“Noi, senza giubbotti di salvataggio e nessuno si è fermato” – .

ROMA. Hanno ustioni sul viso e sul corpo. Alcuni fanno fatica a camminare o addirittura a tenere gli occhi aperti. Sono undici i sopravvissuti al terribile naufragio di un veliero partito dalla Turchia e affondato ieri, dopo un’esplosione, al largo delle coste calabresi. I sopravvissuti, assistiti a Roccella Jonica, hanno raccontato sottovoce l’orrore vissuto in mare. Secondo le testimonianze risultano scomparse almeno 66 persone, tra cui 26 bambini, tra cui neonati. Tra le persone soccorse, la più giovane è una ragazzina curda di appena dodici anni. Gli uomini della Guardia Costiera l’hanno portata a terra in braccio, mentre lei si guardava intorno con occhi spaventati cercando la sua famiglia.

La strage infinita dei bambini migranti

grazia longo

17 giugno 2024


Migranti, barca a vela si ribalta al largo della Calabria: intervento della guardia costiera

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Ora è ricoverata nel reparto pediatrico dell’ospedale di Locri, insieme ad altri 5 sopravvissuti. Quello che ancora non sa è che tra le vittime del mare ci sono anche i suoi genitori, inghiottiti dalle onde, in quella che è già una delle peggiori stragi del 2024. Per la piccola sopravvissuta è stato attivato il supporto psicologico. «È molto disidratata e stanca. Sta cercando sua madre e suo padre, ma aspetta il momento giusto per comunicarle la terribile notizia. L’unico piccolo aspetto positivo è che non è sola, tra i sopravvissuti ci sono anche la zia e la cugina», spiega Concetta Gioffrè della Croce Rossa. Gli altri migranti, provenienti soprattutto da Siria, Iran e Pakistan, sono ricoverati negli ospedali di Polistena e Soverato. Un uomo è stato trasportato d’urgenza a Reggio Calabria per complicazioni toraciche.



Il luogo del salvataggio

Secondo le prime ricostruzioni, la causa del naufragio è stata l’esplosione del motore, che ha affondato l’imbarcazione, partita circa otto giorni fa dalle coste della Turchia, lungo la stessa rotta della strage di Cutro. Il primo soccorso è stato prestato da una nave mercantile francese, che ha varato anche il “may-day”. Le autorità italiane sono riuscite a mettere in salvo dodici persone, ma una donna è morta subito dopo lo sbarco a Roccella Jonica. A dare sostegno agli undici sopravvissuti sono presenti anche gli operatori di Medici Senza Frontiere. «È stato straziante, il dolore era palpabile. Vedere un parente o un amico annegare è sempre orribile, le persone sono tutte traumatizzate”, racconta Shakilla Mohammadi, mediatrice interculturale di MSF, una delle prime a incontrare i migranti. «Ho parlato con un ragazzo che ha perso la fidanzata – aggiunge -. Ci hanno detto che viaggiavano senza giubbotti di salvataggio e che alcune barche non si erano fermate per aiutarli”.

Al largo delle coste calabresi le ricerche continuano anche se ci sono poche possibilità di trovare qualcuno ancora vivo. Sei corpi sono stati recuperati ieri sera. Nessuna speranza anche per l’altra tragedia avvenuta ieri nel Canale di Sicilia. La ONG tedesca Resqship è intervenuta per salvare un’imbarcazione di legno partita da Zuara con a bordo circa 60 persone, provenienti soprattutto dal Bangladesh. Ma durante le operazioni di soccorso i soccorritori hanno fatto una scoperta agghiacciante. Sottocoperta c’erano i corpi di dieci persone morte. «Sono tutti giovani, erano stipati insieme. Ipotizziamo che abbiano perso conoscenza per mancanza d’aria e poi siano annegati a causa della miscela di acqua e benzina che era ovunque – racconta Riccardo Mori, membro di Resqship -. Due ragazzi erano ancora vivi e in gravi condizioni, per salvarli abbiamo dovuto fare a pezzi una parte della barca e tirarli fuori”.

I 51 migranti sopravvissuti sono stati poi presi a bordo dalla Guardia costiera, mentre la ONG rimorchiava l’imbarcazione con i corpi verso Lampedusa. «Non sappiamo nemmeno se riusciranno a tirarli fuori, per farlo bisognerà distruggere la barca con il rischio di toccare i corpi già quasi irriconoscibili – aggiunge Mori -. Quest’ultima tragedia ci lascia senza parole, non è possibile che le persone continuino a morire così in mare”. Secondo le organizzazioni internazionali (Unhcr, Oim e Unicef) gli ultimi due naufragi di ieri portano a 800 il numero delle vittime in mare dall’inizio dell’anno. Quasi 5 al giorno. «Un fallimento collettivo – scrivono in una nota congiunta – segno tangibile dell’incapacità degli Stati di tutelare i più vulnerabili. A due giorni dalla Giornata mondiale del rifugiato, queste nuove tragedie sono inaccettabili”.

 
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