Giuseppe Mascia, nuovo sindaco di Sassari: «Amministrare “noi” è fondamentale»

Il sindaco di Sassari Giuseppe Mascia

Sassari. Ancora qualche ora di attesa e Giuseppe Mascia, eletto sindaco di Sassari lo scorso 8-9 giugno, sarà proclamato primo cittadino e, subito dopo il passaggio di consegne con il sindaco uscente Nanni Campus, potrà insediarsi nell’ufficio del primo piano del Palazzo Ducale. Mascia, 49 anni, filosofo e musicista, candidato della coalizione Campo Largo (Pd, M5s, AVS, Futuro Comune, Sassari Progressista e Solidale, Orizzonte Comune e la civica “Fare città”), ha vinto al primo turno con il 51,08 per cento (dati pubblicati sul sito del Comune di Sassari), raddoppiando il secondo, Nicola Lucchi Clemente (I Civici, ovvero la coalizione di governo uscente del Comune) si è fermato al 25,03 per cento. Molto lontani gli altri candidati: Gavino Mariotti (centrodestra) al 16,14%, Mariano Brianda (indipendente di centrosinistra) al 5,15% e Giuseppe Palopoli (indipendente) a 2,60. Si attende ora anche l’ufficializzazione della composizione del nuovo Consiglio comunale e la data di convocazione della prima seduta, nel corso della quale verrà presentato il Consiglio.

Nei giorni scorsi nella sede del Partito Democratico, in via Mazzini, abbiamo intervistato Giuseppe Mascia.

Signor Sindaco, lei è sindaco solo da pochi giorni. Ci è sembrato che durante la campagna elettorale lei abbia trattato gli altri candidati con rispetto. Questo è già un primo elemento da non sottovalutare.
«Credo che sia una delle prime categorie che chi si candida a un ruolo pubblico deve tenere presente, oltre ovviamente all’onestà, alla trasparenza e anche alla lealtà. Sono tutti valori che deve avere chi vuole fare cose per gli altri, perché l’impegno pubblico e politico è lavorare per gli altri, nel nostro caso per la nostra città. E devo dire che i cittadini hanno capito il nostro modo di voler fare politica, cambiando passo, volendo guardare avanti con tranquillità, accettando anche gli errori commessi in passato, ma con la consapevolezza di guardare avanti. Penso che questa sia la vera ricetta per poter correre. E il resto è lavoro, viene da sé. Insomma, con rispetto, senza arroganza”.

Sassari, si sente dire da tempo, non è più la città capofila di un intero territorio pur essendo capoluogo di provincia. Come recuperare questo ruolo senza sopraffare gli altri?
«Vedere il contrasto di per sé non è una cosa negativa. Vuol dire avere posizioni diverse, a volte anche obiettivi diversi, ma occorre individuare un obiettivo comune, il bene del nostro territorio, della nostra città. Se i contrasti sono semplicemente politici, nel senso di presa di posizione, allora vanno superati tra partiti ma soprattutto tra la città e le altre comunità. Se Sassari inizierà a dialogare nel modo corretto con le comunità circostanti, volendo e dovendo essere la loro guida, allora tutte risponderanno e lavoreranno con noi. Non lo fanno da anni e il senso di sfilacciamento che si percepisce in città si percepisce anche all’esterno in alcune zone. Ciò può essere visto anche se non si ottengono risposte ad alcune questioni dominanti come i trasporti o l’assistenza sanitaria. Insomma, è una questione di lavoro collettivo. E dove il lavoro collettivo viene tenuto in alto, viene considerato un valore, si ottengono cose e risultati.

Usare la parola noi è più importante della parola io.
«Sì, tendo a usare il pronome we, spero che non venga interpretato erroneamente come a maiestatis, ma lo faccio per significare che innanzitutto la proposta non è mia, ma quella di una comunità, di un gruppo di persone che lavorano e che vogliono allargare il cerchio affinché in esso siano inserite un numero maggiore di persone, politiche movimenti, associazioni. È il valore del gruppo, della comunità, che deve emergere”.

