Cremona Sera – Il mistero delle incisioni sui mirini di avvistamento del Torrazzo e del sistema difensivo della città. Le mappe di Giulio Grimozzi, “Magister del Torrazzo”

È molto raro che in una sola persona, nonostante uno studio rigoroso, confluiscano molteplici profili di conoscenze e competenze. Nel caso del ‘Magistero di Torrazzo‘ci troviamo di fronte non solo ad un conoscitore di documenti secchi e pergamene, ma ad un artista, artigiano ed estimatore della materia di cui è fatto il patrimonio culturale, progettista e soprattutto topografo. Il geometra 87enne è questo e molto altro Giulio Grimozzi, uno dei più importanti protagonisti viventi della cultura cremonese. Nuovo marcatore con la sua associazione’Centro studi laboratorio Cotto‘ (laboratoriodelcotto.wordpress.com, [email protected], sede in Largo donatori dell’epoca della scuola Anna Frank) dell’interessante mostra sulle sculture del Duomo di Cremona, su calchi da lui realizzati con gomme speciali realizzati nel 1989 con autorizzazione della Soprintendenza durante i lavori di ristrutturazione della facciata. L’occasione di conoscerlo è ancora più preziosa poiché tutte le sue opere sono rimaste inedite, un tesoro bibliografico che aspetta solo di essere svelato al popolo cremonese.

Intervistare il magister è come addentrarsi nelle radici più profonde della storia cremonese, tanto che una chiacchierata che non avrebbe dovuto durare più di 10 minuti è durata un’ora tra i misteri della fondazione del Torrazzo e della città del vescovo, per scoprire il facciata ‘vera’ del Duomo su Largo Boccaccino e salire sui peducci in marmo di Botticino della prima torre cremonese, la torre di avvistamento alta poco più di 70 metri, costruita decenni prima di quella attuale, su una più antica che si affaccia sul bordo orientale del terrazzo fiume della fondazione della città.

Nonostante sia stato scavato a -8 m dal piano attuale, e nonostante l’enorme peso che dovrebbe essere sostenuto da una piattaforma di fondazione di almeno 30mx30m, nessuno è mai riuscito ad intercettare le fondazioni della torre, che si presenta come una sorta di palificazione di mattoni nella sabbia. Quattro milioni di mattoni, costruiti da diverse generazioni di cremonesi, anche se non si conosce la data di fondazione della torre. È nel cuore del simbolo della città che nel 1984, in occasione del restauro dell’orologio astronomico, Grimozzi fu chiamato a risolvere un dilemma con cui i restauratori si trovarono a confrontarsi. Le lastre marmoree della torre del X secolo, massiccia torre di avvistamento che verrà rialzata e dotata dell’attuale ghirlanda alla fine del XIII secolo, conservano scritte illeggibili. E alcune linee radiali che sembrano indicare punti di avvistamento nel territorio sotto il controllo di Cremona. Molto diversa dall’attuale provincia e che comprende località da sempre legate a Cremona ma oggi comprese nel lodigiano, nel basso bresciano e nell’Oltrepò Cremonese, oggi comprese nelle province di Parma e Piacenza ma fino al 1700 di proprietà dalla diocesi e dalle famiglie nobili cremonesi. Le località presenti sulle lastre di marmo del Torrazzo, oggi indicate da targhe metalliche, comprendono attentamente quelle comunità lombarde cremonesi a lungo studiate da Gualazzini nelle sue ricerche, insediate nell’attuale provincia di Parma tra Polesine, Zibello, Soarza, Villanova d’Arda e Pieve Ottoville.

