La Meloni gongola, Schlein meno – .

Chi è più abituato alle vicende politiche di questo Paese ricorderà sicuramente la scena principale del 2002. Nanni Moretti che sale sul palco di una manifestazione organizzata dall’Ulivo in Piazza Navona, e grida: “Con questi leader non vinceremo mai”. Fu il primo passo di quello che arrivò qualche mese dopo, ovvero la stagione dei girotondi. L’epopea dell’antiberlusconismo radical-chic, il continuo richiamo al pericolo di derive autoritarie. Alcuni dei protagonisti hanno provato a fare un salto nelle istituzioni, ma tutto è finito presto nell’album dei ricordi. Ebbene, quel copione potrebbe ripetersi oggi. C’è molto fermento nella chat del «25 Aprile», ideata nel giorno della Liberazione dall’opinionista di Repubblica Massimo Giannini e animata da un ampio ambiente progressista, popolato da scrittori, artisti dello spettacolo, perfino imprenditori.

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Un ribollire di proposte, tutte orientate dalla bussola comune di salvare la democrazia in Italia, ovviamente messa in pericolo dal governo Meloni. E chi, tra un messaggio e l’altro, sembra guardare a qualcosa di più di sessioni collettive di autoconsapevolezza via smartphone. “Vi informo che stiamo cercando di chiudere gli accordi per la nostra prima uscita pubblica”, ha scritto Giannini, secondo Il Tempo.

Un evento, aggiunge, «che potrebbe essere indicativamente domenica 26 maggio, in un orario che poi fisseremo, nella città dell’Altra Economia di Testaccio», a Roma. E aggiunge: «Pensiamo che un luogo pubblico e aperto, ma soprattutto “popolare”, rispecchi meglio lo spirito che ci anima in questo momento. Successivamente, e parallelamente, dovremmo realizzare iniziative tematiche nei teatri di diverse città d’Italia”.

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C’è chi, però, pensa ancora più in grande. Lui è Paolo Flores D’Arcais, fondatore e direttore di Micromega. Lo mette giù piuttosto duramente. «Caro Massimo», scrive evidentemente rivolgendosi a Giannini, «se prima della fine del mese facciamo un’iniziativa in teatro per dire chi siamo ci saranno le solite reazioni riguardo ad un nuovo gruppo velleitario, e in realtà abbiamo avuto degli incontri così negli ultimi decenni fatto magari riempiendo una sala e poi niente”. E poi arriva l’alternativa che sa di rilancio. «Il 2 giugno è la data giusta per chi dice “ogni giorno è il 25 aprile”. Quindi «se con quattro settimane di tempo e tanti bei nomi non riusciamo a fare da catalizzatori per una mobilitazione che riempirà Piazza Navona il 2 giugno vuol dire che abbiamo sbagliato analisi».

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Eccolo, il luogo simbolico, evocativo dei tempi passati, dove tutto ha avuto inizio. E tra chi si lascia prendere dall’entusiasmo (l’ex presidente del Torino Attilio Romero che propone un “governo d’emergenza” con Giannini primo ministro) e Repubblica che “accompagna” la chiacchierata (“un salvagente per il popolo solo di sinistra ” titola ieri), c’è un punto politico che unisce ieri e oggi.

I girotondi di inizio millennio, infatti, nascono da una forte spinta alla discontinuità rispetto ai partiti di centrosinistra dell’epoca. Oggi, una possibile iniziativa organica, che esca dalle chiacchiere e si concretizzi in una mobilitazione, darebbe il senso di una sinistra sempre più balcanizzata, con il “classe medio riflessivo” 4.0 che non riconosce il partito teoricamente di riferimento, il Democratico Party, un’esaustiva opera di opposizione al governo Meloni. Per questo, secondo quanto intuisce Il Tempo, sembra che i desideri che ribollono nella chat in questione siano molto indigesti a Elly Schlein, che vede quindi complicarsi la sua aspirazione a tenere unita la zona. Molto dipenderà dal messaggio che questa mobilitazione alla fine lancerà. Vedrete che, alla fine, l’unica ad avvantaggiarsi in questa partita sarà Giorgia Meloni.

 
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