Ti riferisci al Campo Ampio?
«Campo largo, ma anche campo larghissimo, campo allargabile, si può dire in tanti modi, campo di chi vuole lavorare per il bene della città. Funziona e ha funzionato dal punto di vista politico. Ma dovrà funzionare anche in Consiglio comunale, perché mi aspetto che, per così dire, le minoranze si comportino come minoranza e non semplicemente come opposizione”.

Come comunicherete con la Regione? Nel consiglio del presidente Todde ci sono cinque consiglieri che provengono da questa zona. Sarà importante unirci per il bene comune.
«Il presidente Todde avrebbe naturalmente lavorato molto bene anche con un sindaco di altra appartenenza politica, ma è chiaro, e lo abbiamo detto in campagna elettorale, che gli assessori comunali sono una garanzia per poter dare risposte, perché bisogna averli immediatamente su determinate questioni. Avere una connessione, avere un filo diretto aiuta sicuramente. Come il governo Solinas è stato aiutato ad avere delle risposte dal governo nazionale”.

Tra poche ore ci sarà il passaggio di consegne con il predecessore Campus e stiamo già lavorando sul prossimo futuro non solo della città.
«Intendiamo portare a termine quanto già previsto in fase esecutiva. Per quale ragione? Perché non abbiamo alcuna intenzione di mettere nuovamente sottosopra la città. Sappiamo che alcune scelte dell’amministrazione uscente sono molto valide, su altre abbiamo un parere diverso. Vediamo cosa si può cambiare e, se ci sarà qualcosa da cambiare, far approvare e portare a termine ciò che già esiste, perché la città non può tollerare stravolgimenti e continui inizi. Non è tollerabile. Fatto questo, quindi, affronteremo temi importanti perché da questi progetti derivano lo sviluppo e l’azione nel centro storico. Mi riferisco al progetto San Donato, che ora deve entrare nella fase esecutiva, e all’azione che dovremo intraprendere su Predda Niedda, perché in campagna elettorale abbiamo detto che la questione va affrontata con serietà. Il piano urbanistico è uno strumento superiore, ma non può intervenire. Predda Niedda deve essere ricollegata in modo tale da attribuire le giuste funzioni alla stessa zona ma anche al centro di Sassari. Poi lavora per le periferie. Ci sono una serie di cose che si possono realizzare senza bloccare ciò che l’amministrazione comunale sta già facendo”.

La prima cosa che farai una volta proclamato sindaco?
«Ho promesso ad Alessandra Todde: andrò a Cagliari e parlerò con il presidente della Regione. Stabiliremo con voi un piano d’azione su una serie di cose come la sanità e la riorganizzazione del presidio sanitario, le politiche attive del lavoro, il piano straordinario di manutenzione e nuove case popolari, cose di cui la città di Sassari ha avuto bisogno da subito”.

Ultima domanda: sai che il 14 agosto ti aspettano 7-8 ore di Faradda? È preparato?
«Ti correggo subito: a volte anche nove! Se ricordate qualche mio intervento in questi anni in Consiglio Comunale… sul piano storico e antropologico sono preparato! (ride, ed). È un mondo complesso e vario, perfino complicato. Sì, ci stiamo preparando. Un sindaco che ci ha preceduto, molto amato dai sassaresi, mi ha detto: quando esci da quella porta il giorno dei Candelieri, lì inizia il suo mandato. Non è il mese prima, quando indossi la fascia per la prima volta… No. È a Faradda. È quello il momento in cui realizzi che sei diventato veramente sindaco di Sassari. Sono quindi preparato, sento davvero la festa e sicuramente mi entusiasmerò. E cercherò anche di migliorare alcune cose. Naturalmente farò sentire la nostra presenza in modo vivo agli incontri, non solo il 13 e 14 agosto. Sono trasmettitori, non semplici custodi come dicono alcuni, di qualcosa che ci riguarda e quindi meritano più di altri le nostre cure”.

Luca Foddai
Ico Ribichesu

 
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