«Da bambino guardavo il Napoli, il mio idolo era Palanca» – .

«Da bambino guardavo il Napoli, il mio idolo era Palanca» – .
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A Dazn: «Con il Barcellona? Fino a quando non ho stretto la mano a Xavi non ero consapevole della partita che mi aspettava”.

L’allenatore della Slovacchia Francesco Calzona tiene una conferenza stampa in vista della partita di calcio di qualificazione del primo turno di EURO 2024 del girone A tra Portogallo e Slovacchia allo stadio Dragao di Porto il 12 ottobre 2023. (Foto di MIGUEL RIOPA / AFP)

Francesco Calzona, allenatore del Napoli, ha concesso un’intervista esclusiva a Dazn. L’allenatore ha parlato ancora una volta del rapporto che ha con il presidente. Successivamente ha affrontato anche altri temi come le difficoltà che sta vivendo la squadra e le emozioni provate al suo esordio sulla panchina azzurra.

«Aneddoto con De Laurentiis? L’ho sentito durante il viaggio verso Napoli, è un fiume in piena, si comporta molto bene con me, è gentile e mai invadente, sono felice del rapporto che ho con lui. Napoli? Guardavo il Napoli da bambino, venivamo in treno da minorenni con gli amici. Il mio idolo era Palanca, poi è stato acquistato dal Napoli, adesso allenare il Napoli è un orgoglio. È la terza volta che torno, non mi stanco mai, mi sento in debito con la città. Non viviamo tempi meravigliosi, ma quando cammini per strada tutti ti incoraggiano con una pacca sulla spalla e non succede ovunque».

Calzona: «Finché non ho stretto la mano a Xavi non sapevo della partita»

Le parole di Calzona a Dazn

Esordio con il Barcellona? “ILSono successe così tante cose in quei giorni che finché non ho stretto la mano a Xavi non ero consapevole della partita che mi aspettava. E’ stata una grande emozione esordire con il Barcellona”.

Vittoria con la Juve? «La soddisfazione più grande è rendere felici i tifosi, almeno per una sera. Mi interessavano i punti, ma mi ha dato soddisfazione per i tifosi, conosco la rivalità che c’è con la Juventus e anche gli amici juventini adesso vengono a vedere il Napoli e tifano il Napoli. Un amico tifoso della Juventus mi aspettava alla fine della partita e piangeva di gioia per me».

Osimhen-Kvara? «Madre natura ha donato loro qualità sopra la media, ci sto sopra per fargli capire che anche il calcio è un’altra cosa, ma sono fantastici, è un piacere allenarli per le loro qualità tecniche e fisiche. Riusciranno a vincere il Pallone d’Oro? Per me sì, possono migliorare ancora tanto, manca loro qualcosa ma dipende da loro».

Cosa c’è di speciale in Lobotka? «Ha un’intelligenza unica, dentro e fuori dal campo. In campo non c’è bisogno di ripetere l’esercitazione, capisce il primo tempo, è un professionista serio, arriva a 8 al centro ed esce ultimo».

Di Lorenzo? “E uno dei terzini più forti d’Europa, unisce semplicità nei rapporti e qualità umane uniche, mi piace chi parla poco come lui, quasi timido quando ci parli, è stato il capitano di uno scudetto storico. Quest’anno, come tutti, ha vissuto un anno travagliato, ma 4-5 mesi non al meglio non cancellano il suo attaccamento e le sue qualità».

Quali sono gli obiettivi agli Europei?

«L’obiettivo l’abbiamo già centrato, non siamo una Nazionale che può pensare di arrivare chissà dove, ma vogliamo passare e poi a quel punto avremo un’altra occasione. Ma se così non fosse non sarebbe un fallimento, la Slovacchia è un Paese piccolo, non ha un bacino di calciatori enorme, quasi tutti all’estero, la qualificazione è già molto importante. Stazione di gioco? Chiedo professionalità, poi sono liberi di trascorrere il tempo libero come desiderano».

Allenatori giovani? «Senza dilungarmi troppo, Thiago Motta mi piace molto, la sua squadra ha un’identità chiara, si vede che hanno idee ben precise, sono giovani, mi piace molto quando c’è un’identità chiara in casa e in trasferta».

De Rossi? «Non lo conosco, dicono che fosse già un allenatore che valeva la pena giocare, sta dimostrando che è vero, sta facendo grandi cose alla Roma, hanno tante gare e stanno facendo tanti punti, posso solo dirgli ben fatto».

I 5 giocatori più forti dell’era De Laurentiis? «Cavani, Lavezzi, Hamsik, Higuain, Insigne, Mertens, Callejon. Hamsik è eleganza, bellezza, avrei pagato 50 euro per ogni allenamento perché era bello vederlo, calcia con entrambi i piedi, elegante nella corsa, poi siamo amici e adoro il suo carattere, comunica senza parlare e io piacciono le persone così».

Il sogno più grande? «Uno l’ho già ottenuto: era allenare il Napoli, non chiedo altro che continuare questo lavoro e la vostra salute, non chiedo altro».

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