Il pubblico di Fratelli d’Italia e gli applausi a Berlinguer come fece 40 anni fa Almirante – .

Il pubblico di Fratelli d’Italia e gli applausi a Berlinguer come fece 40 anni fa Almirante – .
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Pescara, 29 aprile 2024 – Standing ovation da parte del popolo Fratelli d’Italiaieri quando è stato menzionato Enrico Berlinguer. Sul palco figlia BiancaGiornalista Mediaset, sta intervistando il presidente del Senato, Ignazio La Russache subito commenta: “Questo applauso è la coerente continuazione dell’omaggio che il leader della destra ha reso a Berlinguer. È un applauso lungo e sentito, a conclusione della tre giorni di festa melioniana a Pescara.

Bianca Berlinguer e Ignazio La Russa all’evento Fdi e Giorgio Almirante alle pompe funebri di Enrico Berlinguer

Berlinguer, in realtà, si affretta a sottolineare che lui è lì a titolo professionale: “non tiriamo fuori mio padre – spiega -, parliamo di quello che ha fatto mio padre ma non di quello che avrebbe detto oggi”.

Il discorso di La Russa, che ha scatenato gli applausi, è stato centrato proprio sul senso di pacificazione: “Oggi vedo dei brutti segnali – ha detto il presidente del Senato, spesso al centro delle polemiche proprio per le sue dichiarazioni – di intolleranza nell’università, con la “Caccia agli ebrei””.

Venivano da anni di piombo e di violenza in cui gli estremisti rossi e neri avevano insanguinato le strade e le piazze d’Italia, con centinaia di giovani vittime e carnefici di ideologie di morte. Eppure, loro due, il capo del grande PCI e il leader del MSI di destra, come hanno ricordato Ignazio La Russa e Bianca Berlinguer, in tempi di ferro si consideravano avversari e non nemiciuniti dal desiderio di contenere la tempesta che ha trascinato tanti bambini verso destini tragici e irreversibili.

Non è un caso che il presidente del Senato spieghi che «questi applausi e questa standing ovation a cui mi unisco sono la coerente continuazione dell’omaggio che il leader della destra ha reso a Enrico Berlinguer nel giorno della sua morte», quando Al funerale partecipò Giorgio Almirante. E, per raccontarci quell’episodio vissuto come uno dei momenti chiave di quella grande giornata di secolare commozione, era lei, qualche tempo fa, la figlia del leader del Msi.

“Dietro quel gesto – ha sottolineato Giuliana de’ Medici Almirante – c’è la conoscenza precedente ma soprattutto c’è la stima e la considerazione per la persona: è evidente che considerava Berlinguer un avversario, non un nemico”. Naturalmente, andando in quegli anni a Negozi oscuri alle pompe funebri di Berlinguer non è stato certo facile per il numero uno della destra di origine fascista. “All’inizio è stato accolto con un po’ di diffidenza – ha spiegato la signora – perché nessuno si aspettava di trovarlo lì, ma lui, rispettoso delle regole, si è schierato come un anonimo cittadino in mezzo alla folla di militanti che volevano rendere omaggio al leader comunista Nessuno sapeva che sarebbe venuto solo perché è andato come una persona normale. Naturalmente, quando è stato riconosciuto, attivisti e leader hanno alzato gli occhi al cielo perché era l’ultima persona che pensavano di incontrare in quel luogo, in quel momento e in quella situazione”.

Nessun avvertimento alla dirigenza del Bottegone, che però è subito intervenuta: “La voce della sua presenza è arrivata ai vertici del PCI – continua la figlia nel racconto – e Scese Giancarlo Pajetta prenderlo per farlo entrare e accompagnarlo alle pompe funebri. Penso che avessero paura che potesse succedergli qualcosa o comunque per evitare offese gratuite. È stato lo stesso Pajetta a guidarlo durante tutta la visita, facendolo uscire da un ingresso secondario della sede del partito, per evitare che dovesse ripassare dalla piazza. A quel punto mio padre da solo a piedi raggiunse l’auto che aveva parcheggiato dove aveva trovato posto e tornò a casa”. Senza scorta, senza autista: “No, preferiva andare da solo per un senso di contemplazione personale. Perché non è stato il leader politico ad andare al funerale di Berlinguer ma l’uomo, la persona comune, che è andato a rendere omaggio e rispetto a una persona che stimava” .

E, d’altronde, dietro quell’ultima visita si nascondeva una conoscenza riservata e segreta. “Ormai tutti sanno – ha sottolineato De’ Medici Almirante – anche il perché Padellaro lo ha raccontato nel suo libro (“Il gesto di Almirante e Berlinguer”): sì, mio ​​padre è il segretario del PCI si sono incontrati di nascosto. Ne ho sempre sentito parlare, ma chi è stato testimone oculare, anche se non ha mai sentito quello che si dicevano perché si teneva in disparte, era Massimo Magliaro, suo portavoce e capo ufficio stampa del MSI. Sappiamo che si riunivano a porte chiuse, il venerdì pomeriggio, quando non c’erano altri parlamentari in giro e i corridoi dell’Aula erano praticamente deserti”.

Quel che è certo è che appena quattro anni dopo, nel maggio dell’88, lo furono i vertici del PCI si recano alle pompe funebri di Almirante (e di Pino Romuladi) presso la sede di via della Scrofada Pajetta al presidente Nilde Jotti. E fu, in quell’occasione, proprio il “ragazzo rosso” a chiudere: “Lo abbiamo accolto come qualcuno che capisce che oltre il rogo non c’è rabbia. Eravamo avversari, ma non nemici: avremmo potuto esserlo, ma le circostanze lo hanno evitato”.

 
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