il rettore si rifiuta di affrontare l’Intifada studentesca e cerca di indebolire il movimento – .

A Pavia la lotta per la libertà del popolo palestinese non si ferma. Ieri, lunedì 17 giugno, dopo un mese di acampada, il pressione è stato portato direttamente in rettorato, dove si riuniva il Senato accademico.

Di fronte all’ennesimo rifiuto non solo di porre fine agli accordi con Israele e al riconoscimento del genocidio, ma anche di prendere in considerazione le istanze avanzate dagli studenti che chiedevano la convocazione di un Senato straordinario, oltre 50 studenti* si sono recati in sede del Rettorato, mentre nel cortile sottostante venne costituito un presidio altrettanto numeroso.
La volontà è quella di resistere ad oltranza, finché non sarà prevista la seduta del Senato straordinario.

A questo punto si è arrivati ​​dopo che per 4 settimane il rettore Svelto ha negato ogni forma di interlocuzione ufficiale con l’acampada, mantenendo una posizione politica rigida ma complice.
Rifiutare di riconoscere il massacro del popolo palestinese come genocidio e tutelare ogni forma di accordo di collaborazione con università e aziende coinvolte nella produzione di armamenti è, infatti, una precisa scelta di campo, nonostante le ripetute e vuote dichiarazioni di empatia nei confronti della popolazione. di Gaza e delle dichiarazioni, rimaste finora solo sulla carta, circa la possibile apertura di corridoi umanitari per studenti e accademici.

Da ieri si è aperta una nuova fase, inizialmente basata su minacce di espulsione dall’università e processi penali contro gli studenti della sede del Rettorato, da parte della governance e condotta in un momento di stallo oggi con lo smartworking dei lavoratori presenti nell’edificio .
In questo modo il rettore vorrebbe annullare pressioni e lotte, evitando, per l’ennesima volta, di prendere posizione concedendo al Senato accademico.
La convocazione del Senato su un tema Gaza richiederebbe infatti che baroni e governance esprimano una posizione chiara e pubblica. Nei corridoi correva voce che sarebbe stato imbarazzante esprimersi contro le mozioni studentesche e quindi sarebbe stato meglio non parlarne affatto e scegliere la via del Verrucoso.

In questa città che dipende per una parte considerevole delle sue entrate dalla presenza degli studenti universitari, ci chiediamo quanto valga davvero la loro voce. Contano solo quando si tratta di pagare le tasse scolastiche o hanno il diritto di esprimere un punto di vista critico e almeno di essere ascoltati?
Attualmente la sensibilità dei giovani è molto alta e le scelte Pilates di UniPV potrebbero portare molti studenti a scegliere di allenarsi altrove.

Non ci piace lo stallo, non ci piace l’attesa e vogliamo rimandare al mittente l’opzione forzata della lotta di logoramento, una scelta unilaterale del Rettore che è a tutti gli effetti il ​​nostro omologo in questa battaglia. Il rettore spera di nascondere la polvere sotto il tappeto, convinto che la mobilitazione prima o poi si sgonfierà.

Crediamo sia necessario rompere le righe e mischiare le carte, generare confusione scegliendo una strategia che possa, per l’ennesima volta questo mese, cogliere di sorpresa la controparte, costringendola a prendere una posizione chiara. Far capire che la voce degli studenti all’università e in città conta, ha peso e va considerata.
Rifiuta di interpretare ruoli in una partita a scacchi predeterminata dall’alto.

Vogliamo tutto – Pavia

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