Tredici studenti aiutano gli archeologi a svelare i segreti dell’antica Rovigo negli scavi dell’ex carcere – .

Tredici studenti aiutano gli archeologi a svelare i segreti dell’antica Rovigo negli scavi dell’ex carcere – .
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ROVIGO – Nella sala Flumina di Museo dei Grandi Fiumi, davanti a un vasto pubblico, il scava eseguito aex prigione. Il museo espone a Rovigo di un’epoca lontana e misteriosa, sconosciuta ai suoi stessi abitanti.
Il convegno è stato aperto dal presidente dell’A Ospite del Lions Club Rovigo, Ruggero Zambon: «Raccontare i primi passi della nostra città significa tutelarla e valorizzarla. Ciò ha spinto la nostra associazione ad avviare questo progetto facendo eseguire diversi restauri. Recuperare l’ex carcere serve a raccontare la nostra identità”. Sofia Teresa Bisi, docente e giornalista, ha aggiunto: «Siamo qui al Museo dei Grandi Fiumi per leggere il nostro presente e scoprire il nostro passato. Rovigo, durante il Rinascimento, era una bellissima città ricca di boschi, rose, fiori e acqua. Il suo antico nome, Rodige, solleva questioni lessicali e le ipotesi sono molte”. Ne ha parlato Valeria Cittadin, direttrice dell’Istituto Comprensivo 3 coinvolgimento degli studenti: «Ringrazio i Lions per aver coinvolto la nostra scuola in questa iniziativa, abbiamo avuto l’opportunità di vivere un’esperienza bellissima, un esempio per i nostri ragazzi». Anche Raffaele Peretto si è detto “davvero soddisfatto e un po’ commosso nel vedere l’impegno e la passione dei ragazzi”.
Claudia Fiocchi ha concluso l’incontro: «Lavoro in questo cantiere dal 2022. Tutto è stato coordinato dal prof. Massimiliano Fragran con la Soprintendenza alle Belle Arti. L’area era un complesso monastico, divenuto nel 1700 un convento di clausura. Fu soppresso nel 1810 e vent’anni dopo adibito a tribunale e carcere. Durante i nostri scavi ne abbiamo trovati diversi manufatti preziosi per il storia della città».

DAI CASONI ALLA CORTE

Il progetto “Rodige. Nascita e sviluppo della città”, presentato martedì al Museo dei Grandi Fiumi, ha riportato alla luce una significativa stratigrafia edilizia, con resti di oggetti di uso quotidiano. «Lo scavo – ha affermato Raffaele Peretto del CPSSAE – arricchisce ciò che si conosceva della città. Negli anni ’60 ho preso parte anche alle ricerche attorno al Palazzo di Giustizia durante i lavori di restauro. È confermata l’esistenza nel XV secolo di un monastero prende il nome Santa Trinità; sono emersi elementi che meritano ulteriori approfondimenti”. «I lavori svolti con la ditta Archetipo – ha aggiunto l’archeologa Claudia Fiocchi – hanno portato alla luce tracce di edifici residenziali risalenti al XIII secolo. Il complesso monastico venne fondato nel 1497, con ampliamenti nel 1700. Nel 1810 fu soppresso l’istituto, sostituito nel 1829 da prigione E Tribunale. La chiesa, chiusa nel 1871, fu poi demolita nel 1872”.

REPERTI PREZIOSI

«Gli scavi – ha concluso l’archeologa e docente Alessandra Marcante – sono stati condotti ad una profondità di circa 2 metri. Sono emersi ceramica grezzi ed altri decorati, oltre a numerosi cocci di vetro, bottoni, monete. Tra i vetri si riconoscono resti di bicchieri, fiaschi e bottiglie veneziane. Ai lavori ha partecipato un gruppo di persone 13 studenti scuola media Casalini». «I materiali – ha aggiunto il ceramista Michelangelo Munarini – sono interessanti, legati alle funzioni del convento. Tra gli oggetti emblematici c’è a piatto a ciotola graffito a tre colori, fine del XV secolo. con una figura femminile in un giardino che somiglia a Caterina Sforza. Poi c’è un piatto del XVI secolo con i simboli della città di Ferrara e una ciotola con l’immagine beneaugurante di un coniglio gravido. I reperti, restaurati da Nathalie Antonioli e Barbara Bulgarelli, sono stati fotografati dall’artista polesana Raffaella Benetti, che ha presentato un Catalogare in cui spiccano per la loro bellezza e il loro valore storico-culturale.
Orgogliosa Valeria Cittadin, responsabile di Comprensivo 3, che ha sottolineato il valore formativo del progetto. «Le collezioni del nostro museo – ha aggiunto Chiara Vallini, curatrice di Grandi Fiumi – sono in continua evoluzione e sono costantemente oggetto di analisi approfondite. Il pubblico ha ammirato alcuni dei pezzi restaurati, che arricchiranno le nostre sale”.
«Raccontare la città – ha commentato Ruggero Zambon, presidente Lions – è il primo passo per tutelarla e valorizzarla: questo ha spinto il Lions Club Rovigo Host a mettere in costruzione ‘Rodige’». Al termine, un banchetto offerto dal Lions Club.

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Il Gazzettino

 
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