Ho accolto quattro Papi, ora aspetto con gioia Francesco – .

Monsignor Fausto Bonini, 86 anni, ha vissuto le visite alla città lagunare di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Ora l’arrivo di Papa Francesco: «Un dono del Signore, un Pontefice molto amato dalle persone umili. Ci aiuterà a riflettere sulla tutela del creato, dovere urgentissimo nella nostra città, e sull’appello alla pace”

Alvise Sperandio – Venezia

«Francesco sarà il quarto Papa che vedrò a Venezia, dopo Paolo VI nel 1972, Giovanni Paolo II nel 1985 e Benedetto XVI nel 2011. Diventa il quinto se aggiungiamo le spoglie di Pio pellegrinaggio corporale del 1959. È sempre un grande dono del Signore. Francesco ci aiuterà a riflettere sui due cardini del suo pensiero: la tutela del creato, che in una città fragile come Venezia è ancora più evidente e diventa un dovere urgentissimo, e l’appello alla pace: Dio ha deciso anche le sorti del il mondo nelle mani degli uomini e dobbiamo tutti lavorare duro per l’armonia e per mettere a tacere le armi”. Monsignor Fausto Bonini, 86 anni tra pochi giorni, è tra i decani del clero di Venezia. Numerosi gli incarichi ricoperti: insegnante, fondatore e responsabile dello studentato per studenti universitari fuori sede Santa Fosca, direttore dell’ufficio comunicazioni sociali del Patriarcato, portavoce del patriarca cardinale Marco Cé, arciprete della cattedrale di Mestre e delegato per Mestre e la terraferma del patriarca cardinale Angelo Scola alle autorità civili, canonico di San Marco.

Ascolta l’intervista a Monsignor Fausto Bonini

Che ricordi hai di quegli eventi?

Pio Accadde nel 1959: c’è un capitello in piazzale Roma che lo ricorda. È stata una grande festa, un pellegrinaggio molto partecipato che si è ripetuto lo scorso anno con il ritorno a Riese Pio

Poi Paolo VI…

Era di passaggio, diretto a Udine, credo per il convegno eucaristico nazionale. Voleva dare un segno di sostegno al cardinale patriarca Albino Luciani, che poi sarebbe diventato papa Giovanni Paolo I. Erano gli anni della contestazione. Celebre è stato il gesto compiuto sulla passerella di piazza San Marco, quando si tolse la stola dalle spalle e la pose su quelle di Luciani: quasi un presagio per il suo successore.

Poi, la visita di Giovanni Paolo II è stata indimenticabile…

È venuto a ricordare i Papi provenienti da questa terra, dal Veneto. Prima era stato a Vittorio Veneto dove Luciani era stato vescovo, poi era andato a venerare Pio’ Foscari.

Poi, 13 anni fa, è stata la volta di Benedetto XVI.

Ha celebrato la messa nel parco San Giuliano davanti a 300mila fedeli. C’era una folla enorme. Bei momenti. Con la sua delicatezza ci ha lasciato messaggi straordinari. Straordinario quello con il mondo della cultura alla Basilica della Salute.

Per Francesco la visita a Venezia sarà tra Giudecca, Salute e San Marco. Che giornata ci aspetta?

Penso che sarà una giornata molto intensa e molto ricca. Papa Francesco è molto amato, soprattutto dalle persone più umili. Il Papa torna nel carcere femminile dove era stato anche Giovanni Paolo II. L’occasione è contingente per la presenza del padiglione vaticano alla Biennale, ma c’è anche la volontà di porre l’attenzione sui detenuti che vivono momenti tragici della loro esistenza e hanno bisogno di essere sostenuti.

C’è molta attesa per i discorsi: cosa vorreste sentire dire dal Papa?

Soprattutto, un messaggio di speranza per la città di Venezia che vive un momento difficile, perché invasa da una folla di turisti, ma non ha un futuro chiaro davanti a sé, rispetto alla naturale sopravvivenza della città. Le acque alte sono sempre più frequenti e qui la tutela del creato è ancora più urgente. Venezia tra qualche anno rischia di essere sommersa. Il sistema Mose, con le barriere alle bocche di porto, lo preserva. Dobbiamo essere tutti più attenti alla cura di Venezia. Papa Francesco ce lo ripete continuamente, insieme al suo appello alla pace.

Un rinnovato appello da Venezia dove il mondo si incontra quindi?

È urgente fermare la guerra. Sembra che alla gente non importi questa dimensione. Tutte le morti causate ogni giorno dalla cattiveria umana dimostrano che è una corsa continua non verso la soluzione dei problemi, ma verso la dimostrazione che Io sono più forte di te e quindi devi ascoltarmi. Una spirale senza uscita, evidentemente. Siamo tutti povere creature nelle mani di Dio e dobbiamo imparare a dialogare: chi paga le conseguenze di tutto questo odio sono sempre i più poveri, i più fragili, coloro che hanno meno risorse per difendersi e sopravvivere. Le miserie sono tante: dobbiamo prendere coscienza che le sorti del mondo sono nelle mani di Dio, il quale però le ha messe anche nelle nostre mani. E, quindi, molto dipende anche da noi.

 
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