Tutino, il suo agente e l’inevitabile confronto con Gigi Marulla – .

COSENZA Partiamo dalla nota più lieta, che non è affatto un’ipoteca sul futuro, ma almeno aiuterà, per qualche giorno o settimana, a far lavorare in serenità il Cosenza calcio e a non disperdere l’entusiasmo, sempre generoso, di Piazza Bruzia verso i colori rossoblù: il riscatto Gennaro Tutino.
Eugenio Guarascio ha finalmente realizzato lo sforzo economico al quale non poteva sottrarsi, e, venerdì scorso, ha voluto annunciarlo di persona, come non faceva da anni, con una nuova, leggera, giacca verde militare (i tempi della giallo canarino) davanti ai volti non abituati alla sua presenza dei cronisti locali.
Dunque il primo passo, quello più temuto e atteso, è stato fatto. Ora, ovviamente, bisognerà capire quale sarà la seconda, tenendo presente alcune cose di non poco conto. Il primo è quello Tutino non vuole restare a Cosenza. In realtà, malgrado le chiacchiere superficiali, lo si poteva immaginare già da tempo, ma le parole mediocri, imprudenti e totalmente fuori luogo con cui ha parlato il suo agente Mario Giuffredi sabato scorso ha ritenuto opportuno ricordarlo, hanno avuto il potere di creare una grande frattura nel rapporto d’amore tra il calciatore e i tifosi rossoblù. Uno scorcio con tanto di attacco al titolare Guarascio: «non mi ha nemmeno chiamato per informarmi del riscatto, Che piaccia o no, il ciclo di Gennaro a Cosenza è finito».
La seconda cosa di non poco conto è che il Cosenza, che ha lasciato intendere in più occasioni di aver compiuto un gesto insolito acquistando il centravanti del Parma, anche se voleva, e soprattutto voleva, riuscire a convincerlo a restare (ma l’operazione appare a dir poco fantascientifica), poi dovrebbe fargli firmare un nuovo contratto pluriennale con figure mai viste in zona Via degli Stadi.
Punto tre (che ci tiene in bilico tra dura realtà e fantacalcio): se Tutino restasse sulle sponde del Crati, a quel punto sarebbe consequenziale assicurargli un crescita qualitativa della squadra che affronterà il settimo torneo consecutivo di Serie B dell’era Guarascian, e questo significherebbe tanti, tanti soldi in più da guadagnare e un obiettivo nella massima serie. A ciò vanno aggiunte le dichiarazioni diplomatiche del nuovo ds Gennaro Delvecchio: «Prima di prendere una decisione su Tutino, discuteremo con il nuovo allenatore», come se quest’ultimo, fosse anche Guardiola o Ancelotti, potrà dire la sua sull’eventuale conferma del giocatore simbolo in rosa, Dopo Gigi Marulladel Cosenza calcio.
Parlando di Marulla, viene da pensare che per un anno Tutino sia stato giustamente definito, a furor di popolo, l’erede naturale dell’ex capitano dei Lupi. Lo ha dimostrato più volte, dentro e fuori dal campo. Con un’enorme differenza, però: senza voler mancare di rispetto alla sua memoria, avendolo conosciuto abbastanza bene, pensiamo così Marulla, anche se avesse potuto giocarsi la carta della Serie A, non avrebbe mai permesso al suo agente di dire quello che ha detto Giuffredi. Al massimo avrebbe parlato, a cuore aperto. Una questione di stile, umanità e rispetto verso una città innamorata del suo idolo che avrebbe capito e oggi capisce le ambizioni dell’attaccante campano.
Detto questo, salvo imprevisti, sembra ormai chiaro che, finiti gli applausi e sciolta sul nascere la favola a lieto fine, Tutino (che sui social non ha espresso alcuna reazione sul riscatto di ciò che può definirsi la sua seconda patria e sul disastro – concordato – combinato da Giuffredi) lascerà Cosenza, anche se, a questo punto, si può dire che ciò avverrà con meno eleganza tra le parti di quanto si sarebbe potuto supporre. Di certo, oltre allo squarcio, il “colpo” dell’agente ha generato un piccolo miracolo: far riunire Guarascio e tutta la tifoseria dall’altra parte della barricata.

