Benevento, gli studenti dell’Istituto Galilei protestano: «No al trasferimento»

Dialogo aperto ma il puzzle resta irrisolto. La protesta portata ieri mattina alla Rocca da studenti, genitori e parte del corpo docente dell’Istituto Galileo, data la dimensione plastica della delicatezza della questione. Quasi quattrocento bambini si stanno mobilitando per proteggere il loro destino e quello della loro scuola, a partire da settembre. Ma nelle stesse condizioni versano i 770 studenti delle scuole superiori Giannone classicoe i 600 delAlberti. Tutti accomunati dalla necessità di uscire “di casa” per portare avanti i lavori di ricostruzione e riqualificazione da realizzare grazie agli ingenti finanziamenti ricevuti dalla Provincia. Con scadenze sempre più serrate.

Tutti, o quasi. Galilei ha ribadito ieri mattina in piazza quanto già proposto dal dirigente Giovanni Marro (non presente alla manifestazione) nel corso del vertice tenutosi lunedì in Provincia. Ovvero: perché a spostarsi deve essere una scuola che può trasferirsi all’interno dell’edificio attualmente occupato, e non chi dovrà comunque lasciare la propria sede? L’istituto chiede di restare con le 22 classi delle scuole superiori nell’ala non interessata dalle demolizioni di piazza Risorgimento.

Le restanti 5 classi del tradizionale corso per geometri potrebbero essere ospitate nella nuova struttura realizzata dalla Provincia a Piano Cappelle, nei pressi dell’azienda agricola “Mario Vetrone” già frequentata dagli alunni del convitto. Una soluzione che, però, determinerebbe una diversa classificazione di Giannone e Alberti, che invece hanno concordato, tre giorni fa al tavolo in Provincia, con uno degli scenari proposti dai tecnici di Rocca. I due istituti sono disponibili a convergere in particolare sull’ipotesi numero 4 presentata dai dirigenti provinciali, ovvero il trasferimento dell’Alberti (30 classi) e del Giannone (12 classi) al polo didattico di via Calandra, con il liceo classico che dovrebbe trasferirsi in un altro 24 aule in Galilei. Ma questi ultimi verrebbero dirottati in massa a Piano Cappelle, opzione decisamente scartata dall’istituto per le insostenibili difficoltà logistiche che ne deriverebbero.

“Il Galilei è la nostra sede, difendiamo il nostro diritto a restare” hanno scandito, striscioni e megafoni in mano, i circa 150 studenti, genitori e insegnanti che di prima mattina hanno raggiunto la zona ai piedi della Rocca dei Rettori, chiedendo di essere ricevuto dai responsabili della Provincia. Richiesta accettata dopo poche decine di minuti. La delegazione composta da insegnanti Dario Cataudo, Emilio Di Pietro e Filomena Mazzone Frattolillodai genitori Ettore Marcarelli e Biagio Nappida parte degli studenti Brigida Palumbo e Giorgia Guglielmucci fu ricevuta nella sala consiliare della Rocca dai gestori Nicola Boccalone E Angelo Carmine Giordano. Dopo aver esposto le proprie ragioni, contenute in un documento che paventa addirittura il rischio di chiusura della scuola per perdita di alunni qualora dovesse andare in porto il trasferimento a Piano Cappelle, i rappresentanti di Galilei hanno ascoltato le parole del presidente della Provincia Nino Lombardi tramite collegamento video. “Non c’è ancora una decisione definitiva, terremo conto delle esigenze da voi avanzate – ha assicurato Lombardi – Ma dobbiamo tenere conto anche di quelle delle altre scuole”.

“La Provincia – ha aggiunto – si sta impegnando per dare risposte a tutti, come dimostra il notevole impegno economico profuso per l’acquisizione e l’adeguamento funzionale di un intero immobile in via Calandra”. Bisognerà trovare una soluzione entro il 30, data del prossimo tavolo in Provincia.

Una lotta di classi, ma anche di classe. Negli slogan di ieri mattina non sono rimasti inascoltati quelli pronunciati dagli studenti Galilei rivolti a Giannone. Una riproposizione dell’eterna rivalità tra la scuola percepita come quella dei “vip”, cioè lo storico liceo classico, e il più modesto, o presunto tale, ex Geometra. “Cosa hanno gli altri più di noi?” si è chiesto non a caso uno dei banner esposti. Una questione che alimenta il sospetto che le scelte possano essere guidate anche da criteri ineguali di “maggiore tutela”. E, del resto, la stessa denuncia era stata messa nero su bianco, giorni fa, da Alberti, nella dura nota di protesta prima del vertice in Provincia, che parlava di “scuole di serie A e di serie B”.

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La mattina

 
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