“Siamo chiamati ad essere lì, nel mondo e nella storia, come comunità” – .

Lamezia Terme – “Se sant’Antonio è riuscito a vivere la “provocazione” del Vangelo nella sua epoca, significa che in ogni epoca, in ogni tempo, in ogni contesto sociale e culturale, è possibile vivere il Vangelo facendo scelta, decidere di aderire liberamente alla Parola di Gesù, alla Parola che è Gesù. Pensiamo alla figura di Antonio da Padova, alla sua grande predicazione, al suo linguaggio ancora oggi venerato: il linguaggio di sant’Antonio denunciava il male, chiamandolo per nome, ma sapeva costruire il bene. In ogni processione, la gente segue l’immagine di un Santo per dire che anche noi, oggi, vogliamo ripetere gli stessi passi che, all’interno dell’umanità, hanno fatto i Santi”. Così il vescovo di Lamezia Terme monsignor Serafino Parisi a conclusione della processione in onore di Sant’Antonio da Padova.

La riflessione del presule si è incentrata sull’amore, sottolineando come “la nostra città e tutta la nostra diocesi sentono fortemente il bisogno di vivere la fede in modo comunitario, come abbiamo più volte affermato durante quest’anno. Non in modo isolato, individualistico o intimistico: la fede ci coinvolge come comunità. Siamo chiamati ad essere presenti, come credenti, nel mondo e nella storia, come comunità. E per essere comunità dobbiamo realizzare quella che è stata la più grande rivoluzione di Gesù, seguita dai Santi: quella dell’amore. Sulla Croce, Gesù è morto per amore e la Croce, sormontata da Gesù, si è trasformata da patibolo di morte in albero di vita. Guardando la Croce di Gesù, che ha dato la vita per amore, possiamo introdurre questo principio nelle nostre relazioni umane, costruire le nostre relazioni nel nome della speranza, attingere dalla fede la forza per costruire una nuova storia per questo nostro territorio”. “La grande innovazione portata da Gesù – ha proseguito Parisi – sta nel fatto che, se prima i rapporti erano basati su legami di sangue, di carne, Gesù si è donato per tutti e quindi è possibile anche tra “estranei” stabilire rapporti di cura, di vicinanza, d’amore. La novità di Gesù è ancora possibile: nessuno ha un amore più grande di chi dona la vita per i propri amici”. Di qui il monito del vescovo che “come popolo di Lamezia non operiamo in modo disintegrato, ma costruiamo legami di comunione e gli altri possano parlare della nostra comunità non come una massa amorfa, ma come una comunità di credenti impegnati, in nome della propria fede, per costruire una società che si riconosca dall’amore e, in un tempo di divisioni, possa annunciare una parola profetica di “tessere” di rapporti fatti di amore e di carità”.

“Auguro a tutti noi – ha concluso Parisi – di poter camminare come camminarono i Santi, di poter seguire il loro passo. Spero che tutti noi possiamo imparare da sant’Antonio a dire la Parola del Vangelo, certamente con la lingua ma soprattutto con la vita”. Da mons. Parisi un pensiero speciale e l’invito a pregare “per i poveri, gli ultimi, per coloro che hanno perso il lavoro e non hanno prospettive per il futuro, per coloro che attendono la pace. Penso in particolare alle persone in sedia a rotelle: se nei malati c’è la carne di Cristo e servire i malati significa prendersi cura della carne di Cristo, le sedie a rotelle sono “ostensori” che mostrano Gesù che aspetta la nostra cura e il nostro servizio. Gesù ci chiede che il nostro passo possa mettersi in sintonia con il passo stanco dei malati, di chi non ha più fiato, di chi fa fatica a respirare, di chi ha bisogno di qualcuno che prenda in mano quell’“ostensorio” per muoversi inoltrare. ”e spingete quella sedia a rotelle, perché nel servizio dell’amore c’è ancora speranza per la nostra umanità”. Mons. Parisi ha poi ringraziato le forze dell’ordine e le associazioni di volontariato, che hanno permesso il regolare svolgimento della processione, lo statuario di Sant’Antonio, le autorità civili e militari.

 
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