Nave albanese carica di concentrato di pomodoro, controlli al porto di Bari. Cresce la preoccupazione – .

Nave albanese carica di concentrato di pomodoro, controlli al porto di Bari. Cresce la preoccupazione – .
Nave albanese carica di concentrato di pomodoro, controlli al porto di Bari. Cresce la preoccupazione – .

CContinua il rafforzamento dei controlli al porto di Bari su una nave albanese carica di concentrato di pomodoro, proprio quando in Puglia i costi per i trapianti di pomodoro sono raddoppiati, ma servono contratti e prezzi adeguati per i produttori di pomodoro da industria per la campagna 2024. Lo denuncia la Coldiretti Puglia, in relazione ai controlli mirati dell’ICQRF su porti e dogane, a tutela di un settore economico per il quale al momento non esistono contratti quadro né prezzi di riferimento, ma occorre stipulare contratti con un prezzo di riferimento adeguatamente remunerativo per le imprese agricole, ricorda la Coldiretti, nel rispetto di quanto previsto dalla normativa sulle pratiche scorrette.

raccolta firme per una legge popolare europea Garantire la trasparenza sulle etichette di tutti gli alimenti è uno dei temi chiave della battaglia della Coldiretti, con l’abolizione dell’attuale codice doganale sull’origine degli alimenti che deve diventare una priorità, perché non è accettabile, spiega Coldiretti Puglia, assistere a scene come quelle vissute durante la mobilitazione del Brennero, dove abbiamo visto arrivare prosciutti, concentrati di pomodoro, frutta o verdura o preparazioni da forno surgelati e diventare, con l’ultima sostanziale trasformazione, prodotti italiani a tutti gli effetti

E in questo scenario cresce l’import di concentrato di pomodoro dalla Cina, che ha rappresentato soprattutto un problema italiano, con distorsioni della concorrenza – insiste Coldiretti Puglia – determinate da un prodotto che è arrivato a “pesare”, in termini di prodotto fresco, a seconda della campagna, dal 10 al 25% della produzione nazionale di pomodoro da industria.

Un mare di pomodori provenienti da un Paese dove le regole produttive, fitosanitarie, ambientali ed etiche non sono quelle italiane ed europee, da territori che spesso sono venuti alla ribalta – aggiunge Coldiretti Puglia – per lo sfruttamento delle minoranze e dei prigionieri politici. Ma nell’ultimo anno la situazione è cambiata, con una forte crescita delle importazioni anche nel resto dell’Ue. Le proiezioni per il 2023, basate sui dati resi disponibili da Eurostat, dicono che le importazioni negli altri 26 paesi dell’UE raddoppierebbero sostanzialmente.

Allo stesso tempo, di fronte agli elevati costi di coltivazione, alle incognite climatiche – non ultima la siccità – e fitosanitarie, alle incertezze internazionali, compresi i problemi legati al Canale di Suez, la superficie che ogni singola azienda investirà nel pomodoro deve essere attentamente valutata valutati, non essendoci riferimenti ai prezzi che possono essere pagati dall’industria.

La Puglia detiene la quasi totalità della produzione di pomodoro all’interno di una filiera del Sud Italia, riferisce Coldiretti Puglia, sulla base dello studio commissionato all’Università di Foggia, con 15.527.500 quintali di pomodoro da industria su una superficie di 17.170 ettari prodotti. La provincia di Foggia è leader indiscussa del mercato e rappresenta il più vasto bacino produttivo nazionale – insiste la Coldiretti Puglia – con una superficie media annua di 15.000 ettari e con una produzione di pomodoro da industria di circa 14.250.000 quintali (1,4 milioni di tonnellate).

A livello comunitario è quindi necessario estendere a tutti i 27 Paesi membri l’obbligo di indicare l’origine del pomodoro (luogo di coltivazione) utilizzato nei derivati, obbligo in vigore in Italia grazie all’azione della Coldiretti, e adottare il principio di reciprocità delle regole economiche, ambientali ed etiche dell’UE, anche per i prodotti importati, bloccando l’ingresso di prodotti che non le rispettano.

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