VASTO. “Non volevo farmi vedere, mi nascondevo dietro i miei compagni di scuola. Mi faceva male essere preso in giro, ogni volta che uscivo di casa mi succedeva qualcosa e parlo soprattutto di violenza psicologica. Un giorno una signora si fermò con la sua macchina, dietro di lei c’erano la figlia e una donna anziana. Cercava una strada della mia città, ma quando ha abbassato il finestrino mi ha visto ed è subito scappata”.
Una storia dura e intensa quella Raffaele Capperi ha tenuto a Vasto la prima doppia presentazione del suo libro “Brutto e cattivo”. ospite dell’Itset Palizzi e poi del Centro Bibliotecario Raffaele Mattioli. In occasione del secondo Caffè Letterario Emily (Legislazione)Caperri ha raccontato la sua vita che cammina al suo fianco fin dalla nascita La sindrome di Treacher Collins, una malattia rara diventata nota dopo il romanzo e il film “Wonder”. “La mia è una storia di grande coraggio e rinascita e intendo trasmettere agli altri quali sono i veri valori della vita. Non serve trattare la disabilità con la negazione ma possiamo trasformarla in un punto di forza. Voglio trasmettere a chi si trova nella mia stessa situazione la certezza che potremo uscirne migliori”. spiega lo scrittore.
Un percorso che nel tempo gli ha regalato anche alcune svolte, come quando a 19 anni ha potuto finalmente iniziare a sentire i rumori attorno a sé, i propri passi e quelli della sua famiglia, grazie ad un apparecchio acustico. Tra i tanti di questi momenti, però, probabilmente quello che lo ha aiutato di più e che ha trasmesso al pubblico vastese è stata la grande forza interiore che è riuscito a far crescere dentro di sé per superare il dramma e renderlo costruttivo, soprattutto per gli altri.
“Ho scritto il libro con l’esigenza di far capire che compiere un atto di bullismo può causare danni fisici e psicologici e quindi bisogna far capire che bisogna dare peso alle parole e soprattutto non restare indifferenti alle situazioni in cui vediamo qualcuno in difficoltà. A scuola gli studenti di Vasto mi hanno chiesto come ho reagito quando ho subito episodi di bullismo. Mi sono rifugiato chiudendomi in camera o in bagno, confondendo i miei pensieri nella musica. Ho nascosto tutto alla mia famiglia perché non soffrissero e non voglio che altri commettano il mio stesso errore. Dobbiamo parlare dei nostri problemi a chi ci ama e soprattutto non dobbiamo rispondere con violenza agli insulti che riceviamo. La vera arma che spiazza gli altri e trafigge il male è la gentilezza”, conclude Capperi.
“Ho subito violenza psicologica, oggi la disabilità è un punto di forza”
Vastoweb
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