Siccità, situazione drammatica in Sicilia. Lo stato di emergenza nazionale sarà deciso da Roma – .

Siccità, situazione drammatica in Sicilia. Lo stato di emergenza nazionale sarà deciso da Roma – .
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In Sicilia sì allarme siccità e per l’agricoltura è una tragedia. Si cominciano già a vedere i primi segni di mancanza d’acqua. Sparse in tutta la regione ci sono 29 dighe e la situazioneAnalizzare i dati diffusi dal dipartimento regionale dell’autorità di bacino del distretto idrografico siciliano e confrontarli con quelli dello stesso periodo del 2023, è drammatico. “Il problema principale è la mancanza di pioggia – racconta Dario Cartabellottadirettore generale del dipartimento Agricoltura e commissario per l’emergenza idrica – e a fronte di 700 milioni di metri cubi di acqua non contenibile, ad oggi, aprile 2024, sono poco più di 150 milioni”.

Il Governo siciliano ha inviato a Roma, mercoledì scorso 24 aprile, tutta la documentazione necessaria per ottenere la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale per la Siccità in Sicilia. Nel dossier le soluzioni proposte dalla cabina di regia guidata dal presidente della Regione e coordinata dal capo della Protezione civile regionale per mettere un freno in tempi rapidi alla crisi dovuta alla mancanza di pioggia. Il gruppo di lavoro, impegnato anche in questi giorni in continue riunioni, ha individuato gli interventi necessari, differenziati in base ai tempi di realizzazione. Tra quelli rapidamente attuati, l’acquisto di nuove cisterne per i comuni siciliani in crisi, la rigenerazione di pozzi e sorgenti e il ripristino di quelli abbandonati, il potenziamento dei sistemi di pompaggio e delle condotte esistenti, la costruzione di nuovi bypass delle condotte. Per i prossimi mesi, invece, stiamo valutando la ristrutturazione e il riavvio del dissalatore di Porto Empedocle, nell’agrigentino, e di uno dei due quelli trapanesi e Gela (nel Nisseno), operazione che richiederà tempi e procedure di gara più lunghe.

Contestualmente, la Protezione civile regionale ha istituito nove tavoli tecnici presso il Genio Civile dei capoluoghi di ciascuna provincia, con rappresentanti del Dipartimento delle Acque, dei Consorzi di bonifica e dell’Autorità di Bacino. Da ciò sono scaturite numerose proposte di interventi urgenti, che sono state esaminate dalla cabina di regia. Inoltre si sono svolti diversi incontri con Siciliacque, Aica Agrigento, Caltacque e Acque Enna. Si prevede ora che il Consiglio dei ministri proceda alla dichiarazione dello stato di emergenza per il Siccitàun provvedimento atteso per la prossima settimana insieme allo stanziamento delle prime somme per gli interventi più urgenti.

In generale la differenza di tutte le dighe siciliane rispetto all’anno precedente è del -31%. Il totale dei 29 invasi passa da 431,27 milioni di metri cubi d’acqua nel marzo 2023 a 299,09 milioni di metri cubi d’acqua presenti un anno dopo. Il mese di marzo è stato il settimo mese consecutivo con precipitazioni inferiori alla norma del periodo, con un deficit di circa 300 ml di acqua. La Sicilia è oggi l’unica regione italiana in zona rossa.

L’estate è sempre più vicina, precipitazioni inesistenti. Nel frattempo, le aziende agricole temono sempre più gli effetti di questa siccità. Per le piante l’acqua, utilizzata per l’irrigazione, è fondamentale e vitale. Tra queste dighe ci sono quelle che forniscono acqua destinata al solo uso irriguo le invasioni dell’Orange, Cimia, Comunelli, Disueri, FuroreGorgo Lago, Nicoletti, Ogliastro, Olivo, Paceco, RubinoSan Giovanni, Santa Rosalia, Sciaguana, Trinità e Zaffarana. Ci sono poi le dighe che, oltre a utilizzare l’acqua per le campagne, servono acqua per uso potabile. Come i bacini artificiali di Ancipa, Castello, Fanaco, Garcia, Leone, Piana degli Albanesi, Poma, Prizzi, Rosamarina e Scanzano.

La deputata del Pd Giovanna Iacono interviene in una nota: “La richiesta dello stato di calamità per la siccità da parte della Regione Siciliana è un dovere di Renato Schifani nei confronti dei siciliani, agricoltori e allevatori in primis, che già si trovano a fronteggiare un’emergenza mai vista prima, amplificata da anni di mancata pianificazione infrastrutturale. Un atto che noi parlamentari siciliani del PD abbiamo più volte richiesto, che arriva con molto ritardo, e che speriamo questa volta dia effettivamente i risultati sperati e non finisca vittima, come è già accaduto, dell’inefficienza del sistema centrodestra. Non sfuggirà a nessuno che solo poche settimane fa, rispondendo ad una mia domanda, l’attuale ministro Musumeci chiariva che i fondi per far fronte agli eventi calamitosi estremi avvenuti tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 erano aumentati in fumo sia per ritardi da parte della Regione, sia perché lo stesso ministro non ne ha riconosciuto la gravità sufficiente per dichiarare lo stato di emergenza nazionale. Adesso speriamo che non succeda lo stesso, perché sarebbe l’ennesimo schiaffo in faccia agli uomini e alle donne siciliane, che si preparano ad affrontare mesi di grave emergenza”.

 
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