risalente al II sec. aC e dotato di atrio tetrastilo. Al di sotto delle strutture di questa residenza tardo-ellenistica, altri muri suggeriscono l’esistenza di un edificio ancora più antico, forse databile tra il IV e il III secolo. aC e quindi riconducibile alle prime fasi di vita dell’antica Lilibeo.

Nonostante l’importanza dei reperti, l’area non è mai stata oggetto di uno studio sistematico, ma dallo scorso anno, grazie al progetto SAMOTHRACE – che prevede la revisione integrale dei sistemi decorativi domestici di Lilibeo e la ricostruzione virtuale di alcune domus di età ellenistica città romana – sono riprese le ricerche sul campo con l’analisi dei numerosi reperti da confrontare con quelli precedentemente rinvenuti. Le ricerche in corso, che si svolgeranno fino a domani, 19 aprile, mirano ad una più accurata acquisizione di informazioni in quei settori risparmiati dagli scavi precedenti, al fine di consentire una corretta lettura delle fasi di vita di questo settore dell’insediamento libico.

“Le indagini, che hanno effettuato la pulizia delle strutture esposte e dei tratti di scavo esistenti, la rimozione dei testimoni del terreno ed il rilievo finale delle strutture – conclude il direttore Occhipinti – stanno già fornendo nuovi, interessanti elementi per comprendere le fasi di vita della ricca residenza libetana, che saranno resi noti, in via preliminare, nel corso di un convegno nel prossimo maggio”.

Tag: Marsala 7u7 ricerca 7u7 scavo 7u7 attività 7u7 Lilibeo 7u7 Archeologico 7u7 Parco 7u7

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

NEXT aveva una patente falsa – .