La Cremonese rimase sul Ponte dei Sospiri – .

La Cremonese rimase sul Ponte dei Sospiri – .
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Tutto in una notte: record di ascolti, bottino pieno e rivincita dell’andata. Venezia riprende dal ribollente “Penzo” ciò che aveva lasciato dallo “Zini”. La Cremonese, però, perde per la quarta volta nelle ultime sei, la prima in uno scontro diretto fuori casa.

La ritorsione viene dal Ponte dei Sospiri. A dicembre la forza mentale e la capacità dei grigiorossi di restare in partita, seppure con le spalle al muro per inferiorità numerica, avevano portato Stroppa a rischiare inserendo trequartisti e un nuovo attaccante per andare al successo. nella finale. Nel cuore della gara di ritorno, dopo un primo tempo dominante con un meritato vantaggio del Mudo, Coraggio cambia panchina e le sostituzioni di Vanoli completano il ribaltone che costa al Cremo -7 dal terzo posto. Un duro colpo se si considera che al 45′ il podio era tornato ad un solo punto.

Estremi di un rondò veneziano che centrifuga tutto e tutti. Il ritornello: i Grigiorossi hanno più possesso palla dell’avversario, calciano di più verso il portiere avversario, lo circondano con il loro fraseggio ma non capitalizzano bene. La nota stonata: quando bisogna cambiare passo, si inciampa. E in questo frangente di stagione, non ancora decisivo per Cremo e Venezia, sono i lagunari a dettare legge con il 2-1 che lancia Pohjanpalo e soci a rimettere pressione sul Como, ribadendolo con forza dell’attacco possono superare le imperfezioni difensive. Impressionante il numero dei gol segnati: 64 finora, 20 in più della Cremonese.

La scelta di Stroppa di ripartire con i Senators, con Coda e Vazquez in attacco, è stata premiata da un primo tempo sontuoso al cospetto di una squadra carica di tecnica e ambiente. Nella corrida del “Penzo” il Mudo aveva fatto da torero con il gol che mancava dal 27 ottobre (a Ciattadella) e tutta la Cremonese aveva preso le misure dopo lo sfogo iniziale degli uomini di Vanoli. Nella ripresa ha vinto chi voleva andare oltre l’equilibrio: a Pohjanpalo e Gytkjær, Vanoli ha aggiunto Pierini e Bjarkason, con Zampano già a tutta fascia e un centrocampista di qualità e inserimento come Busio. Un arsenale in campo che si è armato fino a trovare l’attacco decisivo. Certo, nei gol del Venezia ci sono errori grigiorossi: Antov sbaglia di testa, ma Pohjanpalo sa già come innescare Gytkjær per il pareggio; Sernicola perde Bjarkason sul raddoppio ma nella verticale di Pierini per Gytkjær, il 9 ha due sponde da imbucare per l’esterno che si butta dentro.

Corsa, fisicità, convinzione, automatismi, il Venezia ha vinto basandosi su questi pilastri. Il Cremo, nella migliore delle ipotesi, è rimasto un po’ troppo nello spogliatoio nella ripresa e quando avrebbe potuto rischiare di non maturare il quarto rammarico nelle ultime sei giornate in campo, ha invece lasciato ai lagunari gli stessi riferimenti. Solo verso la fine, dopo un paio di miracoli di Saro (come sta crescendo il giovane Gianluca…) un predatore d’area come Ciofani stava per sfruttare al meglio le briciole concessegli, andando di tacco e super Joronen al primo gol. della stagione. Questi segnali possono illuminare anche la strada che porta ai playoff: perché non giocarsi prima tutti gli assi nella manica?

“Non finisce qui, vogliamo andare in Serie A e ci proveremo fino in fondo”: questo il messaggio a reti unificate di Lochoshvili, tra i migliori nella bolgia del “Penzo”. Adesso, con soli quattro punti in sei giornate, il terzo posto lontano e Catanzaro a un tiro di schioppo, non basta più provarci. Dobbiamo crederci innanzitutto, con il coraggio di chi ce la mette tutta per vincere ogni partita.

Simone Arrighi – inviato a Venezia

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