«Non abbiate paura… di far entrare Cristo, ma nemmeno di farlo uscire» – .

“Non avere paura! Aprite, anzi spalancate, le porte a Cristo”. La voce di Giovanni Paolo II è risuonata in piazza Stradivari, dal palco dell’Happening 2024. E proprio l’invito lanciato nel 1978 dal Santo Padre –”non avere paura” – dà il titolo all’edizione della manifestazione che animerà il centro di Cremona fino alla sera di martedì 18 giugno.

Domenica sera il vescovo si è riunito per discutere l’argomento Antonio Napolioni E Tommaso Agasisti, professore all’Università degli Studi di Milano e membro dell’Associazione “La Mongolfiera” fondata a Bologna da alcune famiglie con figli disabili. Modera il giornalista Cristiano Guarneri. Sul palco, ad introdurre la serata, alcuni giovani che hanno cantato “La verità” di Brunori Sas. Una canzone significativa il cui testo recita: “Ma hai capito che non ha senso apparire intelligente agli occhi della gente/perché morire serve anche a rinascere/La verità è che l’idea di scomparire ti spaventa, l’idea che tutto ciò a cui ti aggrappi prima o poi dovrà finire.”

E sono stati loro, i ragazzi, a ideare le domande poste agli ospiti. «Tutti abbiamo sperimentato la paura di deludere, la paura di sbagliare, ma il punto è che non esiste condizione umana o età che possa proteggerci dalla paura. Eppure nel 1978 risuonava l’invito di Giovanni Paolo II a non avere paura”, ha detto Guarneri, ricordando anche le recenti dichiarazioni del cantante Ultimo, che ha descritto una generazione spaventata e disinteressata alla Chiesa e alla politica. Da qui le domande: ha ragione Ultimo quando dice che la realtà non ha senso? E se non ha ragione, cosa ci fa dire che vale la pena vivere? Chi o cosa speri?

Il primo a tentare una risposta è stato Agasisti. «Da ragazzo avevo paura che la domanda che avevo sull’essere felice venisse sempre delusa dalla realtà. Avevo paura perché mi sembrava che tutto ciò a cui mi aggrappavo prima o poi finisse. Poi ho conosciuto una compagnia cristiana di amici dove ho scoperto che c’era un percorso bellissimo: volevo vivere come loro, studiare con intensità come loro, fare festa come loro”. Quel gruppo di giovani era guidato da un medico, Enzo Piccinini (chirurgo di Comunione e Liberazione per il quale è in corso la causa di beatificazione) che ha detto ai giovani una sola cosa: «La risposta a tutte le nostre domande è lì, è un uomo e puoi incontrarlo, il suo nome è Gesù».

Nel 1998 Piccinini morì in un tragico incidente stradale. «In quel momento ho avuto paura, paura che tutto finisse – ha ricordato Agasisti –. Ma quello che avevo incontrato, quell’amicizia, superava la morte, e volevo perseguire questa promessa. In virtù di quella promessa puoi sperimentare tutto». Dopo l’università Tommaso si sposa, arrivano i figli, il lavoro si fa intenso e bisogna prendere le prime grandi decisioni. «Abbiamo sempre cercato di vivere il matrimonio alla luce del cristianesimo“, lui spiega. Una delle sue scelte più difficili è stata quella di lasciare Bologna per andare a Milano. In Emilia Romagna hanno tanti amici, e tra questi un gruppo di famiglie con figli disabili che hanno fondato un’associazione, “La Mongolfiera”, per camminare insieme. «Erano felici, non vivevano quel posto come una stampella mentre a volte per noi era facile confondere una vita agiata con la felicità». Da lì – nonostante la distanza – sono nati rapporti che ancora oggi sostengono la vita di Agasisti e della sua famiglia. Tanto che quando a un certo punto «Ho perso un po’ l’orientamento concentrando tutto sulla mia carriera, con una libertà enorme di cui sono grato ancora oggi, gli amici venivano a casa nostra per ripetermi che la mia vita non poteva consistere in quello». E così il viaggio riprese.

Monsignor Napolioni ha raccontato molto anche di sé, della sua storia personale, nel rispondere ai giovani. “CChi di noi non ha a che fare con la paura e la speranza? La paura è una salvezza: non si può vivere senza paure, senza scrupoli. Ma quando è troppo ci paralizza. Non si tratta però di trovare punti di equilibrio, ma di mettere in relazione la paura con un’energia complementare: gioia, speranza, attrazione per la vita. Nella Bibbia – Ricordare – l’espressione “non aver paura” appare 365 volte. (…) E se penso ad Ultimo, beh, spero che lui e tutti i suoi coetanei vadano alla ricerca di questa realtà tremenda e affascinante! La vita è il nostro tesoro, la nostra grazia, la nostra missione».

Come un lampo ripercorse la sua adolescenza marchigiana trascorsa negli scout, quando a 16 anni tenne un campo con quattordici ragazzi più piccoli e un giovane prete «Quell’esperienza ci ha cambiato la vita, perché eravamo insieme per vivere e sperare, ma il motore trainante è sempre stata la ricerca. Del resto la parola “scout” significa ricercare, contemplare, stupirsi della realtà. Per me, quella ricerca ha portato a incontrare persone che mi hanno testimoniato una passione per la giustizia, un’intensità di preghiera, un amore per la famiglia e l’educazione… che mi hanno provocato». Ricorda di loro una gioia speciale, che nasceva dalla loro fede cristiana. Da qui la decisione insolita, per lui che proveniva da una famiglia benestante e anticlericale, di entrare in Seminario.

Erano gli anni Settanta, o meglio il 1978, l’anno in cui il Papa gridò al mondo di non avere paura. «Ricordo ancora un incontro con la comunità di Taizè, dove siamo stati invitati ad essere cercatori di Dio. Ed è il valore della ricerca che mi ha sempre accompagnato, anche quando sono arrivato a Cremona da vescovo». Non è un caso – ha spiegato – che sia stato scelto il motto episcopale”Servire il Signore con gioia”, cioè in continua ricerca. «Perché la vita è un dono da ricercare continuamente, ma anche la fatica e la croce possono essere amiche se si vive con Colui che dà senso a tutto»

Infine, dal vescovo, un invito rivolto a tutti i presenti in piazza. «Papa Francesco oggi ripete, e amplia, il grido di Giovanni Paolo II, quando ci dice che non dobbiamo avere paura di far entrare Cristo, ma nemmeno di lasciarlo uscire. La paura della terribile realtà non deve chiuderci. Ecco perché sono felice di essere qui stasera! Perché la misura di Cristo è la nostra umanità. Non dobbiamo avere paura della crisi perché la crisi ci costringe a scegliere da che parte stare, a riscoprire noi stessi. Chi ha più vita deve condividerla con gli altri», ha concluso invitando tutti a non tenere per sé i propri doni e talenti. (www.diocesicremona.it)

 
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