Da Fregene a Fiumicino, Casa Carmen raddoppia e conquista il litorale romano – Virtù quotidiane – .

Ristoranti e insegne 17 giugno 2024 18:38

FIUMICINO – Quando Casa Carmen ha aperto i battenti a Fregene (Roma), sul Lungomare di Ponente nel maggio 2020, è stato un successo immediato. Grazie al format fresco e divertente, dall’atmosfera vacanziera, e alla fine delle restrizioni dopo il primo lockdown, il locale è diventato presto un punto di riferimento del litorale romano, continuando a conquistare il pubblico negli anni a venire. Un risultato che ha spinto i due soci ed imprenditori (e coppia nella vita) Annalisa Polo E Roberto Tomasini di aprire un secondo ristorante, inaugurato lo scorso 24 aprile, sempre sulla costa, ma questa volta a Fiumicino (Roma).

Il nuovo indirizzo ha aperto sul Lungomare della Salute e, a differenza di quello di Fregene, è vista mare.

“Quando abbiamo visto questo posto vacante, abbiamo subito sentito il desiderio di aprire una seconda sede: è un ambiente bellissimo, perfetto – dicono in una nota i soci -, ancora più raffinato”.

Mantiene lo stesso spirito vacanziero, con influenze latine anche nel menu: “In ogni ristorante mettiamo qualcosa dei nostri viaggi, delle nostre esperienze, tra Spagna e Messico”.

Casa Carmen a Fiumicino è aperta a pranzo e cena, oltre che per l’aperitivo, dispone di circa 80 posti al coperto e 70 all’aperto, e come a Fregene c’è il barbecue in sala. L’ambiente gioca con i colori chiari, soprattutto il bianco, con l’aggiunta di dettagli unici, come la grande bottiglia realizzata a mano.

A Fiumicino l’offerta si allarga, non solo pesce, ma anche carne e verdure. La squadra è guidata dall’executive chef Antonio Rossetti (nel quadro), classe ’84, che gestisce anche il ristorante Fregene. Di origini salentine, ha seguito per lungo tempo un percorso diverso, ma la passione per la cucina tramandatagli dalla famiglia si è fatta sentire: tante le esperienze iniziate in ristoranti e alberghi della capitale per gettare solide basi della cucina tradizionale romana. Un primo passo che, unito a tanti viaggi e alla voglia di sperimentare, dà vita ad una proposta ricca di contaminazioni che trova a Casa Carmen la sua perfetta realizzazione.

Il pasto a Casa Carmen inizia con pesce, carne e tapas vegetariane. Dalla selezione di frutti di mare al ceviche con granita Leche de Tigre, e poi crocchette di prosciutto, carpaccio di Picanha flambé e Padron pepe (friggitelli fritti e sale Maldon), rigorosamente da condividere tra i commensali. La cucina italiana si fa spazio con gli spaghetti alle vongole, il soffritto di cozze e una divertente rivisitazione dei culurgiones sardi, qui proposti con cozze, pecorino e menta.

Il piatto più rappresentativo di Casa Carmen è però la paella, in cinque varianti: paella di pesce, paella di carne (che oltre a pollo e coniglio, si può gustare anche con polpette di manzo e coda alla vaccinara), mista, vegetariana (con peperoni, zucchine , funghi e salsa brava) e infine la versione al nero di seppia, con salsa aioli e gamberi rossi crudi.

Il menu cambia spesso, “ci piace cambiare” spiega lo chef “ogni settimana ci sono sempre tante novità”, ma le proposte alla griglia non mancano mai. Da non perdere il polpo alla brace con hummus di ceci e aioli e il nastro galiziano (fette diaframma di manzo spagnolo alla brace).

Una cucina che si basa anche sul principio dello spreco zero, lavorando solo con verdure di stagione. Importante è anche il lavoro di panificazione: il pane e la focaccia serviti sono fatti in casa, “ogni giorno facciamo un tipo di pane diverso con condimenti diversi”, racconta lo chef. Lo stesso vale per i dolci, anch’essi rivisitati. Da provare la cheesecake, che a Casa Carmen viene servita tra due cialde croccanti e sottili, oppure il tiramisù di cui rimane solo la crema al mascarpone, il cacao diventa un crumble e il caffè una crema.

Dell’accoglienza si occuperà Jonathan Rossi, un bravissimo padrone di casa che ha curato anche la carta dei vini, sia a Fregene che a Fiumicino. Una lista importante con prevalenza di bianchi e bollicine, ma non mancano rosati e rossi: etichette italiane, da nord a sud, ma anche Francia e ovviamente Spagna, fino al Brasile. C’è anche una selezione di sangria.

Un ruolo centrale è occupato dalla mixology, affidata al barman Simone Mentrasti che ha pensato ad una drink list che racconti la simbiosi con il mare e gli scarti della cucina, mostrando coerenza con la filosofia dello chef e dei suoi piatti. Tai Rija, ad esempio, ha come base un dolce di origine spagnola con pan di spagna e cannella, scelto per ricreare un’orzata fatta in casa e sviluppare una rivisitazione del classico Mai Tai. Oppure i Casatini, rivisitazione della Vodka Martini, dove vengono utilizzati una vodka alla salicornia e un Vermut Dry aromatizzato alle foglie di capperi (raccolti dallo staff sugli scogli della spiaggia di Ostia), che donano salinità, mineralità e carattere. Cocktail divertenti e sostenibili che non si discostano troppo dai gusti classici, offrendo allo stesso tempo nuovi sapori.


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