La Divina Eleonora Duse raccontata da Mirella Schino apre l’Estate al MAXXI L’Aquila – .


L’AQUILA – La recensione Libri e cinema in tribunale delEstate a MAXXI L’Aquila si apre con un omaggio alla più grande attrice di tutti i tempi, la Divine – così noto al pubblico mondiale – Eleonora Duse.

Mirella Schinodocente di Discipline dello spettacolo all’Università Roma Tre, torna all’Aquila, dove ha a lungo insegnato alla Facoltà di Lettere e Filosofia, per presentare il suo libro Eleonora Duse. Storia e immagini di una rivoluzione teatrale, edito da Carocci nel 2023. Il volume, presentato in dialogo con Doriana Legge di Univaq, in occasione del centenario della morte di Eleonora Duse, ripercorre con testimonianze, racconti e carteggi un ritratto dell’attrice che rivoluzionò il teatro moderno, famosa in tutto il mondo, ma soprattutto in Abruzzo, per il suo amore tormentato e idilliaco con il poeta Gabriele D’Annunzio.

Una figura molto indagata e studiata ma sulla quale aleggia ancora molto mistero. Mirella Schino, che nel corso degli anni si è trovata a interagire più volte, con un intervallo regolare di quindici anni, con il personaggio di Eleonora Duse, si propone con il suo testo di approfondire quegli aspetti più nascosti, ma anche più peculiari, che hanno reso la Duse un’icona indiscussa della scena mondiale.

Ma cosa rende Eleonora così? Divine? La fame di verità che è riuscita a portare sul palco è sicuramente il motivo più grande del suo successo. La sua recitazione, così ricca di gesti e movimenti, era naturale, vera e permeante, tanto da ispirare Stanislavskij nello sviluppo del suo metodo di recitazione. Là Duse ha saputo entrare nei suoi personaggi, rivoluzionandoli e facendoli suoi, smontandone le sceneggiature per inserirvi dentro il suo messaggio personale, mettendoci il suo vissuto e i suoi sentimenti. Il risultato? Un modo di recitare persuasivo e coinvolgente perché, in effetti, è vero. Talmente coinvolgente da incantare il pubblico straniero pur mantenendo sempre l’italiano come lingua per i suoi personaggi.

Drammaturgo russo Anton Cechov ha scritto di lei: «Ho appena visto l’attrice italiana Duse nella Cleopatra di Shakespeare. Non so l’italiano, ma si è comportata così bene che sembrava capire ogni parola; che attrice meravigliosa è!. Questo perché la sua presenza, il suo controllo del corpo e della voce erano capaci di abbattere tutte le barriere comunicative dettate dalla diversità della lingua. Anche lei conquistò così Lee Strasbergil direttore fondatore del famoso “Metodo di recitazione”, e quello fantastico Charlie Chaplin che lo ha definito “anima dell’arte”.

Eleonora, inoltre, utilizzava i suoi personaggi per comunicare un messaggio all’avanguardia per il suo tempo. Di lei le sue donne, infatti, con cui confermerà la sua amicizia Sibilla Aleramo, furono portatrici di rivoluzione e di rottura con il mondo borghese, attanagliate dalla logica del denaro, del potere e da una visione subordinata del ruolo delle donne. Là Duse li incarna, dà loro corpo, voce e istinto Teresa Raquin Di Emilio Zolauna delle opere più rappresentative del naturalismo francese, alla Nora di Casa delle bambole Di Henrik Ibsenun’opera che si scaglia contro l’ipocrita perbenismo ottocentesco, e lo fa con una veemenza, a tratti nevrotica, di innegabile forza e verosimiglianza.

Proprio a quel mondo borghese dominato dal dio denaro, incapace di provare emozioni sincere, Eleonora contrappone la verità dei sentimenti, che non mancherà in nessuno dei suoi personaggi, in particolare in La signora delle camelie che porterà in scena per trent’anni. Rompe completamente gli schemi del teatro ottocentesco, ma lo fa con il rumore della sua grazia, con l’audacia di mostrarsi e accettarsi per quello che è, libera, naturale, senza trucco, con le rughe sul viso e capelli bianchissimi, si veste di viola – colore bandito in teatro – e impone nuovi modi di fare e concepire l’arte.

Duse implementa un “rivoluzione silenziosa” nel teatro che non è solo stilistico; cambia il significato del teatro stesso e il motivo per cui ci andiamo. La rivoluzione di cui è pioniera è prima di tutto una rivoluzione – o sarebbe meglio dire un terremoto – che scatena nel suo pubblico shock emotivi ed esistenziali che, inevitabilmente, lo portano a riflessioni sul mondo. Andiamo quindi a teatro non più per piacere e cultura, ma per fare i conti con parti di noi stessi. Eleonora sa sorprendere il suo pubblico con una tensione nervosa ed esasperata che la farà definire “moderna” da un pubblico più giovane e meno costruito, sa imporsi al loro sguardo instaurando con loro un rapporto intimo e profondo. Per questo molti torneranno a vederlo più e più volte, creando nuove abitudini negli spettatori che andavano a teatro solo per diletto.

Dell’amore travolgente con l’abruzzese D’Annunzio – secondo però a Boitomeno ricordati – rimangono come testimoni, oltre alle lettere raccolte Come il mare ti parloopere di grande bellezza come il romanzo Fuoco, il che le costò non poche critiche, e la raccolta poetica Alcione. Ma Eleonora fu determinante per il successo del poeta. Lei, infatti, ha portato sulla scena molte delle sue opere, spesso finanziandole di tasca propria e contribuendo alla loro fama. Fu un amore tormentato che segnò la vita personale e artistica di entrambi, un sodalizio artistico di grandi frutti. Quando la Duse morì, durante la sua ultima tournée a Pittsburgh, Gabriele disse: “È morto quello che non meritavo”forse rimuginando sul fatto di aver preferito a lei Sarah Bernhardt, celebre rivale della Duse, per la prima francese di La città morta.

Ma Eleonora, in cuor suo, forse per la sua libertà e per la forza del suo progetto artistico, lo aveva già perdonato con una delle frasi, a mio avviso, più belle, esemplari e rappresentative della sua veemenza interiore: «Lo perdono per avermi sfruttato, rovinato, umiliato. Gli perdono tutto, perché amavo”.


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