“Spesso manca il richiamo vaccinale, una tendenza in aumento” – .

TRENTO. Soprattutto nei bambini molto piccoli ma anche negli adolescenti, nei ragazzi dai 10 ai 18 anni e non mancano alcuni casi negli adulti. Anche nel trentino stiamo assistendo un aumento dei casi di pertosse. Una ripresa che si è vista negli ultimi mesi 3 bambini sotto un anno ricoverati all’ospedale Santa Chiara di Trento.

Dopo l’allarme lanciato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), che ha evidenziato quasi 60mila casi di pertosse in tutta Europa nel corso del 2023 e fino ad aprile 2024, registrando un incremento di oltre 10 volte rispetto agli anni 2022 e 2021nei giorni scorsi anche il Società Italiana di Pediatria ha deciso di farlo lanciare l’allarme per un malattia che colpisce soprattutto neonati e bambini non vaccinati e quello che ha visto un aumento dell’800% dei ricoveri ospedalieri rispetto all’anno scorso.

La pertosse è una malattia altamente contagioso e pericolososoprattutto nei primi mesi di vita e in neonati che hanno un rischio maggiore di complicazioni e morte. In questo la mortalità nella fascia di età è compresa tra 1 e 1,5%.

“Da inizio anno – spiega a le Dolomiti il direttore del Dipartimento di Prevenzione Maria Grazia Zuccali – abbiamo registrato 51 casi di pertosse di tutte le età. UN trend sicuramente in aumento rispetto agli anni precedenti”. La popolazione può essere protetta attraverso la vaccinazione. Per i neonati l’immunizzazione della madre durante il secondo e terzo trimestre di gravidanza è importante oltre ad essere altamente sicura ed efficace come spiegato dai pediatri italiani.

“Abbiamo una buona copertura vaccinale a due anni di età dei bambini rispetto all’esavalente che contiene anche pertosse – spiega il dottor Zuccali – e potremo avere il 96% dei nostri figli protetto. Tuttavia, non è una vaccinazione permanente i promemoria sono necessari con una certa frequenza”.

A sei anni circa, appunto, in Trentino si registra un calo delle coperture vaccinali del 5%.. “Diversi bambini non tornano per il richiamo. La mancanza di regolarità con cui viene somministrata la vaccinazione espone al rischio di avere pertosse.

Nei bambini più grandi o negli adolescenti la malattia diventa meno problematica ma può esserci contagio – spiega ancora Zuccali – ai fratelli più piccoli o ai neonati. Per questo motivo consigliamo la vaccinazione alla madre incinta e anche ai contatti stretti del nascituro per creare una barriera”.

 
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