Le pagelle del G7, superate e bocciate. Papa Superstar, Macron in crisi, Biden vince, Scholz poco entusiasta – .

Le pagelle del G7, superate e bocciate. Papa Superstar, Macron in crisi, Biden vince, Scholz poco entusiasta – .
Le pagelle del G7, superate e bocciate. Papa Superstar, Macron in crisi, Biden vince, Scholz poco entusiasta – .

SAVELLETRI (BRINDISI) I grandi leader se ne sono andati, e ciò che resta di loro – qui Borgo Egnazia – solo qualche ricordo, raccontato sottovoce, per paura di ritorsioni sul lavoro, di chi rifaceva i letti delle grandi firme e anche i bagni: «I più educati erano due tedeschi. Tutto quello che hanno fatto è stato dire danke, danke, danke.

Chi? «Ursula von der Leyen è la moglie di Scholz, che è una vera signora». Gli altri, un po’ maleducati? No, ma un po’ affrettato, come forse è chiaro in eventi così impegnativi dal punto di vista geopolitico.

G7, le prime signore e mariti in visita ad Alberobello: tra loro Yuko Kishida e Heiko Echter von der Leyen

Le “pagelle” del G7.

E comunque: «Spero che tornino presto a fare le vacanze in questa bella Puglia – le parole di Giorgia – e nel frattempo i dirigenti se ne sono andati tutti contenti». Proprio tutti i contenuti, dal punto di vista dei risultati personali e dello specifico interesse nazionale, non possono dirsi ridimensionati dalla trasferta italiana. Ci sono stati vincitori, vinti e pareggi in questo supervertice che, a livello mondano, si è concluso con il concerto di Andrea Bocelli nella piazzetta di Borgo Egnazia con Biden che dorme in prima fila, idem Ursula che ha fatto un pisolino nonostante Puccini, e lì vicino la coppia Meloni-Sunak era raggiante e sorridente ascoltando Turandot.

Caratteri

Se la Meloni vincesse in maniera schiacciante – alcuni dei suoi l’hanno ribattezzata «Peccatrice», prima di andare a rilassarsi al G7 concluso al concerto barese di Renato Zero che l’altra mattina, incontrato in un bar del centro, aveva detto: «Ah , è d’accordo con il G7? Non lo sapevo” – Macron è uscito ferito da questa tre giorni di fascino e di sfide globali. Andando a Parigi, il presidente francese aveva un’espressione cupa, il cui agguato elettorale sull’aborto è fallito: perché il G7 a guida italiana, nelle sue conclusioni, non ha cancellato la difesa dell’aborto nelle sue conclusioni ma nemmeno questa questione è un feticcio.

Il gelo tra Macron e Meloni alla cena nel castello svevo di Brindisi segnalava un conflitto in corso, ma forse più dovuto al fatto che il francese non sopportava di vedersi scavalcato da Giorgia nel protagonismo sull’Ucraina, di dover constatare che agli occhi di tutti i colleghi sono state rilevanti la sua sconfitta alle elezioni europee e quella probabile al voto politico anticipato e in generale la perdita di peso dell’asse franco-tedesco che è uno dei fiori all’occhiello di questo G7. A proposito, che mi dici di Scholz? La sua apprezzatissima moglie preparava le orecchiette a mano con le donne che la Meloni chiamava nella piazzetta di questo “villaggio globale” (copyright Giorgia) e menzionava ballando la pizzica. Molto bene. Il Cancelliere, però, è stato il meno entusiasta della decisione sui beni russi da destinare all’Ucraina e ogni volta che ha accennato all’inasprimento delle sanzioni contro Mosca si è incupito. Ritorna, piuttosto esausto, a Berlino, dove gli estremisti di destra dell’ADF hanno superato i socialdemocratici. Scholz è tra i perdenti, mentre sia Trudeau che Kishida hanno pareggiato.

LE SCARPE E IL PACIFICO
Il canadese (ammirato dalle donne del posto sia per la sua prestanza sia perché libero dopo la separazione dalla moglie) si distingueva soprattutto per le scarpe marroni sotto l’abito scuro istituzionale. Potrebbe essere contento dell’attenzione del G7 sull’Indo-Pacifico, ma è rimasto laterale anche se i giapponesi hanno firmato un accordo con Zelenskyj. Chi ha vinto e come, al punto da fare tanti complimenti al Papa, con il quale non andava d’accordo perché lo considerava poco duro nei confronti di Putin, e Francesco ha ricambiato: «Continuo a pregare per voi, ma pregate per Me. ».

Avere i 50 miliardi però per Zelenskyj è un contentino, anzi un contentino, che vorrebbe tanto aumentare venendo subito accettato come nuovo membro della NATO, ma non si può fare perché lo Zar comincerebbe a bombardare anche il Colosseo e la Statua della Libertà. Von der Leyen ha ottenuto una piccola vittoria, nel senso che nei corridoi e nel piscio di Borgo Egnazia non è emerso nessun nome forte alternativo a lui come presidente della Commissione europea. E tutti l’hanno onorata come se fosse già al bis, cosa che non è ma potrebbe anche essere. Resta da dire di Biden. Ha perso perché ha mostrato tutta la sua fragilità fisica, ma ha vinto in maniera schiacciante – e quindi è passato a pieni voti – perché la linea sull’Ucraina è la sua linea e anche la linea, insieme alla Meloni, sulle migrazioni e sul sostegno ai Paesi africani. Resta da dire del Papa. Ma sarebbe inutile: tutti, ma proprio tutti, avrebbero voluto salire a cavalcioni della sua sedia a rotelle. E poiché non ha fatto il guastafeste con l’Ucraina, dicendo (come in passato) che deve alzare “bandiera bianca” o che la Russia è vittima della Nato “che abbaia alle sue porte”, Bergoglio somigliava a Biden: entrambi acciaccati fisicamente ma trionfante in un G7 di vecchi leoni più Giorgetta.

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