Serata Cremona – All’interno del nuovo Centro Nazionale Autismo della Fondazione Sospiro. Entriamo nella nuova struttura che verrà inaugurata il 4 settembre. Guarda il video

La prima pietra è stata posata il 14 ottobre 2022 e oggi, meno di 2 anni dopo, la struttura è quasi ultimata, i lavori si chiuderanno a fine luglio e la data di inaugurazione è già fissata per il prossimo 4 settembre: parliamo del Centro nazionale per l’autismo, primo e unico centro di eccellenza per i trattamenti più innovativi delle patologie legate all’autismo a partire dall’età evolutiva.

Il nuovo hub di Fondazione Sospiro è in fase di ultimazione, i lavori termineranno a fine luglio e la data ufficiale dell’inaugurazione è già fissata per il 4 settembre. Si scaldano poi i motori per quella che sarà la primo ed unico centro in Italiama anche un’eccellenza a livello europeo, per la cura delle patologie legate allo spettro autistico con una metodologia nuova ed innovativa, studiata insieme all’esperienza di prestigiosi istituti internazionali come il Kennedy Krieger Institute (KKI) e il Università J. Hopkins (Baltimora).

Ci siamo chiesti di conoscere meglio il progetto parlando con i diretti coinvolti della Fondazione Sospiro, che hanno fortemente creduto e lavorato per la realizzazione del centro.

Giovanni Scotti, Presidente della Fondazione Sospiro, dopo aver posato le prime pietre nell’ottobre 2022, ci accoglie oggi in quella che è ormai a tutti gli effetti la struttura in fase di ultimazione e ci racconta il progetto proprio negli ambienti che finora abbiamo solo visto su carta. “ILIl centro, proprio per le sue finalità, mette a disposizione ambienti di diversa natura e funzione, alcuni dedicati all’accoglienza dei pazienti e dei loro familiari, come la foresteria al piano terra, realizzata grazie al sostegno dell’associazione Girogio Conti, e l’area dedicata spazi allo staff che analizzerà e valuterà ogni singolo caso. Al piano superiore abbiamo gli alloggi per gli ospiti, 10 in totale e divisi in due zone, 5 per adulti e 5 per bambini. Ogni camera sarà singola, con la possibilità di ospitare un familiare nelle fasi finali del soggiorno”. Il viaggio nei nuovi ambienti prosegue poi nei locali di servizio: “Abbiamo poi le zone di osservazione, dove gli operatori potranno valutare il comportamento degli ospiti, poi ci sono le cucine e una grande e bella palestra completamente vetrata, affacciata la campagna. Come tutti gli ambienti, caratterizzati da ampie vetrate, per dare un senso di apertura e continuità verso l’esterno“.

Un’opera di grande valore per i servizi alla comunità, ma anche un importante investimento in termini economici e di risorse umane. Il Direttore Generale ci racconta di più Fabio Bertusi: “Per la Fondazione si è trattato di un progetto molto ambizioso, anche in termini economici, con una spesa che è passata dai 3 milioni e mezzo stimati all’inizio dei lavori a circa 7 milioni e mezzo. Abbiamo deciso di gettare il cuore oltre l’ostacolo e ciò che ci ha sostenuto è stata la grande solidarietà del territorio, che non è rimasto insensibile al progetto, contribuendo in larga misura alla spesa. Innanzitutto abbiamo avuto il fondamentale e più consistente sostegno della Fondazione Cariplo e grazie alla raccolta fondi abbiamo raccolto in poco più di due anni oltre 3 milioni e 300mila euro, di cui solo nel 2023 oltre 450mila da privati ​​e 100 mille grazie alle donazioni del 5% 1000. Un grande messaggio di attenzione e cultura del dare“.

Un sogno diventato realtà per la Fondazione Sospiro e per Serafino CortiDirettore del Dipartimento Disabilità per 19 anni, che spiega nel dettaglio l’innovazione dell’approccio terapeutico che verrà attuato nel Centro Nazionale per l’Autismo: “Partiamo dall’idea di voler dare ai pazienti affetti da psicopatologie legate all’autismo e concomitanti con altre patologie, la possibilità di avere uno stile di vita che permetta loro di esprimere al meglio i propri sogni, affetti e capacità. Per questo motivo la nostra struttura non è pensata per diventare un centro residenziale, ma per offrire un periodo limitato di cure che portino al reinserimento – in famiglia o in altre situazioni – anche per quei pazienti che non hanno ora la possibilità anche formazione dei familiari che dovranno accompagnare il bambino o la persona durante il suo reinserimento nella società. Ecco perché per noi è un sogno e il modo migliore per realizzarlo è stato risvegliare la nostra consapevolezza su questi temi e metterci in gioco. questo progetto”.

 
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