37 milioni di euro – .

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37 milioni di euro.

Più o meno 5 milioni di euro l’anno, dal 2017 a oggi, i fondi destinati alla cultura, a vario titolo.

Una figura che fa tremare i polsi.

Un flusso di denaro pubblico che non ha paragoni con nessun’altra città italiana, se rapportato al numero degli abitanti.

La denuncia dei consiglieri d’opposizione ha svelato, facendo piena luce, uno dei meccanismi su cui, negli ultimi anni, l’amministrazione Biondi ha costruito il proprio consenso.

Sono state donate somme da capogiro, per lo più direttamente, senza preparare gare; le risorse pubbliche venivano elargite a istituzioni e associazioni come se fossero una concessione, e solo ad amici o a chi si dimostrava tale. Altre realtà sono rimaste escluse, con una strategia chiara che premiava meccanismi di cooptazione e controllo diretto sulle realtà culturali della città.

Ciò che sorprende, poi, è che le somme siano state utilizzate, per una percentuale molto significativa, in palcoscenici e strutture, oltre che nella comunicazione, premiando aziende note in un nemmeno nascosto conflitto di interessi.

37 milioni di euro.

37 milioni di euro per manifesti di concerti e spettacoli di indiscusso valore, ma che, oltre ad aver regalato serate di intrattenimento agli aquilani, in molti casi a pagamento anche se finanziati con fondi pubblici (e solo nel centro storico, dimenticando le periferie e le frazioni), non hanno costruito nulla di duraturo.

Questa è la realtà sconcertante.

Una volta esaurite le risorse, e non accadrà mai più di averne così tante, sul territorio non rimarrà più nulla se non il ricordo delle serate immortalate nei video del sindaco e della sua squadra di propaganda.

Una volta esaurite le risorse, il Perdono tornerà ad essere quello di prima, da realizzare con meno della metà dei fondi che si è potuto impegnare negli ultimi anni.

Altrove, e con risorse nemmeno paragonabili, abbiamo saputo creare festival ed eventi che, negli anni, sono diventati manifestazioni nazionali e internazionali capaci di attirare migliaia e migliaia di persone: il Festival dei Due Mondi di Spoleto, il Festival della Letteratura a Mantova, La Notte della Taranta a Melpignano, solo per citare alcuni eventi molto diversi.

Qui non siamo riusciti a creare un evento che possa reggersi sulle proprie gambe, con i rubinetti delle risorse pubbliche chiusi. Qui non si è riusciti a favorire la nascita di realtà nuove, giovani e sperimentali, a ridare rinnovata vitalità al tessuto culturale cittadino, ad attrarre soggetti di profilo nazionale ed esportare altrove produzioni di riconosciuta qualità.

37 milioni di euro che hanno avuto un ritorno economico e sociale molto limitato, che hanno ‘ingrassato’ alcune realtà, lasciandone sopravvivere altre – ma niente di più – e facendone morire altre ancora.

Nessun disegno, nessuna strategia, nessuna pianificazione, nessuna pianificazione.

Ci auguriamo che almeno sul riconoscimento di Capitale della Cultura 2026, con lo stanziamento di 1 milione di euro che impallidisce rispetto alle risorse impegnate in questi anni, si possa attivare un meccanismo virtuoso, fatto di partecipazione e confronto vero, fatto di di capacità progettuale e di progettazione di un evento che, auspichiamo, possa finalmente dare una reale visibilità nazionale alla città.

Per il resto bisognerebbe dare spiegazioni alla città su come sono stati spesi gli ingenti fondi pubblici. E forse dovremmo vergognarci un po’.


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