Palazzina Laf, Ilva e Taranto/David per il Sud. Dritta – .

Palazzina Laf, Ilva e Taranto/David per il Sud. Dritta – .
Palazzina Laf, Ilva e Taranto/David per il Sud. Dritta – .

Tre premi, tre parole da tenere a mente. Ognuno ti riporta in contesti diversi: la vita, l’ambiente, l’arte. E ricordano un po’ le frasi di Matteo Garrone nello spazio finale sul cinema, alla presentazione delle statuette per il David di Donatello che hanno consacrato il valore dell’opera pluripremiata “Io Capitano”, insieme a “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi: il cinema abbraccia tutte le arti, e quindi teatro, fotografia, pittura, musica. Per questo andrebbe portato nelle scuole. Il motivo è semplice: racchiude in sé un concentrato di valori e offre elementi simbolici in una cornice emotiva avvolgente e coinvolgente. Così convincente. Molto più del bla bla bla ex cathedra, spesso accolto con sbadigli.

Avvolgente, coinvolgente. E convincente. Proprio come “Io capitano” o “C’è ancora domani”, appunto. Vita, ambiente, arte: quando coraggio, fantasia e saggezza mescolano ingredienti di qualità, nascono per lo più capolavori. Anche nella cruda rappresentazione filmica, nella angosciante riproposizione di un evento doloroso così com’è “Edificio Laf”confermato il primo caso di mobbing in Italia: la segregazione dei bianchi nel reparto concentrazionario, la reclusione violenta nella sostanza ma non nella forma (perché costretti a non fare nulla) di 79 lavoratori delIlva Di Tarantino alla fine degli anni Novanta, fermi nella volontà di non cedere alle pressioni per la retrocessione da dipendenti ad operai. Un caso che ha fatto scuola e giurisprudenza, in una fabbrica molto diversa da adesso, in una città che vuole essere molto più avanzata di allora.

La vita rivela risvolti inaspettati e sorprendenti, nel bene e nel male, al di là di ogni salto di immaginazione. Raccontarlo – come il film di Michele Riondino – è un atto d’amore verso se stessi e, soprattutto, verso gli altri. Ancor di più, verso chi verrà. Perché le notizie sono il primo passo verso la conoscenza: sapere chi e cosa, dove e quando, come e perché, elementi fondamentali per la consapevolezza di ciò che accade intorno a noi. Ma i fatti si susseguono, nuovi eventi mettono in crisi quelli preesistenti e altre emergenze forzano la loro attenzione. Solo l’arte può sublimare i fatti, sottraendoli all’inevitabile flusso di novità che prima o poi relegherebbero episodi e circostanze in vari angoli della memoria remota, spesso destinati all’oblio. E così una tragedia, un dramma o un evento, finalmente divenuto o trasformato in un’opera, scala posizioni nelle memorie individuali e si colloca ai livelli più alti della coscienza e dei sentimenti collettivi. La storia, come patrimonio condiviso, è nelle cose che restano impresse. Negli episodi diventati emblematici e simbolici. Quelli che è impossibile ignorare.

Qui l’ambiente, nelle sue diverse accezioni di contesto o natura, dice molto sul modo di essere e di fare di una comunità, di una collettività, di una società. Delle sue convinzioni e propensioni, dei suoi comportamenti e atteggiamenti, dei suoi vizi e virtù. In “Palazzina Laf” tutto rimanda a una realtà difficile e complessa, che è rapidamente passata dal sogno dell’industrializzazione come motore primo dello sviluppo alla miseria di una fabbrica come luogo di sfruttamento senza alcun rispetto per ogni singolo elemento necessariamente sul fronte. linea: persone, salute, sicurezza. E ambiente: la parola torna, ancora più pesante nei giorni di apertura del processo d’appello nell’inchiesta che ha fatto emergere tutti gli illeciti (finora solo presunti, anche se un po’ meno dopo la pesantissima sentenza di primo grado) commessi dentro e fuori l’industria siderurgica. “Ambiente esaurito”, questo il nome che ancora si poteva dare prima che la riforma Cartabia imponesse cautela, misura ed equilibrio in ogni fase dell’accertamento giudiziario della verità.

Taranto, emblema della Puglia e per il Sud sotto molti aspetti, a partire da quelli storici, geografici ed economici, ha per sé un futuro diverso: non solo come diritto sacrosanto, ma anche come fatto acquisito per i passi compiuti e i progetti in cantiere . E questo nonostante i limiti di una politica locale spesso contraddittoria nelle posizioni e proprio per questo inconcludente nei risultati. Le statuette per il miglior attore protagonista, il miglior attore non protagonista e l’autore della colonna sonora originale di “Palazzina Laf” – nell’ordine, con Riondino, Elio Germano E Diodato, da Taranto primo della lista – costituiscono insieme il miglior viatico per questo percorso e il promettente pronostico sui risultati che si potranno raggiungere. Vita, ambiente, arte. Tre parole, tre premi. Servono per innescare discussioni concrete su probabili progetti per un futuro che non solo sia diverso, e sarebbe il minimo, ma soprattutto migliore. Eppure quelle tre parole non basteranno: ne serviranno altre, non c’è dubbio. L’importante è aver segnato una svolta. Dove arriveremo poi dipende da noi.

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