“Tutto il resto è notte fonda”, la GAM ospita la prima mostra museale di Italo Cremona – .

“Tutto il resto è notte fonda”, la GAM ospita la prima mostra museale di Italo Cremona – .
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La GAM di Torino dedica all’universo creativo e all’opera di Italo Cremona la prima mostra museale riferita alla produzione figurativa di questo pittore fantastico e surreale. La mostra aprirà i battenti il ​​24 aprile fino al 15 settembre, per poi trasferirsi nelle sale del MART di Rovereto dal 18 ottobre al 26 gennaio 2025. È curata da Giorgina Bertolino, Daniela Ferrari ed Elena Volpato. Il titolo della mostra “Tutto il resto è notte fonda” allude alla frase con cui Cremona concludeva uno dei testi di Acetene, rubrica da lui scritta per “Paragone”, la rivista di Roberto Longhi negli anni Cinquanta. Il “Notturno” è uno dei temi principali della pittura di Italo Cremona, una condizione espressiva, esistenziale e filosofica che produce sogni, incubi, apparizioni e immagini fantastiche.

Pittore-scrittore, intellettuale poliedrico ed eccentrico, nei suoi dipinti come nei suoi scritti, Italo Cremona ha indagato la “zona d’ombra” (titolo del suo libro edito da Einaudi nella collana Coralli bianchi): un territorio capiente dove l’oscurità entra in contatto con la luce attraverso vividi lampi o barlumi, attraverso il bagliore di una lampada ad acetilene (la luce da tempo utilizzata da minatori e speleologi) o la scia di una stella cadente, come nel romanzo distopico “La coda della cometa”.

“Tutto il resto è notte fonda” è il titolo, la chiave scelta per tracciare un percorso espositivo dell’intera arte di Italo Cremona, dai primi tentativi giovanili risalenti alla prima metà degli anni Venti fino alle opere della prima metà degli anni Venti anni Settanta, dalle nature morte, vicine alle atmosfere del realismo magico, alla visionarietà del “surrealista indipendente”, come amava definirsi. L’esposizione riunisce un centinaio di dipinti e una selezione di disegni e incisioni, documentando l’alta qualità pittorica dell’artista, rileggendo nel presente l’originalità del suo immaginario.

Italo Cremona racconta la vita intensa e silenziosa degli oggetti in un’atmosfera carica di mistero, sospesa tra metafisica e realismo magico. Il “Notturno” pervade gli enigmi di “Specchio del mattino”, esposto alla Biennale di Venezia nel 1936, “Metamorfosi” (1936-1937), “Piccolo Golem (1940), “Ascoltando il cuore della tua città” (omaggio a Savinio del 1954), “Aria di Torino” del 1959. “La veglia e il sogno” fanno da cornice alle vicende del romanzo distopico “La coda della cometa” (Vallecchi, 1968- Allemandi, 1983) e ai racconti di “ Zona ombra” (Einaudi, 1967).

Il percorso espositivo è suddiviso in nove sale intitolate e dedicate ai dipinti di Italo Cremona: “Specchio” (1925-1931), “Trofei” (1928-1932), “Spoglie” (1932-1934), “Metamorfosi” (1935 – 1945), “Follie” (1935-1956), “Golem” (1939-1946), “Corpi” (1935-1964), “Quinte” (1926-1970), “Apparizioni” (1958-1968). La cronologia attraversa le diverse stagioni creative e, come nei dipinti cremonesi, ritorna su se stessa, si riavvolge, procedendo per figure e oggetti ricorrenti, che sono costanti artistiche di carattere iconografico ed espressivo. In una sala centrale del percorso è stata scelta come “Cabinet des folies”, ed è dedicata all’esplorazione del grottesco, del surreale e del fantastico, con una selezione di dipinti in cui la pennellata sembra farsi sempre più precisa e tanto più chiaro quanto più si avventura nell’espressione del bizzarro. Nella Sala delle Facciate lo sguardo si sposta sull’architettura torinese, peculiare motivo pittorico elaborato dall’artista nel corso dei decenni. Le facciate silenziose degli edifici e delle case appaiono apparentemente deserte di ogni presenza umana, ma sono in realtà dipinte come le quinte di un teatro segreto cittadino, e alludono sempre a uno spazio ulteriore. Esiste anche un’ampia produzione di nudi ritratti attraverso epifanie e piccole allucinazioni, in cui la realtà del corpo della modella non è distinguibile dalla segmentazione pittorica dei suoi dettagli.

La mostra intervalla inquietanti immagini oniriche con armi inappropriate di disegni e incisioni, con la forza plastica dell’artista ventenne e trentenne, l’intensità lirica dei suoi quarant’anni, la precisione del disegno impressa sull’emozione cromatica risalente agli anni Cinquanta, evidenziando la aspetti più attuali e contemporanei dell’opera di Italo Cremona e della sua figura di intellettuale irregolare, impegnato in numerosi ambiti creativi e del tutto simile ad altre eccentriche figure torinesi, come Carlo Mollino e Carol Rama.

Partendo dal nucleo delle opere del pittore, appartenenti alla collezione GAM (dall’“Autoritratto in studio” del 1927 alle “Metamorfosi” del 1936 e all’“Inverno” del 1940), la mostra antologica conta su una serie di prestiti dai musei, tra cui il MART, partner del progetto, che ha prestato “Composizione con lanterna” (1926) e “Libra” (1929), i musei civici “Luigi Barni” di Vigevano, che hanno prestato il dipinto “Dialogo tra una conchiglia e una guanti da scherma” (1930) e un insieme coeso di opere visionarie degli anni Quaranta e Cinquanta; l’Accademia Albertina di Belle Arti, i Musei Reali, la Galleria Sabauda di Torino.

L’esposizione, grazie ad approfondite ricerche, presenta numerose opere provenienti da collezioni private e prestiti da alcune istituzioni, come quelle del Museo Casa Mollino, che ha prestato “Ritratto di Carlo Mollino” del 1928, dell’Archivio Salvo, “Autoritratto giovanile” del 1926, la Collezione Bottari Lattes con il prestito de “La Vittoria sul Cavallo di Gesso” del 1940 e la Collezione Rai con “Piccolo Golem” del 1940.

Mara Martellotta

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