Il direttore generale Ursino e il presidente Guarascio

In attesa di conoscere le prossime mosse della proprietà in merito alla vicenda a cui va però riconosciuto, per una volta, di aver agito con coraggio, arriviamo alla seconda nota lieta di questo caldo giugno rossoblù: Giuseppe Ursino di Roccella Jonica e Crotone, l’allenatore esperto e accorto che a questo punto della sua esistenza (75 anni portati con stile e grande lucidità), probabilmente immaginava di godersi la pensione senza il calcio moderno sul collo e, soprattutto, di Guarascio che, a quanto pare (questa è una notizia) aveva già intuito tre anni fa che nella sua Cosenza mancava disperatamente un direttore generale ma, di fronte ai ripetuti “no” del suo unico amore Ursino, aveva pensato bene di lasciare scoperta quella maledetta scatola. Al terzo disperato tentativo dell’imprenditore lametino, l’ex pitagorico ha ceduto. Lo ha fatto, però, alle sue condizioni: solo un anno di contratto (“sono vecchio, poi vedremo”), la rottura con l’ingombrante Roberto Gemmi, la scelta del giovane “rampante” direttore sportivo di fiducia e la possibilità di decidere tutto senza troppi problemi per realizzare il suo sogno nel cassetto (il Cosenza in Serie A per la prima volta nella storia). Perché Ursino non è certo qualcuno a cui dettare la linea. E poi c’è quella frase, che attira like e cuori, rivolta ai giornalisti: “Sarò sempre sincero con voi, sono un amico”. Purché nessuno di loro né chi scrive, d’ora in poi, chieda loro quale budget mettere sul mercato, perché “non è un problema vostro”. Che è proprio ciò di cui questa fragile, antipatica e sfuggente Cosenza ha bisogno da tempo, scarsa nella comunicazione e nelle idee di fondo: un amministratore delegato (che è anche direttore operativo) dalla forte personalità, bravo a rassicurare quando si tratta di mettersi le mani nei capelli e saggio nell’usare le parole giuste quando qualcosa o tutto appare poco chiaro. Insomma, qualcuno che, comunque andrà a finire questa ennesima ripartenza, difficilmente potrà essere rinviato a giudizio. Tutto ciò eviterà sicuramente un buon numero di tradizionali scemenze e errori di stile da parte di un club che, solo pochi giorni fa, per non dire in persona al suo vecchio direttore che non rientrava più nei suoi piani, ha preferito non rispondere il suo telefono.

Ursino, Guarascio e Delvecchio

Finale dedicato a William Avenue. Ciò che rammarica più di ogni altra cosa dell’ennesimo imprevedibile nuovo corso in Bruzio è l’addio dell’allenatore che aveva trovato nel Cosenza la sua dimensione ideale, comprendendo, come pochi altri, limiti, antropologia e potenzialità del luogo. Stupisce che l’allenatore di Vaprio d’Adda, che aveva ripreso e concluso con entusiasmo e voglia di ricominciare la sua seconda avventura cosentina, privato dell’amico Gemmi, abbia deciso di partire perché “non più motivato” e senza più Tutino. (sembra che Guarascio non gli avesse parlato del riscatto dell’attaccante), rinunciando al biennale che aveva chiesto e ottenuto. Ora, qualunque cosa si pensi al riguardo (c’è chi – tanti – maledirà Viali per il secondo tradimento in un anno, e chi – pochissimi – Guarascio per non aver dato continuità a un progetto tecnico che cominciava a dare i suoi frutti), non sarà facile per Ursino e Delvecchio trovare in giro un sostituto altrettanto efficace. Nonostante le buone intenzioni (“non prenderemo metà allenatori e giocatori”) discusso venerdì scorso in una conferenza stampa. Le premesse, però, restando con i piedi ben saldi a terra, appaiono questa volta decorose. La speranza, polemiche a parte, è che questa inaspettata rivoluzione a tutti i costi appena iniziata non produca confusione, illusioni eccessive e perdite lungo il percorso di pezzi di valore (come Marras, per citarne uno). ([email protected])

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