Elezioni comunali, Castelli fa perdere Pontida alla Lega dopo vent’anni: grazie al candidato dell’ex ministro il Comune passa al centrosinistra

Elezioni comunali, Castelli fa perdere Pontida alla Lega dopo vent’anni: grazie al candidato dell’ex ministro il Comune passa al centrosinistra
Elezioni comunali, Castelli fa perdere Pontida alla Lega dopo vent’anni: grazie al candidato dell’ex ministro il Comune passa al centrosinistra

Milano, 10 giugno. (Adnkronos) – Un regolamento di conti definitivo in cui la riforma della giustizia ha come obiettivo il controllo politico e nessun vantaggio per il cittadino. È questa la sintesi dell’assemblea della sezione milanese dell’Associazione nazionale magistrati che, oltre a esprimere “ferma contrarietà” al disegno di legge di riforma costituzionale del Csm, considera da considerare l’ultima iniziativa del ministro della Giustizia Carlo Nordio nei confronti di tre giudici essere “inaccettabile”. è intervenuto sul caso Artem Uss che “conferma l’idea di un uso intimidatorio dell’azione disciplinare, volto a punire i magistrati per il merito delle loro decisioni, sgradite al governo di turno”.

Il presidente del tribunale di Milano Fabio Roia non esita a definire un precedente “molto pericoloso” rimproverando al ministro “che si sente addosso la toga” di quella toga “si è slacciata nell’esercizio dell’attività politica”. Roia rivendica il ruolo della magistratura come “un’istituzione che ama le altre istituzioni e non deve essere vista come un nemico”. Chiede invece “resistenza” al pm Luca Poniz che non usa mezzi termini: “siamo di fronte a un regolamento definitivo dei conti” contro la magistratura e per questo “dobbiamo essere pronti a una mobilitazione della giustizia”.

La comunicazione, il porta a porta, una “maratona” per spiegare una riforma “che serve ai politici e non ai cittadini” dove “la separazione delle carriere si fa per altri scopi” per usare le parole del procuratore generale Francesca Nanni, sono la ‘controffensiva’ ‘ ad una riforma che suscita “fortissima preoccupazione per la qualità della giustizia che non può più essere garantita ai cittadini”. Il progetto di riforma nel suo complesso comporterebbe “un forte ridimensionamento dell’organo di autogoverno, il cui equilibrio interno verrebbe gravemente alterato, mettendo a serio rischio l’indipendenza dell’intera magistratura”.

Nel documento finale dell’assemblea della sezione milanese dell’Associazione nazionale magistrati, sintesi di quasi tre intense ore di discussione, “la creazione di due distinti Consigli superiori della magistratura accusa e giudicante determinerebbe il definitivo distacco dell’opinione pubblica procuratore dalla giurisdizione e, quindi, dalla garanzia di assoluta indipendenza (“I giudici sono soggetti solo alla legge”) e costituirebbe un’occasione per sancirne la sottomissione, diretta o indiretta, alla sfera di influenza del potere esecutivo”.

L’ulteriore scelta di introdurre il sorteggio come modalità di nomina dei membri dei due consigli superiori “genererebbe il forte pericolo di alterare gli equilibri interni delle due componenti, recidendo il legame con il corpo elettorale dei professionisti, a vantaggio dei membri laici, solo formalmente sorteggiati”. Inoltre, è difficile comprendere la coerenza, sul piano costituzionale, della scelta di istituire un’Alta Corte disciplinare, distinta dai due consigli superiori della magistratura. Ancora una volta, dietro l’apparente volontà di arginare la deriva attuale si nasconde l’intento di ridurre l’autonomia dell’intera magistratura, aumentando la capacità di condizionamento politico sull’esercizio autonomo della giurisdizione, a tutela del principio di uguaglianza dei cittadini”.

L’assemblea delle toghe milanesi “auspica un forte impegno da parte dell’intera magistratura per manifestare ferma opposizione a ogni tentativo di condizionare l’autonomia e l’indipendenza della magistratura – attraverso iniziative di riforma o con il ricorso inedito all’azione disciplinare – attraverso iniziative pubbliche, dibattiti e incontri, con il coinvolgimento della professione forense e del mondo accademico, volti a informare i cittadini sulle possibili conseguenze delle scelte dannose dell’esecutivo, in sintonia con quanto già deciso dall’ultima assemblea generale; negli uffici l’assoluta mancanza di risorse, principale causa del malfunzionamento della giustizia in Italia; monitorare l’andamento dell’iter parlamentare, non escludendo il ricorso all’astensione dal proprio servizio qualora ciò si renda necessario”.

 
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