Decine di segni, nomi, lettere, molti dei quali consumati dal tempo: la mappa difensiva della città e le torri di avvistamento delle sue campagne sulle due sponde del Po, da secoli. Sono gli obiettivi, i segnali da cui dirigere l’osservazione per chi aveva il compito di monitorare il territorio e lanciare l’allarme in caso di attacco”,Un’eventualità che studiando la storia di Cremona del Campi ho notato con una media di circa due anni. Cremona era una città molto potente e sempre in guerra con i suoi vicini”spiega Grimozzi, “Al tempo di Federico II, l’imperatore che dimorava a Cremona, storica nemica di Cremona, Milano contava 16.000 abitanti mentre Cremona arrivava a 60.000. “In quei secoli Cremona si ergeva come un baluardo sul Po, circondata da decine di nemici desiderosi di toglierle la sua fonte di ricchezza, il commercio. Si hanno notizie di mercanti che giungevano a Cremona dalla Scandinavia per acquistare broccati e tessuti di lino“, esordisce Grimozzi. “Così, utilizzando un goniometro costruito per l’occasione, dato che la ghirlanda realizzata alla fine del Duecento aveva bloccato la vista che si poteva ammirare nell’alto medioevo, ho riprodotto fedelmente i nomi dei paesi delle ‘mire’: i punti di riferimento di un grandioso sistema difensivo che utilizzava specchi e altri strumenti, che potrebbe essere stato attivo già in epoca romana e altomedievale“.

“Il territorio intorno alla città, infatti, solo in tempi recenti è diventato ‘calvo’ (privo di alberi), come lo vediamo oggi. Fino almeno alla prima metà dell’Ottocento boschi e piante che superavano i 40 metri di altezza nascondevano i movimenti delle truppe nemiche. Una serie di punti di avvistamento, torri, poi campanili, disseminati su tutto il territorio sia cremonese che fuori dalla giurisdizione dei suoi confini, a partire dal Torrazzo, utili in caso di attacco..”

I nomi che i nostri milites avevano inciso sul marmo del primitivo Torrazzo sono gli stessi che conosciamo dalle cronache ma con qualche sorpresa. Ai nemici Placensa, Crema E Brisia aggiungere località cremonesi dell’Oltrepò oggi in provincia di Piacenza e Parma (l’antico confine di Cremona era sul Taro) come Pieve Ottoville E Polesine (plebs Aldes Villarum, insediamenti dei Longobardi cremonesi oltre il Po) ad ulteriore prova del controllo cremonese su entrambe le sponde del fiume. E poi ancora le cave di Botticino, Rumanengo E Soresina, Seniga Gambara E Ostiano, Picco E Castello di Lione. San Rocco al Porto, Castelnuovo Bocca d’Adda E Scatole Landioggi parte della provincia di Lodi ma storicamente legato a Cremona, e poi ancora Zibello, Soarza, Villanova, San Giuliano oggi Piacenza, Soarza, Pieve San Jacobi E Borgolieto (Burgis Letorum) di Gussola il punto più orientale (40 km) dove è storicamente attestata una torre, oggi inglobata nel palazzo Ala Ponzone.

Luoghi che formavano una sorta di corona difensiva di Cremona in collegamento diretto con la città attraverso segni e simboli che potevano comprendere anche l’accensione di cataste di legna, fumo e fuochi notturni. A 2040 anni dalla sua fondazione, più ci si addentra nella sua storia, più si percorrono le vie che si affacciano sulle centuriazioni romane, più si percorrono i sentieri rimasti per millenni allineati con campanili e pievi, più le grandiose quanto più emerge il disegno della colonia di Roma, quanto più si comprendono in profondità le caratteristiche strategiche e militari alla base della sua longevità.

Cremona, un tesoro di cultura e civiltà che non smette mai di stupirci. Il professore non ha trascritto o pubblicato digitalmente nessuno dei suoi studi. Come salvaguardarli per lasciarli in eredità alle nuove generazioni di studiosi e appassionati di storia cremonesi che possano contribuire a diffondere e immortalare la loro storia?

Le foto dei luoghi e del Torrazzo sono tutte di Antonio Leoni, quella di Giulio Grimozzi è da “Riflessi Magazine”,

 
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