“La garanzia è stata chiesta solo adesso per i lavori mancati. Con quei fondi si poteva finire l’opera” – .

“La garanzia è stata chiesta solo adesso per i lavori mancati. Con quei fondi si poteva finire l’opera” – .
“La garanzia è stata chiesta solo adesso per i lavori mancati. Con quei fondi si poteva finire l’opera” – .

Fratelli d’Italia torna a parlare dei vasi di espansione del fiume Senio in località Tebano, mai entrati in esercizio. Il capogruppo del partito in consiglio comunale di Faenza, Stefano Bertozzi, ha presentato un’interrogazione sulla garanzia che solo ora è stata fatta valere dall’amministrazione comunale, nonostante il cantiere dei lavori sia fermo da anni.

«Il Consiglio comunale di Faenza ha adottato la delibera n. il 30 aprile. 101 con oggetto “Tribunale di Ravenna – stipula di polizza fideiussoria a garanzia del corretto adempimento del contratto per l’attività mineraria. N. 3480 del 19/1/2010 (Cava Ca’ Lolli) – Ricorso per ingiunzione e nomina difensori”.
Vedere oggi la Giunta di Faenza prendere questa decisione suscita una serie di interrogativi, una certa rabbia e non poca sorpresa” spiega Bertozzi.

«La fideiussione ha garantito (speriamo garantisca ancora) la corretta e completa realizzazione degli interventi sul serbatoio e sugli argini per il vaso di espansione n. 3 denominato Ca’ Lolli, uno dei tre vasi di espansione mai costruiti e mai collegati al fiume Senio in zona tebana. Questo è uno dei temi principali che è stato al centro del dibattito tecnico e politico successivo all’alluvione del maggio 2023.
Nel 2005 la Regione aveva approvato l’accordo di programma per la realizzazione degli invasi per la laminazione delle piene del Senio, già previsto dalla variante allo stralcio di piano per il Bacino del Senio; nel 2006 – con decisione del Servizio Difesa e Bonifica del Suolo della Regione Emilia Romagna – fu adottato il progetto definitivo ed esecutivo, nel 2010 il Comune di Faenza e i soggetti privati ​​interessati avevano stipulato e sottoscritto una convenzione per l’attività estrattiva finalizzata alla la realizzazione dell’invasione.
Questo doveva essere l’ultimo atto formale che avrebbe dato finalmente inizio ai lavori.»

La costruzione delle casse doveva avvenire entro cinque anni, una volta esaurita l’attività di estrazione dell’aggregato, con possibilità di proroga fino a dodici mesi.

«Scorrendo la deliberazione del Consiglio n. 101 del 30/04/2024 apprendiamo con felice sorpresa che i lavori dovevano essere garantiti da specifica polizza fideiussoria, per un importo complessivo di € 2.172.733, corrispondente al 100% della spesa allora presunta. La garanzia doveva infatti essere rilasciata dai due soggetti esecutori: 1.238.457,81 euro dall’impresa che doveva eseguire circa il 57% dei lavori, circa 935.000 euro dalla seconda impresa, quella incaricata del restante 43%. .
Purtroppo le sorprese positive finiscono qui e sono rimaste tutte sulla carta.
Come più volte detto in questi mesi, il caso 3 non ha mai visto la luce, l’avanzamento dei lavori si è fermato ad una percentuale marginale del progetto, nessun terrapieno, nessun invaso, di conseguenza nessun collegamento con il fiume, sostanzialmente nulla di funzionale , le proroghe richieste (e concesse dall’Amministrazione) non erano di un anno ma di tre anni, con scadenza fissata al 18/01/2018 invece che a gennaio 2015, ma quello che ha incredibile è quanto si apprende oggi dopo la delibera di aprile 30″ spiega Bertozzi.

«La fideiussione che avrebbe dovuto garantire l’opera, e che nove anni fa (primo termine per l’escussione) aveva certamente un diverso valore in termini finanziari reali, ha visto un primo tentativo di escussione solo nove mesi dopo il rigetto di una quarta richiesta di proroga da parte dei clienti, poi apparentemente nessun atto formale se non due anni e mezzo dopo, quando in data 25/10/2021 la richiesta è stata reiterata senza successo. Il copione si è ripetuto identico dopo altri due anni, il 21/12/2023 il Comune chiede nuovamente, sempre senza andare in tribunale, il garante evidentemente non effettua il pagamento e il Comune attende ancora.
Per vedere il primo atto giudiziario di tutela del proprio credito bisognerà attendere oggi, per la precisione il 30/4/2024, a sei anni dai fatti e ad un anno dalla terribile alluvione che colpì le nostre città”.

«Dagli atti emerge poi un’altra situazione inquietante, la cauzione due, quella da 935.000 euro, quella prevista nella stessa convenzione, quella che avrebbe dovuto coprire il restante 43% dei lavori, è oggetto di contenzioso davanti al Tribunale Corte d’Appello di Bologna. In questo caso il Comune è stato citato in giudizio dalla compagnia assicurativa dopo che questa aveva presentato, invano, ricorso al Tribunale di Ravenna per bloccare la prima richiesta di esecuzione. Il Comune avrebbe richiesto l’escussione diretta ed è stato soggetto passivo del diniego dell’assicuratrice, nessuna apparente responsabilità, ma visto l’esito positivo del primo grado, perché non è stata tentata prima la via giudiziale anche per l’altra garanzia?
Questo incredibile ed opaco susseguirsi di eventi necessita quindi di risposte circostanziate, queste le ragioni dell’interrogazione che ho presentato oggi al Consiglio Comunale, accompagnandola con una richiesta di accesso agli atti per recuperare sia l’accordo del 2010 che il testo della garanzia ottenuto.
Perché abbiamo aspettato sei anni per avviare una causa legale contro il garante? Perché abbiamo aspettato nove mesi per la prima richiesta di esecuzione e perché i solleciti venivano inviati ogni due anni? Se, come tutti auspichiamo, le due garanzie venissero effettivamente incassate, come verranno utilizzati oggi quei soldi? Aver raccolto quei soldi nove anni fa avrebbe contribuito alla nascita del fondo e avrebbe contribuito, lo ripeto ancora una volta, ad alleviare i danni subiti dalla zona a sud della Via Emilia nel tragico maggio 2023. Cosa si farà oggi ?
L’avvio solo oggi della procedura di monitoraggio per il recupero della somma garantita, oltre a sollevare enormi dubbi sulle tempistiche, solleva seri dubbi sulla sua efficacia.
L’amministrazione comunale di Faenza deve dare immediato riscontro alle nostre richieste perché guardando la questione dall’esterno, senza tutti gli elementi a disposizione, lascia intravedere gravi omissioni e potenziali ed enormi danni all’erario, oltre che sociali e ambientali.
E se così fosse, e per il bene della città spero che non sia così, proprio non sarebbe in alcun modo accettabile”.

 
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